martedì 30 dicembre 2014

La luna

C'è tanta solitudine in quell'oro.
La luna delle notti non è la luna
che il primo Abramo vide. I lunghi secoli
dell'umano vegliare l'han colmata
d'antico pianto. Guardala. È il tuo specchio.

-----

Hay tanta soledad en ese oro.
La luna de las noches no es la luna
que vio el primer Adán. Los largos siglos
de la vigilia humana la han colmado
de antiguo llanto. Mírala. Es tu espejo.


(Jorge Luis Borges)

I miei libri

I miei libri (che ignorano che esisto)
sono parte di me come il mio viso
Di tempie grigie e di grigi occhi
che vanamente cerco negli specchi
E che percorro con la mano concava.
Non senza qualche logica amarezza
Suppongo che le parole essenziali
che mi esprimono stanno in quelle pagine
che mi ignorano, non in ciò che ho scritto.
Meglio così. Le voci dei morti
mi diranno per sempre.

-----

Mis libros (que no saben que yo existo)
son tan parte de mí como este rostro
de sienes grises y de grises ojos
que vanamente busco en los cristales
y que recorro con la mano cóncava.
No sin alguna lógica amargura
pienso que las palabras esenciales
que me expresan están en esas hojas
que no saben quién soy, no en las que he escrito.
Mejor así. Las voces de los muertos
me dirán para siempre.


(Jorge Luis Borges)

mercoledì 24 dicembre 2014

Natale

Non ho voglia
di tuffarmi
in un gomitolo
di strade

Ho tanta
stanchezza
sulle spalle

Lasciatemi così
come una
cosa
posata
in un
angolo
e dimenticata

Qui
non si sente
altro
che il caldo buono

Sto
con le quattro
capriole
di fumo
del focolare


(Giuseppe Ungaretti)

The Great Comet of 1843


La maschera del cattivo

Dalla mia parete pende un lavoro giapponese, di legno,
maschera di un cattivo demone, laccata d'oro.
Con senso partecipe vedo
le vene gonfie della fronte mostrare
quanto sia faticoso esser cattivi.


(Bertolt Brecht)

lunedì 22 dicembre 2014

Io non ho paura

Io non ho paura delle tempeste perché sto imparando come governare la mia barca.


(Louisa May Alcott)

L'esperienza della marginalità

Occorre far tesoro dell’esperienza della marginalità e non dimenticare mai che se può essere brutto venir chiusi fuori da qualcosa, più brutto ancora può risultare l’esservi chiusi dentro. Quella si può risultare una vera prigione.


(Virginia Woolf)

giovedì 18 dicembre 2014

Più contemplo lo spettacolo del mondo

Più contemplo lo spettacolo del mondo e il flusso e riflusso della mutazione delle cose, più profondamente mi convinco della intrinseca finzione di tutto, del prestigio falso delle apparenze reali. E come sarà capitato a tutti coloro che riflettono, l'incedere multicolore dei costumi e delle mode, il complicato percorso del progresso e della civiltà, la confusione grandiosa degli imperi e delle culture mi sembrano un mito e una finzione sognati fra ombra e oblio. Non so se la migliore definizione di queste imprese inutili (inutili anche quando sono coronate di successo) sia da cercarsi nell'immobile ascesi del Budda, il quale nel capire la vacuità delle cose si alzò dalla sua estasi dicendo "ormai so tutto"; oppure nell'indifferenza estenuata dell'imperatore Severo: "omnia fui, nihil expedit". Sono stato tutto, niente vale la pena.


(Fernando Pessoa)

mercoledì 17 dicembre 2014

A Sofia

Tu sei bella, e poche son più belle
fra le ninfe dei mari e della terra;
son vesti che stan bene a chi le porta
queste tue membra soavi che,  muovendosi,
sempre cadono e cambiano e scintillano,
mentre la vita in esse danza.

I tuoi profondi occhi – un duplice Pianeta:
i più saggi, se li fissano, impazziscono
per il mite e chiaro fuoco, ventilato
dai pensieri di tenera allegrezza
che, come zefiri sull’onda, fanno
della tua dolce anima il loro guanciale.

