venerdì 30 novembre 2012

Spartire è il nostro dovere

Alla natura umana dobbiamo tenerci vicini. Dobbiamo temere qualunque eccentricità o raffinatezza tali da tagliarci fuori dai nostri compagni-esseri umani. Benedetti coloro che hanno facilità di chiacchierare coi loro vicini sui loro svaghi o sui loro edifici o sulle loro liti, e che onestamente si godono la conversazione di falegnami e giardinieri. Comunicare è il nostro compito principale; la società e l'amicizia sono i nostri principali piaceri; e la lettura, non per acquistare sapere, non per guadagnarsi da vivere, ma per estendere il nostro intercorso al di là del nostro tempo e della nostra provincia. La comunicazione è salute; la comunicazione è verità; la comunicazione è felicità. Spartire è il nostro dovere; scendere arditamente e portare alla luce quei pensieri nascosti che sono i più malati; non nascondere nulla; non fingere nulla.


(Virginia Woolf)

The meaning of plus



sabato 24 novembre 2012

Ringraziare voglio il divino labirinto delle cause e degli effetti

Ringraziare voglio il divino
labirinto delle cause e degli effetti
per la diversità delle creature
che compongono questo universo singolare,
per la ragione, che non cesserà di sognare
un qualche disegno del labirinto,
per il viso di Elena e la perseveranza di Ulisse,

per l’amore, che ci fa vedere gli altri
come li vede la divinità,
per il saldo diamante e l’acqua sciolta
per l’algebra, palazzo di precisi cristalli,
per le mistiche monete di Angelus Silesius,
per Schopenhauer,
che forse decifrò l’universo,
per lo splendore del fuoco
che nessun essere umano può guardare
senza uno stupore antico

per il mogano, il sandalo e il cedro,
per il pane e il sale,
per il mistero della rosa
che prodiga colore e non lo vede,
per certe vigilie e giorni del 1955,
per i duri mandriani che nella pianura
aizzano le bestie e l’alba,
per il mattino a Montevideo,

per l’arte dell’amicizia,
per l’ultima giornata di Socrate,
per le parole che in un crepuscolo furono dette
da una croce all’altra,
per quel sogno dell’Islam che abbracciò
mille notti e una notte,
per quell’altro sogno dell’inferno,
della torre del fuoco che purifica,
e delle sfere gloriose,
per Swedenborg,
che conversava con gli angeli per le strade di Londra,
per i fiumi segreti e immemorabili
che convergono in me,
per la lingua che secoli fa parlai nella Northumbria,
per la spada e l’arpa dei sassoni,

per il mare, che è un deserto risplendente
e una cifra di cose che non sappiamo,
per la musica verbale d’Inghilterra,
per la musica verbale della Germania,
per l’oro che sfolgora nei versi,
per l’epico inverno
per il nome di un libro che non ho letto,
per Verlaine, innocente come gli uccelli,
per il prisma di cristallo e il peso d’ottone,
per le strisce della tigre,
per le alte torri di San Francisco e di Manhattan,
per il mattino nel Texas,
per quel sivigliano che stese l’Epistola Morale,
e il cui nome, come preferiva, ignoriamo,
per Seneca e Lucano, di Cordova,
che prima dello spagnolo
scrissero tutta la letteratura spagnola,
per il geometrico e bizzarro gioco degli scacchi,
per la tartaruga di Zenone e la mappa di Royce,
per l’odore medicinale degli eucalipti,

per il linguaggio, che può simulare la sapienza,
per l’oblio, che annulla o modifica i passati,
per la consuetudine,
che ci ripete e ci conferma come uno specchio,
per il mattino, che ci procura l’illusione di un principio,
per la notte, le sue tenebre e la sua astronomia,
per il coraggio e la felicità degli altri,
per la patria, sentita nei gelsomini
o in una vecchia spada,
per Whitman e Francesco d’Assisi che scrissero già
questa poesia,
per il fatto che questa poesia è inesauribile
e si confonde con la somma delle creature
e non arriverà mai all’ultimo verso
e cambia secondo gli uomini,
per Frances Haslam, che chiese perdono ai suoi figli
perché moriva così lentamente,

per i minuti che precedono il sonno,
per il sonno e la morte,
quei due tesori occulti,
per gli intimi doni che non elenco,
per questa musica, misteriosa forma del tempo.


