venerdì 29 giugno 2012

E Dio mi fece Donna

E Dio mi fece donna,
con capelli lunghi.
occhi,
naso e bocca di donna.
Con curve
e pieghe
e dolci avvallamenti
e mi ha scavato dentro,
mi ha reso fabbrica di esseri umani.
Ha intessuto delicatamente i miei nervi
e bilanciato con cura
il numero dei miei ormoni.
Ha composto il mio sangue
e lo ha iniettato in me
perché irrigasse tutto il mio corpo;
nacquero così le idee,
i sogni,
l'istinto.
Creò il tutto soavemente
a colpi di mantice
e di trapano d'amore,
le mille e una cosa che mi fanno donna ogni giorno e
per le quali con orgoglio
mi alzo ogni mattina
e benedico il mio sesso.


(Gioconda Belli)

martedì 26 giugno 2012

In questo mondo troppo grande

Un dolore mi trafisse il cuore, come succedeva ogni volta che vedevo una ragazza che mi piaceva andarsene in direzione opposta alla mia in questo mondo troppo grande.


(Jack Kerouac)

sabato 23 giugno 2012

La Bellezza

Sono bella, o mortali, come un sogno di pietra, e il mio seno,
cui volta a volta ciascuno s'è scontrato,
è fatto per ispirare al poeta un amore eterno e muto come la materia.

Troneggio nell'azzurro quale Sfinge incompresa,
unisco un cuore di neve alla bianchezza dei cigni,
odio il movimento che scompone le linee e mai piango, mai rido.

I poeti, di fronte alle mie grandi pose,
che ho l'aria di imitare dai più fieri monumenti,
consumeranno i giorni in studi severi, perché,

onde affascinare quei docili amanti,
ho degli specchi puri che fanno più bella ogni cosa:
I miei occhi, questi larghi occhi dalle luci eterne.

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Je suis belle, ô mortels, comme un rêve de pierre,
Et mon sein, où chacun s’est meurtri tour à tour,
Est fait pour inspirer au poète un amour
Eternel et muet ainsi que la matière.

Je trône dans l’azur comme un sphinx incompris;
J’unis un coeur de neige à la blancheur des cygnes ;
Je hais le mouvement qui déplace les lignes,
Et jamais je ne pleure et jamais je ne ris.

Les poètes, devant mes grandes attitudes,
Que j’ai l’air d’emprunter aux plus fiers monuments,
Consumeront leurs jours en d’austères études;

Car j’ai, pour fasciner ces dociles amants,
De purs miroirs qui font toutes choses plus belles:
Mes yeux, mes larges yeux aux clartés éternelles.


(Charles Baudelaire)

Quando sono diventata un frutto

Maschio e femmina mia madre mi ha messa all’ombra della luna
Ma Adamo fu sacrificato alla mia nascita
Immolato ai mercenari della notte
E per consolarmi
Mi lavò con acqua torbida
E mi portò sul pendio di ogni montagna
Per lo spettro del silenzio e il rumore delle domande mi rese docile
Mi consacrò a Eva lo stupore e la trasformazione
mi impastò con il buio e la luce
Un tempio ai diavoli del paradiso.

Straniera crebbi e nessuno si preoccupò del mio grano
Ho preferito disegnare la mia vita su una pagina bianca
Mela che nessun albero partorì
Poi ritagliarla e uscirne
Una parte di me vestita di rosso,
un’altra parte di me in bianco
Non ero solo dentro e fuori del tempo
Perché ho avuto origine nei meandri celati
Prima di nascere pensavo
Di essere una massa abbondante
Di avere dormito a lungo
Di avere vissuto a lungo
E quando sono diventata un frutto
Ho saputo quel che mi attendeva.

Ho detto ai maghi di prendersi cura di me
Allora mi hanno presa.
Era la mia risata
Bella e imbarazzata
Volavo sulle piume di un uccello
e di notte diventavo un guanciale
Hanno gettato il mio corpo nei talismani
e hanno cosparso il mio cuore
con il nettare della follia
Mi hanno recato un silenzio e dei racconti
E fatto in modo che io vivessi senza radici.