Se ogni viso che dipingi nel riflesso
dei tuoi occhi impallidisce dal piacere,
se l’anima che langue viene meno quando ascolta
il ritmo indomito della tua arpa,
non ti meravigliar se, quando parli,
di tutti i cuori deboli, il mio sia il più debole.

Come rugiada sotto il soffio del mattino,
come il mare quando i turbini lo destano,
come gli uccelli all’avviso del tuono,
come ogni cosa muta, ma nel profondo scossa,
come chi sente uno spirito invisibile,
così è il mio cuore quando il tuo è vicino.


(Percy Bysshe Shelley)

domenica 14 dicembre 2014

Chiudi il tuo occhio fisico

Chiudi il tuo occhio fisico, così che tu possa vedere il quadro con l'occhio dello spirito. Poi porta alla luce del giorno ciò che hai visto nell'oscurità, così che possa reagire con gli altri, dall'esterno verso l'interno.


(Caspar David Friedrich)

Circe


La gratitudine

Si deve fare di tutto per essere più riconoscenti che sia possibile. La gratitudine è, del resto, un nostro bene, allo stesso titolo per cui la giustizia non è - come si crede - un bene di pertinenza altrui; la riconoscenza rifluisce per gran parte in se stessa: non c'è alcuno che, dimostrandosi utile ad altri, non abbia giovato anche a se stesso. E lo affermo non tanto perché chi è stato aiutato vorrà aiutare e chi è stato difeso vorrà difendere e il buon esempio ritorna al suo autore quasi seguendo un circolo (così come i cattivi esempi ricadono su chi li ha dati né alcuna commiserazione tocca a coloro che soffrono ingiustizie perché proprio essi, facendole, hanno mostrato che possono essere commesse), ma in quanto sostengo che tutte le virtù hanno un loro proprio valore intrinseco e appagante. Infatti non sono praticate con la prospettiva di un premio, perché la ricompensa di una buona azione consiste nell'averla compiuta. Sono grato non perché un altro, stimolato dall'esempio che lo ha preceduto, mi offra più volentieri i suoi favori, ma per assolvere un  dovere straordinariamente piacevole e bello; sono grato non perché mi fa comodo, ma perché mi piace.


(Seneca; "Lettere a Lucilio")

Vivere contro l’evidenza

Il semplice fatto di vivere è una cosa straordinaria, appunto, quando si è visto le cose così come esse sono; poiché questa vita, che è totalmente svalutata, diciamo nell'opera teorica, appare straordinaria sul piano pratico. Vivere contro l’evidenza: ogni momento diventa una sorta d’eroismo.


(Emil Cioran)

sabato 13 dicembre 2014

Una parola

Ho una grande malinconia, un grande amore, una parola, non so quale, da dire.


(Sibilla Aleramo, Lettera a Dino Campana)

venerdì 12 dicembre 2014

Oggi

Oggi tutto mi conduce al suo contrario:
l’odore della rosa mi sotterra nelle sue radici,
il risveglio mi scaraventa in un sogno differente,
esisto, quindi muoio.

Tutto accade adesso secondo un ordine rigoroso:
gli scorpioni mangiano dalle mie mani,
le colombe mi mordono le viscere,
i venti più gelidi mi accendono le guance.

Oggi è così la mia vita.
Mi alimento della fame.
Odio chi amo.

Quando mi addormento, un sole appena nato
mi macchia, da dentro, le palpebre di giallo.

Sotto la sua luce, per mano,
io e te arretriamo, andando indietro nei giorni
fino a quando non riusciamo a perderci nel niente.

-----

Hoy todo me conduce a su contrario:
el olor de la rosa me entierra en sus raíces,
el despertar me arroja a un sueño diferente,
existo, luego muero.

Todo sucede ahora en un orden estricto:
los alacranes comen en mis manos,
las palomas me muerden las entrañas,
los vientos más helados me encienden las mejillas.

Hoy es así mi vida.
Me alimento del hambre.
Odio a quien amo.

Cuando me duermo, un sol recién nacido
me mancha de amarillo los párpados por dentro.

Bajo la luz, cogidos de la mano,
tú y yo retrocedemos desandando los días
hasta que al fin logramos perdernos en la nada.


