giovedì 30 agosto 2018

Cade

cade
nel buio del vecchio pozzo
una camelia
 
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furuido no
kuraki ni otsuru
tsubaki kana
 
 
(Yosa Buson)

Sotto la soglia della coscienza era tutto un fermento di vita

(…) sotto la soglia della coscienza era tutto un fermento di vita. Fin dal principio avevo concepito il mio confronto con l'inconscio come un esperimento scientifico, che ero io a dirigere, il cui esito interessava la mia vita. Oggi potrei dire, egualmente bene, che si trattava di un esperimento che facevo su me stesso. Una delle più grandi difficoltà stava nel dominare i miei sentimenti negativi: mi abbandonavo volontariamente a emozioni che in realtà non potevo approvare, e scrivevo fantasie che spesso mi sembravano senza senso, e suscitavano in me resistenze. Perché, finché non ne intendiamo il significato, tali fantasie sono un diabolico miscuglio di sublime e di ridicolo. Sottopormi a esse mi era penoso, ma era il destino a esigerlo. Solo con uno sforzo supremo alla fine riuscii ad evadere dal labirinto. Per poter cogliere le fantasie che mi sollecitavano dal "sottosuolo", dovevo, per così dire, sprofondarmi in esse: cosa che provocava in me non solo una violenta opposizione, ma una vera paura. Temevo di perdere il controllo di me stesso e di divenire preda dell'inconscio e, quale psichiatra, sapevo fin troppo bene che cosa ciò volesse dire. Comunque, dopo lunghe esitazioni, mi resi conto che non c'era altro modo di venirne a capo. Dovevo accettare la sorte, e dovevo tuttavia osare impadronirmi di quelle immagini, poiché altrimenti correvo il rischio che fossero esse a impadronirsi di me.
 
 
(Carl Gustav Jung; "Ricordi, sogni, riflessioni")

...un tempio nel quale chi entrava si sentiva trasformato

In qualche zona remota della coscienza sapevo sempre di avere due personalità: una era il figlio dei miei genitori, che frequentava la scuola ed era meno intelligente, attento, volenteroso, decente e pulito di molti altri ragazzi; l'altra era adulta - in realtà già vecchia - scettica, sospettosa, lontana dal mondo umano ma vicina alla natura, alla terra, al sole e alla luna, a tutte le creature viventi, e vicina soprattutto alla notte, ai sogni, a tutto ciò che "Dio" produceva in lei direttamente. Ho messo "Dio" tra virgolette, perché mi pareva che la natura, come me, fosse stata messa in disparte da Dio come una cosa non divina, anche se creata da Lui e Sua manifestazione. Nulla riusciva a convincermi che il "fatto a immagine di Dio" dovesse riferirsi solo all'uomo. In realtà credevo che gli alti monti, i fiumi, i laghi, gli alberi, i fiori e gli animali manifestassero l'essenza di Dio assai meglio degli uomini, con i loro ridicoli vestiti, le loro meschinità, la vanità, la menzogna, l'odioso egotismo: tutte caratteristiche che conoscevo bene per averle io stesso, cioè la mia personalità numero 1, lo scolaro del 1890. Oltre il suo mondo esisteva un altro regno, un tempio nel quale chi entrava si sentiva trasformato e di colpo sopraffatto da una visione dell'intero cosmo, sì da dimenticare se stesso, vinto dallo stupore e dall'ammirazione. Qui viveva l'"Altro", al quale Dio era noto come un segreto nascosto, personale e al tempo stesso più che personale; qui nulla divideva l'uomo da Dio, come se la mente umana potesse mirare la Creazione all'unisono con Lui. Ciò che io qui rivelo, parola per parola, è qualcosa di cui allora non ero cosciente in modo distinto, sebbene ne avessi un netto presentimento e l'avvertissi con un sentimento profondo. In quei momenti sapevo che ero degno di me, e che io ero il mio vero me stesso. Non appena ero solo, potevo provare questa condizione: e perciò cercavo la pace e la solitudine di questo "Altro", la personalità numero 2.  Il gioco delle parti fra la personalità numero 1 e la numero 2, che si è protratto per tutta la mia vita, non ha nulla a che vedere con una "frattura" o una dissociazione, nell'abituale accezione medica. Al contrario, si verifica in ogni individuo. Nella mia vita il numero 2 ha avuto una parte di primo piano, e ho sempre cercato di fare posto a tutto ciò che mi fosse imposto dall'intimo. Esso è una figura tipica, che però solo pochissimi percepiscono: in molti l'intelletto cosciente non ha la capacità di intendere che è anche ciò che essi sono.
 
 
(Carl Gustav Jung; "Ricordi, sogni, riflessioni")

lunedì 27 agosto 2018

Separazione

separazione -
le spighe dell'orzo
tormentate tra le dita
 
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mugi no ho wo
chikara ni tsukamu
wakare kana
 
 
(Matsuo Basho)

Più bianco delle pietre

più bianco delle pietre
del Monte delle pietre
il vento dell'autunno
 
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ishiyama no
ishi yori shiroshi
aki no kaze
 
 
(Matsuo Basho)

sabato 25 agosto 2018

Sera

sera:
tra i fiori si spengono
rintocchi di campana
 
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kane kiete
hana no ka wa tsuku
vube kana
 
 
(Matsuo Basho)

Silenzio

silenzio:
graffia la pietra
la voce delle cicale
 
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shizukasa ya
iwa ni shimiiru
semi no koe
 
 
(Matsuo Basho)

domenica 19 agosto 2018

...come una creatura appena uscita dal nulla

L'"anima" dell'uomo ha un carattere eminentemente storico. In quanto personificazione dell'inconscio essa è impregnata di storia e preistoria, comprende i contenuti del passato, e fornisce all'individuo quegli elementi che dovrebbe conoscere dalla sua preistoria. Per l'individuo l'"anima" rappresenta tutta la vita del passato che è ancora viva in lui. A suo confronto mi sono sentito sempre come un barbaro, che realmente non ha storia, come una creatura appena uscita dal nulla, senza passato né futuro.
 
 
(Carl Gustav Jung; "Ricordi, sogni, riflessioni")

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