domenica 27 maggio 2018

Estendere la mente nell'infinito

Dimmi piuttosto quanto è naturale per l'uomo estendere la mente nell'infinito. L'animo umano è grande e nobile, non tollera che gli siano imposti limiti che non coincidano anche con quelli della divinità. Prima di tutto non accetta una patria relegata in questo basso mondo, Efeso o Alessandria o qualsiasi altro luogo della terra ancor più popoloso o più splendidamente ornato di edifici: la sua patria è tutto lo spazio incommensurabile che comprende, cingendole, le estreme plaghe dell'universo; tutta questa volta celeste, sotto la quale si estendono i mari con le terre e l'aere che tiene separato l'umano dal divino, ma nel contempo li unisce, e dove si trovano distribuite tante essenze divine che attendono solerti ai loro rispettivi compiti. Poi l'animo non consente che gli sia assegnato un periodo angusto di tempo: "Tutti gli anni" dice "mi appartengono, nessuna epoca è chiusa a una mente elevata, non c'è alcun tempo che non sia accessibile al pensiero. (…)".
 
 
(Seneca; "Lettere a Lucilio")

mercoledì 23 maggio 2018

Come è forte il rumore dell’alba!

Come è forte il rumore dell’alba!
Fatto di cose più che di persone.
Lo precede talvolta un fischio breve,
una voce che lieta sfida il giorno.
Ma poi nella città tutto è sommerso.
E la mia stella è quella stella scialba
mia lenta morte senza disperazione.
 
 
(Sandro Penna)

Bontà inesausta

Chi ti dice
bontà
della mia montagna? -
così bianca
sui boschi già biondi
d’autunno -
 
e qui nebbie leggere alitano
in cui sospesa
è la luce dei ragnateli -
della rugiada
sulle foglie morte -
 
mentre il terriccio accoglie
petali stanchi di ciclamini
e crochi, velati
di uno stesso pallore
roseo -
 
tu sana, venata di sole,
porti sul grembo
il cielo tutto azzurro -
chiami voli d’uccelli
alle tue mani
colme di vento -
 
Bontà
a cui beve il suo canto
il cuore
e di cantare non può più finire -
perché sei la sorgente che rifà
il sorso bevuto
ed il suo fondo
non si tocca mai.
 
 
(Antonia Pozzi - Pasturo, 1° ottobre 1933)

domenica 20 maggio 2018

Ho il dovere di essere più forte del mio dolore

Adesso tornerai a scrivere poesie. Dici, parli, ma ha ragione Tonio Kröger. Impara a vivere sola - dentro di te. Costruisciti. Qui, o si muore o si comincia una tremenda vita. Io non devo morire, perché la mamma, sentendo il tonfo del mio corpo sulla terrazza del piano terreno, griderebbe "cosa c’è", si affaccerebbe e la porterebbero morta anche lei nel suo letto. Io sono una donna, ma devo essere più forte del povero Manzi  che si è ammazzato per una ragione uguale alla mia. Io lavorerò, Flaubert m’insegni. Ho il dovere di essere più forte del mio dolore, perché il dolore nasce sempre da uno sbaglio. Io ho sbagliato. Faccio ammenda. Pago del mio. - Orgoglio, aiutami - Bisogna nascere una seconda volta.
 
 
(Antonia Pozzi; "Diari", 17 ottobre 1935)

Radici

Gronda di neve disciolta
la casa. Trasale
l’anima al tonfo delle gocce fitte.
 
Così sfacendosi
dolorano le cose.
 
Ma lontano,
oltre i veli del sole e gli insicuri riflessi,
oltre il trascolorare delle ore,
vive un esiguo mondo
d’erba e di terra.
 
Radici
profonde nel grembo di un monte
a Primavera votate
si celano.
 
E conosco
io sola
il nome d’ogni fiore
che fiorirà,
la luce ed il pezzo di zolla
in cui prima riappaia la tenera
esistenza delle foglie.
 
Radici
profonde nel grembo di un monte
conservano un sepolto segreto
di origini –
e quello per cui mi riapro
stelo
di pallide certezze.
 
