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sabato 22 febbraio 2025

...il libro vivo di un'anima non finisce mai

- Milano, 11 gennaio 1933


Tullio caro, 
da S. Martino siamo partiti soltanto ieri e fino all'ultimo momento ho sperato di poterLa rivedere. Mi sembrava di avere ancora tante cose da dirLe: temevo che le mie povere parole non Le avessero fatto comprendere tutta la commozione che i suoi versi mi hanno suscitato nel cuore. Ma qui ho trovato la sua breve lettera e ne ho avuto un'infinita gioia: Lei ha compreso con quanto religioso amore, con quanta pienezza d'anima io ho accolto la rivelazione della sua poesia. E d'esser stata capita mi fa tanto bene. Lei non sa, Tullio, Lei forse non saprà mai che cosa è stata, per il mio spirito affaticato, la "scoperta" meravigliosa di Lei. Io mi rammento ancora del giorno in cui trovai, su un banco di vecchi libri, le poesie di Eurialo de Michelis: era un po' una mattina come questa, tutta d'azzurro pallido, con un sole mite; e tutta d'azzurro mi sentivo l'anima, ritornando con il libro amato; strani ricordi di scuola mi affioravano alla mente: dei vecchi umanisti che, nelle biblioteche dei conventi, scovavano gli antichi testi e poi, agli amici, scrivevano: "Fratello dilettissimo, ieri m'avvenne di ritrovare..." e della loro ricerca nutrivano la vita. Tanto più grande di quella è la mia gioia d'oggi: perché il libro più bello del mondo finisce e dopo l'ultima pagina non si può chiedere che altre ne vengano aggiunte; ma il libro vivo di un'anima non finisce mai. Io spero, Tullio, che a queste prime pagine del Suo Libro che mi sono state mostrate, altre ne potrò aggiungere via via: e la mia vita, creda, mi dorrà meno, se Lei vorrà infiorarla della sua poesia. Perché la poesia, non è vero, ha questo compito sublime: di prendere tutto il dolore che ci spumeggia e ci romba nell'anima e di placarlo, di trasfigurarlo nella suprema calma dell'arte, così come sfociano i fiumi nella vastità celeste del mare. La poesia è una catarsi del dolore, come l'immensità della morte è una catarsi della vita. Quando tutto, ove siamo, è buio ed ogni cosa duole e l'anima penosamente sfiorisce, allora veramente ci sembra che ci sia donato da Dio chi sa sciogliere in canto il nodo delle lacrime e sa dire quello che a noi grida, imprigionato, nel cuore. Per chi ai suoi giorni non vede più che un colore di tramonto e sente, attraverso il suo cielo, salire l'estremo pallore; per chi ancora beve, con occhi allucinati, l'incanto delle cose, ma non sa, non può (perché è troppo tardi - perché non c'è più forza - perché tutto è stato bruciato, fino all'ultima stilla) tradurlo più in parole, ah, Tullio, è come rivivere trovare un'anima giovane che sprigiona il nostro stesso canto inespresso.
(...) Ne parleremo ancora a lungo, se Lei non si dimenticherà di me e verrà un giorno a trovarmi. 
Io mi rammento tutte le Sue promesse e sento che se saranno mantenute tanta luce pioverà, dentro la tenebra, a soccorrere la mia vita stanca. 
Mi scriva presto, Tullio: perdoni questa mia lunga trasognata lettera. E quello che le mie pallide parole non sanno dirLe di buono, di grande, lo intenda, lo comprenda Lei, al di là d'ogni voce, nella Sua grande anima. 
Con infinita gratitudine

la Sua Antonia Pozzi


(Antonia Pozzi; Lettera a Tullio Gadenz)

martedì 7 marzo 2023

Il cigno

L’hai visto anche tu, scivolare, tutta notte, sul fiume nero?
L’hai visto al mattino, alzarsi nell’aria d’argento -
una bracciata di fiori bianchi,
una commozione perfetta di seta e di lino piegata
al giogo delle ali; un mucchio di neve, un mucchio di gigli,
che morde l’aria col suo becco nero?
L’hai sentito, un flauto che fischia
una musica stridula e oscura - come la pioggia bersaglia gli alberi, una cascata
affetta le cenge nere?
E l’hai visto, alla fine, proprio sotto le nuvole -
una croce bianca che scorre nel cielo, i piedi
come foglie nere, le ali come la luce che si tende sul fiume?
E hai sentito, nel cuore, come riguardava tutto?
E hai capito, finalmente, a cosa serve la bellezza?
E hai cambiato la tua vita?


(Mary Oliver)

venerdì 30 dicembre 2022

22 agosto 1838

Quanto sono emozionanti i nobili sentimenti che si ritrovano nei libri più antichi, come in quelli di Omero, dello Zend-Avesta o di Confucio! Somigliano a una melodia trasportata a noi dalla brezza del tempo, dopo aver attraversato i corridoi di innumerevoli epoche. Ed è proprio la loro profonda nobiltà a renderceli così vicini e udibili.


(Henry David Thoreau; "Io cammino da solo")

martedì 30 dicembre 2014

I miei libri

I miei libri (che ignorano che esisto)
sono parte di me come il mio viso
Di tempie grigie e di grigi occhi
che vanamente cerco negli specchi
E che percorro con la mano concava.
Non senza qualche logica amarezza
Suppongo che le parole essenziali
che mi esprimono stanno in quelle pagine
che mi ignorano, non in ciò che ho scritto.
Meglio così. Le voci dei morti
mi diranno per sempre.

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Mis libros (que no saben que yo existo)
son tan parte de mí como este rostro
de sienes grises y de grises ojos
que vanamente busco en los cristales
y que recorro con la mano cóncava.
No sin alguna lógica amargura
pienso que las palabras esenciales
que me expresan están en esas hojas
que no saben quién soy, no en las que he escrito.
Mejor así. Las voces de los muertos
me dirán para siempre.


(Jorge Luis Borges)