- Merano, 13.VI.20
(...) Tu scrivi due specie di lettere, non intendo quelle a penna e quelle a matita, nonostante che anche la scrittura col lapis alluda a parecchie cose e faccia stare in ascolto, ma questa distinzione non è decisiva, l'ultima lettera con la pianta dell' appartamento è, per esempio, scritta col lapis, eppure mi rende felice; felice mi rendono infatti (...) le lettere pacifiche; ai piedi di queste lettere potrei sedere, felice oltre misura questa è pioggia sulla testa che arde. Ma quando, Milena, arrivano quelle altre lettere, e siano per loro natura più apportatrici di felicità che le prime (...), quelle lettere che incominciano con esclamazioni e quelle che terminano con non so quale spavento, allora, Milena, incomincio davvero a tremare come sotto la campana a martello, non posso leggere, e beninteso leggo lo stesso, come l'animale che muore di sete beve, e ho paura e paura, cerco un mobile sotto il quale possa nascondermi, prego tremando e fuori di me in un angolo perché tu, come sei entrata rombante in questa lettera, possa volare di nuovo dalla finestra, non posso tenere in camera un uragano in tali lettere tu devi avere la testa grandiosa della Medusa, così guizzano i serpenti del terrore intorno al tuo capo e, intorno al mio, ancora più selvaggi i serpenti dell'angoscia.
(Franz Kafka; "Lettere a Milena")
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