E da quel momento vago da un luogo all’altro
Indosso una nuvola ogni notte e parto
Solo io mi dico addio solo io mi do il benvenuto
Volo per sentirmi libera non perché ho paura
Torno dal desiderio non dal fallimento
la mia costanza è il mare e la mia bussola è la tempesta
nell’amore non getto l’ancora in nessun porto
il mio corpo è il viaggio e la mia morte è nel fermarmi
di notte lascio gran parte di me stessa
per abbandonarmi a un forte abbraccio
quando ritorno i miei fratelli gemelli
sono la distanza e le isole
l’onda e la sabbia della spiaggia
il rifiuto e il desiderio voluttuoso della luna
l’amore e la morte dell’amore
chi comprende il mio ritmo mi conosce
mi segue
però non mi raggiunge mai.


(Joumana Haddad)

mercoledì 20 giugno 2012

Chissà se un giorno butteremo le maschere

Chissà se un giorno butteremo le maschere
che portiamo sul volto senza saperlo.
Per questo è tanto difficile identificare
gli uomini che incontriamo.
Forse fra i tanti, fra i milioni c'è
quello in cui viso e maschera coincidono
e lui solo potrebbe dirci la parola
che attendiamo da sempre. Ma è probabile
ch'egli stesso non sappia il suo privilegio.


(Eugenio Montale)

Ho la dimensione di ciò che vedo

Rileggo passivamente - ricevendo la lettura come una ispirazione e una liberazione - quelle frasi semplici di Caeiro nella loro relazione naturale con ciò che concerne la piccola dimensione del suo villaggio. Da lì, dice lui, proprio perché è piccolo, si può vedere più mondo che dalla città; e per questo il villaggio è più piccolo della città… "Perché ho la dimensione di ciò che vedo E non la dimensione della mia altezza". Frasi come queste che sembrano crescere senza la volontà di chi le avesse proferite mi mondano di tutta la metafisica che spontaneamente aggiungo alla vita. Dopo averle lette, mi accosto alla finestra che dà sulla via stretta, guardo il cielo immenso e gli infiniti astri, e sono libero con l’alato splendore, la cui vibrazione mi fa fremere tutto il corpo. “Ho la dimensione di ciò che vedo!”. Ogni volta che penso a questa frase con tutta l’attenzione dei miei nervi, essa mi sembra sempre più destinata a ricostruire l’universo di costellazioni. “Ho la dimensione di ciò che vedo!”. Che immenso potere mentale va dal pozzo delle emozioni profonde fino alle alte stelle che si riflettono in esso, e che, in un certo senso, sono lì contenute. E già ora, consapevole di saper vedere, guardo la vasta metafisica oggettiva dei cieli tutti con una sicurezza che mi suscita il desiderio di morire cantando. “Ho la dimensione di ciò che vedo!”. E il vago chiaro di luna, interamente mio, incomincia a permeare di vago l’azzurro scuro dell’orizzonte. Ho voglia di alzare le braccia e gridare cose di una barbarie sconosciuta, di parlare agli alti misteri, di affermare una nuova ampia personalità ai grandi spazi della vuota materia. Ma mi trattengo e mi acquieto.  “Ho la dimensione di ciò che vedo!”. E la frase finisce per essere l’intera anima; appoggio su di essa tutte le emozioni che sento e, su di me, all’interno di me, come sulla città esterna, scende la pace indecifrabile dell’adamantino chiarore lunare che si diffonde ampiamente con il cadere della notte.


(Fernando Pessoa; "Il libro dell'inquietudine")

martedì 19 giugno 2012

Canzone della Senna

La Senna è fortunata
Non ha preoccupazioni
Se la spassa bellamente
Giorno e notte
Esce dalla sorgente
Pian piano senza rumore
E senza prendersela troppo
Senza uscire dal suo letto
Verso il mare se ne va
Passando per Parigi.

La Senna è fortunata
Non ha preoccupazioni
E quando va girando
Lungo i suoi canali
Col suo bel vestito verde
E le sue luci dorate
Notre-Dame gelosa
Immobile e severa
Dall'alto di tutte le sue pietre
La guarda di traverso.

Ma la Senna se ne infischia
Non ha preoccupazioni
Se la spassa bellamente
Giorno e notte
E se ne va verso Le Havre
Se ne va verso il mare
Passando come un sogno
In mezzo ai misteri
Delle miserie di Parigi.