(Angel Gonzales)

Il nemico

Fu la mia giovinezza una tempesta oscura
traversata qua e là da soli luminosi.
Tuono e pioggia talmente hanno fatto disastri
che restano nel giardino pochi frutti vermigli.

Ecco già ho toccato l’autunno delle idee
e occorrerà usare pala e rastrello
per rimettere in ordine le terre inondate
dove l’acqua ha scavato buche come tombe.

E forse i nuovi fiori da me ancora sognati
troveranno nel suolo lavato come un greto
il mistico alimento che dia loro vigore?

– O dolore! o dolore! rode il Tempo la vita
e l’oscuro Nemico che ci rosicchia il cuore,
col sangue che perdiamo cresce e si fortifica!

-----

Ma jeunesse ne fut qu’un ténébreux orage,
Traversé çà et là par de brillants soleils;
Le tonnerre et la pluie ont fait un tel ravage,
Qu’il reste en mon jardin bien peu de fruits vermeils.

Voilà que j’ai touché l’automne des idées,
Et qu’il faut employer la pelle et les râteaux
Pour rassembler à neuf les terres inondées,
Où l’eau creuse des trous grands comme des tombeaux.

Et qui sait si les fleurs nouvelles que je rêve
Trouveront dans ce sol lavé comme une grève
Le mystique aliment qui ferait leur vigueur?

– O douleur ! ô douleur! Le Temps mange la vie,
Et l’obscur Ennemi qui nous ronge le coeur
Du sang que nous perdons croît et se fortifie!


(Charles Baudelaire)

martedì 9 dicembre 2014

In un altro meridiano

Non raggiungo il tempo del tuo corpo,
sono nato lontano, in un paese che è aria, nuvola, notte,
anche se mi ascolti da vicino.
Sono nato fuori dal tempo del tuo sorriso, dei tuoi occhi,
in un altro meridiano.
Ci amiamo da mare a mare,
da un astro a un altro,
non importa che oggi tu mi senta accanto a te.

Sebbene ti risvegli nuda qui con me,
il tuo tempo va avanti,
il tempo delle tue mani, del tuo volto;
sono accanto alla tua ombra e non ti afferro.

Sono lontane da me le ore del tuo amore,
sotto una luce di neve,
in qualche città che non conosco.
Le nostre vite si raggiungono, si confondono,
si scambiano singhiozzi, baci, sogni,
ma siamo lontani mille miglia l'uno dall'altro,
forse in secoli diversi,
su due pianeti che si cercano
stanchi di non trovarsi.

-----

No alcanzo el tiempo de tu cuerpo,
nací lejos, en un país que es aire, nube, noche,
aunque me oigas tan cerca.
Nací a destiempo de tu risa, de tus ojos,
en otro meridiano.
Nos amamos de mar a mar,
de un astro a otro
no importa que hoy me sientas a tu lado.

Aunque despiertes desnuda aquí conmigo,
tu tiempo va delante,
el tiempo de tus manos, de tu rostro;
estoy junto a tu sombra y no te alcanzo.

Las horas de tu amor me quedan lejos,
bajo una luz de nieve,
en alguna ciudad que desconozco.
Nuestras vidas se alcanzan, se confunden,
intercambian sollozos, besos, sueños,
pero andamos a leguas uno de otro,
tal vez en siglos diferentes,
en dos planetas errantes que se buscan
cansados de no verse.


(Eugenio Montejo)

Madeleine undressing


lunedì 8 dicembre 2014

Vento d'autunno

vento d'autunno:
sono diretto
a quale inferno?

-----

aki no kaze
ware wa mairu wa
dono jigoku


(Kobayashi Issa)

domenica 7 dicembre 2014

Io persistente

Chiudo gli occhi: scompare il mondo.
Dentro il nero del mio corpo
resiste ancora il mio oscuro, immobile io.
Meditabondo, muto, impenetrabile.
Il suo silenzio spaventa: è un rimprovero.

Apro gli occhi: riappare il mondo,
luminoso, differente.
Ma il mio io persiste, non demorde.
È lui a guardarlo,
è lui a proiettare
l’ostinato mutismo,
la fredda distanza
che il mondo, implacabile, mi restituisce.