(Jorge Luis Borges)

giovedì 22 novembre 2012

Non ci credi? Io sono sicuro

Ma succederà così anche a te. Un giorno tu ti sveglierai e vedrai una bella giornata. Ci sarà il sole, e tutto sarà nuovo, cambiato, limpido. Quello che prima ti sembrava impossibile diventerà semplice, normale. Non ci credi? Io sono sicuro. E presto. Anche domani.


(Fëdor Dostoevskij; "Le notti bianche")

martedì 20 novembre 2012

L'ideale

Non sapranno mai, queste bellezze da vignette,
questi prodotti avariati, nati da un secolo cialtrone,
questi piedi da stivaletti, queste dita da nacchere,
soddisfare un cuore come il mio.

Lascio a Gavarni, poeta di clorosi, il suo gregge
mormorante di bellezze da ospedale: non posso
trovare fra queste pallide rose, un fiore che
assomigli al mio rosso ideale.

Quel che ci vuole per questo cuore profondo come
un abisso sei tu, Lady Macbeth, anima forte
nel delitto, sogno eschileo schiusosi in climi iperborei;

o sei tu, grande Notte, nata da Michelangelo, che
torci quietamente, in una strana posa, le tue forme
fatte per la bocca dei Titani.

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Ce ne seront jamais ces beautés de vignettes,
Produits avariés, nés d’un siècle vaurien,
Ces pieds à brodequins, ces doigts à castagnettes,
Qui sauront satisfaire un coeur comme le mien.

Je laisse à Gavarni, poète des chloroses,
Son troupeau gazouillant de beautés d’hôpital,
Car je ne puis trouver parmi ces pâles roses
Une fleur qui ressemble à mon rouge idéal.

Ce qu’il faut à ce coeur profond comme un abîme,
C’est vous, Lady Macbeth, âme puissante au crime,
Rêve d’Eschyle éclos au climat des autans;

Ou bien toi, grande Nuit, fille de Michel-Ange,
Qui tors paisiblement dans une pose étrange
Tes appas façonnés aux bouches des Titans.


(Charles Baudelaire)

Una donna sola, potentemente sola...

"Ecco, è finita, neanche una stagione. Neppure stavolta ho avuto il tempo di portare qualcosa a compimento. Sta zitta, zitta... Spesso parlo da sola, solo per imbarazzo, in momenti come questi, come adesso.

Il tempo guarirà tutto, ma che succede se il tempo stesso è una malattia?

Come se qualche volta ci si dovesse chinare per vivere ancora.

Vivere, basta uno sguardo. Il circo mi mancherà. è buffo, non sento niente, è la fine e non sento niente.
Devo disabituarmi ad avere cattiva coscienza quando non sento niente. Come se il dolore non avesse un passato.

Tutta la gente che ho conosciuto, che resta e resterà nella mia memoria. Finisce sempre proprio quando sta per cominciare, era troppo bello per essere vero. Finalmente fuori in città, chi sono io?
Chi sono diventata?

La maggior parte del tempo sono troppo cosciente per essere triste. Ho aspettato un'eternità che qualcuno mi dicesse una parola affettuosa, poi sono andata all'estero. Qualcuno che dicesse: "oggi ti amo tanto" come sarebbe bello.

Devo solo alzare la testa e il modo si apre davanti ai miei occhi mi sale nel cuore. Quando ero bambina volevo vivere su un'isola una donna sola, potentemente sola..."


(Marion; "Wings of Desire")

sabato 17 novembre 2012

Ma cos’è mai la poesia?

Ma cos’è mai la poesia?
Più di una risposta incerta
è stata data in proposito.
Ma io non lo so,
non lo so e mi aggrappo a questo
come alla salvezza di un corrimano.


(Wislawa Szymborska)

Curious French cat


mercoledì 14 novembre 2012

Quasi niente

L'amore
è un uccello tremante
nelle mani di un bambino.
Si serve di parole
perché ignora
che le mattine più limpide
non hanno voce.

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O amor
é uma ave a tremer
nas mãos duma criança.
Serve-se de palavras
por ignorar
que as manhãs mais limpas
não têm voz.


(Eugénio de Andrade)

giovedì 8 novembre 2012

Fui un cercatore e ancora lo sono

Fui un cercatore e ancora lo sono, ma non cerco più negli astri e nei libri; incomincio a udire gli insegnamenti che fervono nel mio sangue. La mia storia non è amena, non è dolce e armoniosa come le storie inventate, sa di stoltezza e confusione, di follia e sogno, come la vita di tutti gli uomini che non intendono più mentire a se stessi.


(Hermann Hesse)