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La Seine a de la chance
Elle n'a pas de souci
Elle se la coule douce
Le jour comme la nuit
Et elle sort de sa source
Tout doucement,
sans bruit, sans sortir de son lit
Et sans se faire de mousse
Elle s'en va vers la mer
En passant par Paris.

La Seine a de la chance
Elle n'a pas de souci
Et quand elle se promène
Tout au long de ses quais
Avec sa belle robe verte
et ses lumières dorées
Notre-Dame jalouse,
immobile et sévère
De haut de toutes ses pierres
La regarde de travers.

Mais la Seine s'en balance
Elle n'a pas de souci
Elle se la coule douce
Le jour comme la nuit
Et s'en va vers le Havre,
et s'en va vers la mer
En passant comme un rêve
Au milieu des mystères
Des misères de Paris.


(Jacques Prévert)

lunedì 18 giugno 2012

Combatti, combatti

(...) Sono ricca come non lo sono mai stata; oggi ho comprato un paio di orecchini; e con tutto questo c'è vuoto e silenzio in qualche punto del meccanismo. In complesso non me ne preoccupo molto; perché ciò che voglio è sfrecciare e guizzare da una parte all'altra, spinta da quella che chiamo realtà. Se non avessi mai queste crisi così intense e profonde - d'inquietudine o di quiete, di felicità o di sconforto - mi abbandonerei alla rassegnazione. Invece ho qualcosa da combattere; e quando mi sveglio presto mi dico: combatti, combatti. Vorrei riuscire a esprimere questa sensazione; la sensazione del canto del mondo reale, quando la solitudine e il silenzio ci respingono dal mondo abitato; la sensazione che mi prende di essere imbarcata in un'avventura; di essere stranamente libera, ora, con i soldi e con il resto, di fare qualunque cosa... E questo cavallo balzano che è la vita, è genuino. Riesce tutto questo a dare un'idea di ciò che voglio dire?


(Virginia Woolf)

sabato 16 giugno 2012

E se non puoi la vita che desideri

E se non puoi la vita che desideri
cerca almeno questo
per quanto sta in te: non sciuparla
nel troppo commercio con la gente
con troppe parole e in un viavai frenetico.

Non sciuparla portandola in giro
in balia del quotidiano
gioco balordo degli incontri
e degli inviti
sino a farne una stucchevole estranea.


(Konstantinos Kavafis)

venerdì 15 giugno 2012

I cigni selvatici a Coole

Gli alberi sono nella loro bellezza autunnale,
i sentieri del bosco sono asciutti,
nel crepuscolo di ottobre l'acqua
riflette un cielo immobile;
sull'acqua fra le pietre
ci sono cinquantanove cigni.

È questo il diciannovesimo autunno
da quando la prima volta li contai;
li vidi, prima che finissi il conto,
tutti all'improvviso alzarsi
e disperdersi volteggiando in grandi cerchi spezzati
sulle ali rumorose.

Ammirai quelle splendenti creature
e ora il mio cuore è triste.
Tutto è cambiato da quando io,
ascoltando al crepuscolo
la prima volta, su questa riva,
lo scampagnio delle loro ali sopra il mio capo,
camminavo con passo più leggero.

Instancabili, amata e amante,
remano nelle fredde
correnti amiche o scalano l'aria;
i loro cuori non sono invecchiati;
passione o conquista ancora li accompagna
nel loro errante vagare.

Ma ora si lasciano andare sull'acqua immobile,
misteriosi, stupendi.
Fra quali giunchi costruiranno il nido,
su quale sponda di lago o stagno
incanteranno occhi umani quando al risveglio
un giorno scoprirò che son volati via?


(William Butler Yeats)

Não estou pensando em nada

Non sto pensando a niente

Non sto pensando a niente,
e questa cosa centrale, che a sua volta non è niente,
mi è gradita come l’aria notturna,
fresca in confronto all’estate calda del giorno.

Che bello, non sto pensando a niente!

Non pensare a niente
è avere l’anima propria e intera.
Non pensare a niente
è vivere intimamente
il flusso e riflusso della vita...
Non sto pensando a niente.
E’ come se mi fossi appoggiato male.
Un dolore nella schiena o sul fianco,
un sapore amaro nella bocca della mia anima:
perché, in fin dei conti,
non sto pensando a niente,
ma proprio a niente,
a niente...