-----

Cierro los ojos: desaparece el mundo.
En el interior negro de mi cuerpo
sigue mi yo sombrío sin cambiar postura.
Ensimismado, mudo, impenetrable.
Asusta su silencio: es un reproche.

Abro los ojos: el mundo reaparece
luminoso, diverso.
Pero mi yo persiste, no abandona.
Él es el que lo mira,
él es el que proyecta
el mutismo obstinado,
la frialdad distante
que el mundo me devuelve implacable, severo.


(Angel Gonzales)

Offerta

Perché mi lasciasti
bruciata da carezze
in un letto senza domani
nuda di emozioni
vestita della tua assenza

ti offro il mio silenzio
pugno di vento
che sibila il tuo nome.


(Lucía Rivadeneyra)

venerdì 5 dicembre 2014

Altre possibilità

...io avevo guardato "oltre la mia siepe", mi ci ero aggrappato in alto, poi sono ricaduto all'indietro con le mani straziate. Certo esistono anche altre possibilità comuni, il mondo è pieno di possibilità, ma io non le conosco ancora.


(Franz Kafka)

Luce, Fiori, Acque e io

Non c’è traccia di nuvole,
non c’è alcun segno di brezza
per farle entrare.

Mi siedo accanto al laghetto:
il pesce rosso, i raggi di luce danzanti, i fiori e l’ acqua:

è perfetto l’Albero della Vita.

Mia madre raccoglie menta
lungo il recinto del prato

Un po' di pane, qualche fogliolina di menta, un pezzo di formaggio
e un cielo terso, sopra il mucchio di umidi oleandri:
la salvezza non è così lontana!

Si nasconde tra i fiori
nel cortile.

Le luci  accarezzano l’acqua limpida nel mio calice
E  sembra opera delle stelle il loro invitare il sole
su questa terra.

Penso a me stesso:
ogni cosa  cerca di nascondere se stessa,
dietro lo scudo di una delicata conchiglia

E poi vedo:
il varco del tempo ha ampiezza abbastanza tra le lacrime,
per indicare la mia faccia all’altro mondo.

È vero, ci sono cose che non conosco,
e altre che conosco.

Lo so,
posso volare fino alla cima di quella collina:
sono tutto di piume e ali.

Posso dare un’occhiata alla scena che sta fuori
nel buio della notte e vedere: io sono pieno di torce.

Sono pieno di luce e di sabbia,
pieno di fiori e piante,
pieno di sentieri,  di ponti, pieno di fiumi e  onde.

Mi sono riempito del peso imponderabile di una foglia che scivola
sulla faccia di questo stagno.

Ma
lo so
come solo
come nudo mi sento dentro.


(Sohrab Sepehri)

mercoledì 3 dicembre 2014

Voci

Mi servo di mille voci ma poche sono mie,
appartengono a esseri che non conosco,

le ho forse ereditate già da secoli
  e giacciono nascoste in fondo al sangue.
Hanno suoni silvani di venti e pascoli,
fischi di uccelli, acque nel denso fogliame,
rumori di frutti che cadono, tuoni erranti,
pioggia sui tetti e galoppi lontani di cavalli.
Viaggiano con me, ma poche sono mie,
o almeno di chi sono in questo istante,
forse di un uomo che sono stato e non ricordo
o di un altro che dovrò essere domani...
Mi servo dei loro toni proteiformi, dei loro echi,
che nel contempo dicono e contraddicono,
senza che io sappia mai come arrivano, e da dove,
né perché mi accompagna il loro coro solitario.


(Eugenio Montejo)

Emerald Dreams



lunedì 1 dicembre 2014

Ti sei stancata di portare il mio peso

Ti sei stancata di portare il mio peso
ti sei stancata delle mie mani
dei miei occhi della mia ombra
le mie parole erano incendi
le mie parole eran pozzi profondi
verrà un giorno un giorno improvvisamente
sentirai dentro di te
le orme dei miei passi
che si allontanano
e quel peso sarà il più grave.