 
(Antonia Pozzi - 15 febbraio 1935)

Salomè


lunedì 14 maggio 2018

...e Quegli che mi rispondeva era Colui che era stato sempre

Spesso avevo la sensazione che in tutte le questioni decisive non ero più con gli uomini, ma solo con Dio: e quando ero "là" - dove non ero più solo - ero fuori del tempo, appartenevo ai secoli, e Quegli che mi rispondeva era Colui che era stato sempre, che era stato prima della mia nascita. Là vi era colui che sempre è. Questi colloqui con  l' "Altro" furono le mie esperienze più profonde: da un lato una lotta tremenda, dall'altro estasi suprema.
 
 
(Carl Gustav Jung; "Ricordi, sogni, riflessioni")

So solo che sono venuto al mondo e che esisto

Sono soddisfatto del corso preso della mia vita. É stata ricca, e mi ha dato molto. Come avrei potuto attendermi tanto? Non mi sono accadute che cose inaspettate. Molto avrebbe potuto essere diverso se io stesso fossi stato diverso. Ma tutto è stato come doveva essere; perché tutto è avvenuto in quanto io sono come sono. Molte cose si sono realizzate secondo i miei progetti, ma non sempre a mio vantaggio: ma quasi tutto si è svolto naturalmente e per opera del destino. Devo pentirmi di molte stupidaggini provocate dalla mia ostinazione; ma se non fossi stato ostinato non avrei raggiunto la mia meta. E così sono deluso e non lo sono. Sono deluso degli uomini e di me stesso. Dei primi ho appreso tante cose sorprendenti, e di me ho fatto più di quel che mi aspettassi. Non posso pronunciare un giudizio definitivo perché il fenomeno della vita e il fenomeno dell'uomo sono troppo grandi. (...) Sono stupito, deluso, compiaciuto di me; sono afflitto, depresso, entusiasta. Sono tutte queste cose insieme, e non so tirare le somme. Sono incapace di stabilire un valore o un non-valore definitivo; non ho un giudizio da dare su me stesso e la mia vita. Non vi è nulla di cui mi senta veramente sicuro. Non ho convinzioni definitive, proprio di nulla. So solo che sono venuto al mondo e che esisto, e mi sembra di esservi stato trasportato. Esisto sul fondamento di qualche cosa che non conosco. Ma, nonostante tutte le incertezze, sento una solidità alla base dell'esistenza e una continuità nel mio modo di essere. Il mondo nel quale siamo nati è brutale e crudele, e al tempo stesso di una divina bellezza. Dipende dal nostro temperamento credere che cosa prevalga: il significato, o l'assenza di significato. Se la mancanza di significato fosse assolutamente prevalente, a uno stadio superiore di sviluppo la vita dovrebbe perdere sempre di più il suo significato; ma non è questo - almeno così mi sembra - il caso. Probabilmente, come in tutti i problemi metafisici, tutte e due le cose sono vere: la vita è - o ha - significato, e assenza di significato. Io nutro l'ardente speranza che il significato possa prevalere e vincere la battaglia.
 
 
(Carl Gustav Jung; "Ricordi, sogni, riflessioni")

venerdì 11 maggio 2018

Fossero i miei versi

Fossero i miei versi quello che la neve
è per i bambini quando si svegliano
e guardano dal vetro sbalorditi la lieve
polvere caduta da lontani mondi.
 
Fossero i miei versi quello che l'acqua
di maggio è per i meli dalla foglia lustra
quello che il vento è per i pini (una frusta
verde che schiocca sulla selva e sul pascolo).
 
Quello che per i pesci guizzanti è la ghiotta
esca, per il tordo bottaccio
la trappola insidiosa fatto col setaccio
di casa ancora sporco di farina.
 
Capaci di catturare, capaci di ferire,
capaci di serbare un segno segreto,
un mistero d'origine nel lieto
turbinio delle cose che lievita la massa.
 
Fossero i miei versi quello che le stelle
sono per la notte quando esplodono in cielo
come larghi rododendri sullo stelo
d'un sospiro che veglia alle finestre.
 
Fossero i miei versi di bella fattura
ma nutriti di umana realtà.
Fossero i miei versi come la libertà
aria della lotta e pane del riposo.
 
 
(Fernando Bandini)

Quattro passi

Forse perché c'è qualche
parentela tra cicuta e mandorlo
(e lo conferma in ambedue l'amaro)
mi scheggia l'osso la pallottola
diretta ad altri. Forse
perché c'è qualche oscura
connivenza tra la neve e il fuoco,
nel refolo che passa
sento frusciare i piedi dei vampiri
lungo gli asfalti della città lontana.
 
 
(Fernando Bandini)