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Não estou pensando em nada

Não estou pensando em nada 
essa coisa central, que é coisa nenhuma,
É-me agradável como o ar da noite,
Fresco em contraste com o Verão quente do dia.


Não estou pensando em nada, e que bom!

Pensar em nada 
É ter a alma própria e inteira.
Pensar em nada
É viver intimamente
O fluxo e o refluxo da vida...
Não estou pensando em nada.
É como se me tivesse encostado mal.
Uma dor nas costas, ou num lado das costas.
Há um amargo de boca na minha alma:
É que, no fim de contas,
Não estou pensando em nada,
Mas realmente em nada,
Em nada...



(Fernando Pessoa)

giovedì 7 giugno 2012

Tattica e Strategia

La mia tattica è
guardarti
imparare come sei
amarti come sei

la mia tattica è
parlarti
e ascoltarti
costruire con le parole
un ponte indistruttibile

la mia tattica è
fermarmi nel tuo ricordo
non so come né so
con quale scusa
ma rimanere in te

la mia tattica è
essere onesto
e sapere che tu sei onesta
e che non ci vendiamo
simulacri
affinché tra noi due
non ci sia un sipario
né abissi

la mia strategia
invece è
più profonda e più
semplice
la mia strategia è
che un giorno qualunque
non so come né so
con quale scusa
ma tu avrai finalmente bisogno di me.


(Mario Benedetti)

mercoledì 6 giugno 2012

Al di là della notte, e oltre l'alba

(...) É venuto il momento di aprire il regalo. I regali di latta e lustrini si sciupano subito, e via. Io invece ho un regalo migliore, per te. É un anello da mettere al dito. E brilla di una luce tutta sua. Nessuno può portartelo via; non può essere distrutto. Tu sei l'unica al mondo che riesca a vedere l'anello che io ti dono, come io ero l'unico in grado di vederlo quand'era mio. Questo anello ti dà un nuovo potere. Messo al dito, potrai levarti in volo con tutti gli uccelli dell'aria - vedere attraverso i loro occhi dorati -  - palpare il vento che sfiora le loro vellutate piume - e potrai quindi conoscere la gioia di sollevarti lassù, in alto, al di sopra del mondo e di tutte le sue pene. Potrai restarci quanto ti parrà, su nel cielo, al di là della notte, e oltre l'alba. E quando avrai voglia di tornar giù di nuovo, vedrai, tutte le tue domande avranno risposta e tutte le tue ansie si saranno dileguate. Al pari di ogni cosa che non può toccarsi con mano o vedersi con gli occhi, il tuo dono si fa più potente via via che lo usi. Dapprincipio l'impiegherai solo quando sei fuori di casa, all'aperto, guardando l'uccello insieme al quale voli. Ma poi, più in là, se l'adoperi ben bene, funzionerà anche con quegli uccelli che non vedi; finché t'accorgerai che non ti occorre né l'anello né l'uccello per volare al di sopra delle nubi, nel sereno. E quando arriverà per te quel giorno, tu dovrai a tua volta donare il tuo dono a qualcuno che sai ne farà buon uso; costui potrà apprendere, allora, che le uniche cose che contano sono quelle fatte di verità e di gioia, e non di latta e lustrini...


(Richard Bach)

Donna fenomenale

Le belle donne si domandano dove si celi il mio segreto.
Non sono appariscente, né disegnata per vestire
tagli da modella,
ma quando comincio a raccontarmi
credono stia raccontando storie.
Dico loro
Che è nello spazio del mio abbraccio,
è nell’ampiezza dei miei fianchi

È nell’andatura del mio passo,
è nella linea delle mie labbra.
Sono una donna,
intensamente.
Sono una donna fenomenale
Ecco io chi sono.
Quando entro in una stanza,
disinvolta, come piace a te
e cammino verso un uomo
tutti gli altri si alzano in piedi
O cadono sulle ginocchia,
poi si raccolgono intorno a me
Come le api intorno al miele.
Dico loro
Che è il fuoco del mio sguardo,
è lo splendore del mio sorriso
è l’ondeggiare della mia vita,
ed è la gioia nei miei piedi.
Sono una donna,
intensamente.
Una donna fenomenale
Ecco io chi sono.
Anche gli uomini si domandano
cosa vedano in me,
ci provano davvero,
ma non riescono a toccare
l’essenza del mio mistero.
Quando tento di mostrarlo
essi dicono che ancora non vedono.
Dico loro
Che è nell’arco della mia schiena,
è nella luce del mio sorriso,
è nel sentiero dei miei seni,
è nella grazia del mio stile.
Sono una donna,
intensamente.
Sono una donna fenomenale.
Ecco chi sono io.