(Nazim Hikmet)

Tropico assoluto

Palmeti azzurri e bianchi,
splendente sole marino sulla costa,
vento iodato, corpi nudi, mareggio...
Sto contemplando questa terra come se la vedessi per la prima volta
o stessi per lasciarla.

  Ad essa mi afferro, celebro l'antico desiderio
in ogni roccia, in ogni piccolo ciottolo.
È lo stesso paesaggio che modula le voci 
tante volte sentite in città e villaggi,
lo stesso sole che bruciava
nelle assorte retine dei miei genitori.
Non so più se questa terra la vedo da un altro mondo
e ora vago assente
attraverso i tratti del sogno.
Questa luce ha in sé la vita e la morte
in un fascio di fluttuanti colori 
che il mio silenzio mi disegna in parole.
In questa luce la falsa perla del truffatore
la donna nera col turbante che si fa il segno della croce,
gli stracci del bimbo venditore ambulante,
l'alcatraz, la cicala, la calura delle maremme,
mi appaiono in un ampio arcobaleno
dove la magia del tropico assoluto
cresce in un urlo nel profondo del mio sangue.

-----

Palmares azules y blancos,
nítido sol marino a la orilla de la costa,
viento yodado, cuerpos desnudos, oleajes...
Estoy contemplando esta tierra como si la viese por primera vez
o fuese a dejarla.

Me aferro a ella, celebro su antiguo deseo
en cada roca, en cada pequeño guijarro.
El mismo paisaje modulando las voces
tantas veces oídas en ciudades y aldeas,
el mismo sol que ardía
en las absortas retinas de mis padres.
Ya no sé si la veo desde otro mundo
y vago ausente ahora
a través de los aires soñando.
Esta luz me compendia la vida y la muerte
en un haz de flotantes colores
que mi silencio me dibuja en palabras.
En esta luz la falsa perla del truhán,
la negra de turbante que se santigua,
los harapos del niño buhonero,
el alcatraz, la cigarra, el bochorno de las marismas,
se me despliegan en un vasto arco iris
donde la magia del trópico absoluto
crece en un grito al fondo de mi sangre.


(Eugenio Montejo)

sabato 29 novembre 2014

Giura

Ogni tanto giura di cominciare una vita migliore.
Ma come viene la notte con i suoi consigli
con i suoi mezzucci e con le sue malíe,
ma come viene d'impeto la notte, allora
al corpo che esige e reclama, a quella
stessa fatale gioia egli, smarrito, fa ritorno.


(Konstantinos Kavafis)

giovedì 27 novembre 2014

Le era entrato nel cuore

Le era entrato nel cuore.
Passando dalla strada degli occhi e delle orecchie
le era entrato nel cuore.
E lì cosa faceva?
Stava.
Abitava il suo cuore come una casa.


(Vivian Lamarque)

Vivere

Chi non ha mai voluto morire
non sa che cosa è vivere
non sa che vivere è aprire una finestra
da dove usciranno stormi di uccelli
e ippocampi fosforescenti
meduse translucide
raggiate
stelle di mare… Ah,
vivere è uscire all’improvviso
dal fondo del mare
e volare…
e volare…
sempre più in alto
come dopo esser morti!

-----

Quem nunca quis morrer
Não sabe o que é viver
Não sabe que viver é abrir uma janela
E pássaros pássaros sairão por ela
E hipocampos fosforescentes
Medusas translúcidas
Radiadas
Estrelas-do-mar… Ah,
Viver é sair de repente
Do fundo do mar
E voar…
e voar…
cada vez para mais alto
Como depois de se morrer!


(Mário Quintana)

mercoledì 26 novembre 2014

Ciò m'infuse in qualche modo un po' di coraggio

Nonostante tutto lo scrivere è un bene, ora sono più calmo che due ore fa con la Sua lettera, là fuori sulla sedia a sdraio. Stavo coricato e a un passo da me un insetto era caduto sul dorso, ed era disperato di non potersi rizzare; volentieri l'avrei aiutato, era facile aiutarlo, si poteva recargli aiuto con un passo e con una piccola spinta, ma lo dimenticai per via della Sua lettera, non potevo neanche alzarmi, soltanto una lucertola richiamò la mia attenzione sulla vita intorno a me, il suo cammino la portò sopra l'insetto ormai immobile, non era stato dunque, pensai, un infortunio, ma un'agonia, il raro spettacolo della morte naturale di una bestia: ma scivolandogli addosso, la lucertola lo raddrizzò, sicché stette ancora un istante fermo come morto, e poi s'arrampicò di corsa su per il muro della casa, come niente fosse. Ciò m'infuse in qualche modo un po' di coraggio, mi alzai, bevetti il latte e scrissi a Lei...


(Franz Kafka; "Lettere a Milena")

martedì 25 novembre 2014

Le rane

Non più teorie: mi unisco al coro delle rane.
Voglio sentirle gracidare stanotte, circondandomi.
Nel loro alfabeto percepisco una sola vocale
e il gorgoglio dello stagno.

Il piano che ci hanno dato suona le medesime note
fin troppo ripetute. Basta. 
Forse è un angelo quell'ombra
che s'innalza all'entrata della mia caverna.
Non mi risulta.
Le tenebre di Dio mai lasciano vedere qualcosa chiaramente.
Il tempo può girare intorno,
dipende dalla pioggia, dal vento tra gli alberi.
Non più teorie: abbiamo già ascoltato lo spettro,
zittiamo il Principe Amleto.
Per oggi mi bastano le voci delle rane,
voglio sentirle gracidare stanotte più vicine
lasciando che riempiano i miei sensi
con il loro taoismo solitario
fino a cancellare i misteri del mondo.
Con i loro cori mi abbandono all'estrema grazia.


-----


No más teorías: me sumo al coro de las ranas.
Quiero oírlas croar esta noche, rodeándome.
En su alfabeto percibo una sola vocal
y las burbujas del pantano.
El piano que nos dieron marca las mismas notas
ya demasiado repetidas. Basta.
Tal vez sea un ángel esa sombra
que se eleva a la puerta de mi caverna.
No me consta.
La oscuridad de Dios nunca deja ver nada claro.
El tiempo puede girar en redondo,
depende de la lluvia, del viento entre los árboles.
No más teorías: ya oímos al espectro,
acallemos al Príncipe Hamlet.
Por hoy me bastan las voces de las ranas,
quiero oírlas croar esta noche más cerca
dejando que me llenen los sentidos
con su taoísmo solitario
hasta que se borren los enigmas del mundo.
En sus coros me entrego a la máxima gracia.

(Eugenio Montejo)

Chi guarda fisso verso le stelle

Gli ostacoli non mi fermano. Ogni ostacolo si sottomette alla rigida determinazione. Chi guarda fisso verso le stelle non cambia idea.


(Leonardo da Vinci)

Solitude of the Soul


venerdì 21 novembre 2014

È stato qui Paul Adler

È stato qui Paul Adler. Lo conosci? Cessassero almeno queste visite, tutti gli uomini sono così perennemente vivi, realmente immortali, non nel senso della vera immortalità, ma forse giù nelle profondità della loro vita momentanea. Ho tanta paura di loro. Vorrei leggergli negli occhi ogni desiderio, baciargli i piedi dalla paura e dalla gratitudine, se volesse andar via senza invitarmi a ricambiare la visita. Da solo vivo ancora, ma, quando arriva una visita, questa mi uccide in certo qual modo, per poi potermi far rivivere con la sua forza, ma non possiede tanta forza. Lunedì devo andare da lui e già ne ho la testa confusa.


(Franz Kafka - Settembre 1920)

lunedì 17 novembre 2014

Sola

Diversa da ogni altra,
insostituibile, sola
e di me stessa signora.


(Sibilla Aleramo)

Ascoltavo la pioggia

Ascoltavo la pioggia
domandare al silenzio
quale fragile ardore
sillabava e moriva.

L'infinito tendeva
ori e stralci di rosso
profumando le pietre
di strade lontane.

Mi abitavano i sogni
odorosi di muschio
quando il fiume impetuoso
scompigliava l'oceano.

...Ascoltavo la pioggia...
domandare al silenzio
quanti nastri di strade
annodavano il cuore.