Ora puoi comprendere
perché il mio capo non è chino.
Io non urlo o salto in giro
io non parlo con un grido.
E quando mi vedi passare provi un orgoglio glorioso.

Io dico
è nello scatto delle mie ginocchia,
è nell'onda dei miei capelli,
è nel palmo delle mie mani,
è nel bisogno delle mie attenzioni.
Perché io sono una donna,
intensamente.
Una donna fenomenale.
Ecco io chi sono


(Maya Angelou)

La vita non mi spaventa

Ombre sul muro
Rumori lungo il corridoio
La vita non mi spaventa per niente
Cani infuriati che latrano
Enormi fantasmi in una nuvola
La vita non mi spaventa per niente

La vecchia cattiva Mamma Oca
I leoni in libertà
Non mi spaventano per niente
Draghi che sputano fiamme
Sul mio copriletto
Non mi spaventano per niente

Io faccio “buh”
Dico “pussa via”
Mi diverto
A vederli correre
Non piangerò
Così voleranno via
Mi basta sorridere
Per farli impazzire
La vita non mi spaventa per niente

Ragazzi violenti che fanno a botte
Tutta sola di notte
La vita non mi spaventa per niente
Pantere nel parco
Estranei al buio
No, non mi spaventano per niente

Quella nuova classe dove
Tutti i ragazzi mi tirano i capelli
(Ragazzine smorfiose
Dai capelli ricci)
Non mi spaventano affatto

Non mostratemi rane e serpenti
Aspettandovi che io urli
Se mi spavento
Lo faccio solo nei miei sogni

Ho un incantesimo
Nascosto nella manica,
Posso camminare sul fondo del mare
Senza bisogno di respirare

La vita non mi spaventa per niente
Per niente
Per niente
La vita non mi spaventa per niente


(Maya Angelou)

venerdì 1 giugno 2012

I benefici della Luna

Mentre dormivi nella tua culla, la Luna, che è il capriccio in persona,
guardò dalla finestra e disse:
"Questa bambina mi piace".
Discese languidamente la sua scala di nuvole,
e passò senza far rumore attraverso i vetri.
Poi si stese su di te con la morbida tenerezza di una madre,
e depose i suoi colori sulla tua faccia.
Così le tue pupille sono rimaste verdi, e le tue guance straordinariamente pallide.
Contemplando quella visitatrice
i tuoi occhi si sono così bizzarramente ingranditi;
e lei ti ha così teneramente serrato la gola che ti è rimasta per sempre
la voglia di piangere.
Nell'espansione della sua gioia,
la Luna continuava a riempire tutta la stanza di un'atmosfera fosforescente,
di un veleno luminoso;
e tutta quella viva luce pensava e diceva:
"Subirai eternamente l'influsso del mio bacio.
Sarai bella a modo mio.
Amerai ciò che io amo e ciò che mi ama:
l'acqua, le nuvole, il silenzio e la notte;
il mare immenso e verde l'acqua informe e multiforme;
il luogo in cui non sei;
l'amante che non conosci;
i fiori mostruosi;
i profumi che fanno delirare;
i gatti che si beano sui pianoforti e che gemono come donne,
con voce roca e dolce.
E sarai amata dai miei amanti,
corteggiata da chi mi fa la corte.
Sarai la regina di chi ha gli occhi verdi,
di coloro a cui ho stretto la gola con le mie carezze notturne;
di coloro che amano il mare,
il mare immenso, tumultuoso e verde,
l'acqua informe e multiforme,
il luogo in cui non sono,
la donna che non conoscono,
i fiori sinistri che somigliano ai turiboli di una religione ignota,
i profumi che turbano la volontà,
e gli animali selvaggi e voluttuosi che sono gli emblemi della loro follia..."


(Charles Baudelaire)