...E la pioggia piangeva...
asciugandosi al vento
sopra tetti spioventi
di desolati paesi.


(Alda Merini)

Intendo senza arrivare alla coscienza

Intendo senza arrivare alla coscienza, come un cieco al quale si parli di colori. A volte, passando per le strade, colgo brani di conversazioni intime, e si tratta quasi sempre di conversazioni sull'altra donna, sull'altro uomo, sul ragazzo di una o sull'amante dell'altro, (...). Per il solo fatto di sentire queste ombre di discorso umano, che poi in fondo è tutto ciò di cui si occupa la maggioranza delle vite coscienti, porto dentro di me un tedio disgustato, l'angoscia di un esilio fra ragni e l'immediata consapevolezza della mia umiliazione fra gente reale; la condanna, nei confronti del proprietario e del luogo, di essere simile agli altri inquilini dell'agglomerato; di stare a spiare con disgusto, fra le sbarre del retrobottega, l'immondizia altrui che si ammucchia sotto la pioggia in quel cortile interno che è la mia vita.


(Fernando Pessoa; "Il libro dell'inquietudine")

Benché tu non lo sappia

Come la luce di un sogno,
che non appare nel mondo ma esiste,
così ho vissuto io,
illuminando
quella parte di te che non conosci,
la vita che hai passato ai miei pensieri.

E benché tu non lo sappia, io ti ho visto
attraversare la porta senza dire no,
chiedermi un portacenere, curiosare tra i libri,
rispondere al desiderio delle mie labbra
con le tue labbra di whisky,
seguire i miei passi fino alla camera.
Abbiamo anche parlato
nel letto, senza fretta, molte sere,
questo letto d’amore che non conosci,
lo stesso che rimane
freddo quando parti.

Benché tu non lo sappia ti inventavo con me,
facemmo mille progetti, passeggiammo
per tutte le città che ti piacciono,
ricordammo canzoni, scegliemmo rinunce,
imparando entrambi a convivere
tra la realtà e il pensiero.

Spiata all’ombra del tuo orario
o nella notte di un bar con mia sorpresa.
Così ho vissuto io,
come la luce del sogno
che non ricordi quando ti svegli.

-----

Como la luz de un sueño,
que no raya en el mundo pero existe,
así he vivido yo
iluminado
esa parte de ti que no conoces,
la vida que has llevado junto a mis pensamientos.

Y aunque tú no lo sepas, yo te he visto
cruzar la puerta sin decir que no,
pedirme un cenicero, curiosear los libros,
responder al deseo de mis labios
con tus labios de whisky,
seguir mis pasos hasta el dormitorio.
También hemos hablado
en la cama, sin prisa, muchas tardes
esta cama de amor que no conoces,
la misma que se queda
fría cuanto te marchas.

Aunque tú no lo sepas te inventaba conmigo,
hicimos mil proyectos, paseamos
por todas las ciudades que te gustan,
recordamos canciones, elegimos renuncias,
aprendiendo los dos a convivir
entre la realidad y el pensamiento.

Espiada a la sombra de tu horario
o en la noche de un bar por mi sorpresa.
Así he vivido yo,
como la luz del sueño
que no recuerdas cuando te despiertas.


(Luis García Montero)

domenica 16 novembre 2014

Vorrei parlare con i fiori

Voglio starmene da solo. Vorrei andare nella foresta boema. Maggio, giugno, luglio, agosto, settembre, ottobre; devo vedere cose nuove e studiarle, voglio gustare acque scure, vedere alberi scricchiolanti, venti selvaggi, voglio osservare stupito marce recinzioni di giardini nel loro essere sempre vive, sentire giovani boschi di betulle e foglie vibranti, voglio vedere luce, sole, e alla sera godermi le umide valli verdazzurre  seguire il luccichio dei pesci dorati, veder crescere nuvole bianche, vorrei parlare con i fiori. Scrutare nell’intimo erbe e uomini rosati, saper dire di antiche chiese dignitose, piccole cupole, voglio correre via senza fermarmi su tondeggianti colline campestri attraverso vasti pianori, voglio baciare la terra e sentire il profumo di morbidi, caldi fiori di muschio; allora darei forma veramente bella ai campi colorati. Di primo mattino vorrei rivedere il sole che sorge e potrei osservare il respiro della terra, scintillante...


(Egon Schiele)

Ben pochi si impressionano per una maschera posticcia

Non c'è alcuno, né da vivo né da morto, cui la virtù non abbia dato la sua ricompensa, purché egli l'abbia seguita lealmente, non se ne sia agghindato e imbellettato, ma sia rimasto eguale a se stesso sia quando si presentava dopo essere stato annunciato sia quando si faceva vedere senza alcuna preparazione e all'improvviso. Simulare non serve a nulla: ben pochi si impressionano per una maschera posticcia; la verità resta identica a se stessa da qualunque lato tu la rigiri. Gli inganni non hanno consistenza. La menzogna è sottile sottile, anzi, se ben guardi, è trasparente.


(Seneca; "Lettere a Lucilio")

sabato 15 novembre 2014

Raccolta di conchiglie

raccolta di conchiglie:
sulla battigia nella foschia sparisce
una donna

-----

onna kara
saki e kazumu zo
shiohigata


(Kobayashi Issa)

Continuo a esistere quaggiù

Ho di nuovo smesso di fumare. La notte scorsa mi sono svegliato con un tale odio per il tabacco che, quando mi sono alzato, ho distrutto l'ultimo pacchetto di sigarette che avevo, il bocchino e tutto il piccolo arsenale della più grottesca intossicazione che esista. Inutile cercare di togliersi un'abitudine con la volontà; si smette solo quando si arriva al punto di saturazione, alla nausea e all'esasperazione. Si trionfa solo di ciò che si odia, dopo averlo amato.
...
Continuo a esistere quaggiù perché il mio orrore del mondo è insufficiente e non del tutto sincero.


(Emil Cioran)

martedì 11 novembre 2014

Un no più grande

Possiamo vivere come vivono gli altri e tuttavia nascondere un no più grande del mondo: è l'infinito della malinconia…

-----

Nous pouvons vivre comme les autres vivent et pourtant cacher un non plus grand que le monde : c'est l'infini de la melancolie...


(Emil Cioran)

Storia della notte

Lungo il tempo delle generazioni
Gli uomini eressero la notte.
Era al principio cecità e sonno
E spine che lacerano il piede nudo

E la paura dei lupi.
Mai sapremo chi forgiò la parola
Per l'intervallo d'ombra
Che divide i due crepuscoli;
Mai sapremo in che secolo fu cifra
Dello spazio stellato.
Altri generarono il mito.
La fecero madre delle parche tranquille
Che tessono il destino
E le sacrificavano pecore nere
E il gallo che ne annuncia la fine.
Dodici case le diedero i caldei;
Infiniti mondi, il portico.
Esametri latini la modellarono
E il terrore di Pascal.
Luis de Léon vide in essa la patria
Della sua anima trasalita.
Ora la sentiamo inesauribile
Come un antico vino
E nessuno può contemplarla senza vertigine
E il tempo l'ha affollata d'eternità.


E pensare che non esisterebbe
Senza questi tenui strumenti, gli occhi.

-----

A lo largo de sus generaciones
los hombres erigieron la noche.
En el principio era ceguera y sueño
y espinas que laceran el pie desnudo
y temor de los lobos.
Nunca sabremos quién forjó la palabra
para el intervalo de sombra
que divide los dos crepúsculos;
nunca sabremos en qué siglo fue cifra
del espacio de estrellas.
Otros engendraron el mito.
La hicieron madre de las Parcas tranquilas
que tejen el destino
y le sacrificaban ovejas negras
y el gallo que presagia su fin.
Doce casas le dieron los caldeos;
infinitos mundos, el Pórtico.
Hexámetros latinos la modelaron
y el terror de Pascal.
Luis de León vio en ella la patria
de su alma estremecida.
Ahora la sentimos inagotable
como un antiguo vino
y nadie puede contemplarla sin vértigo
y el tiempo la ha cargado de eternidad.

Y pensar que no existiría
sin esos tenues instrumentos, los ojos.


(Jorge Luis Borges)