sabato 28 gennaio 2023

Si resta sempre in pochi

Rimettere tutto dentro alla rinfusa? Buttare tutto, dite? (...) No, questo non sarebbe mettere ordine: sarebbe liberarsi ciecamente di tutto solo per fare spazio. E l'alito gelato di un vuoto non equivale forse alle sabbie mobili del disordine? No, mi tocca avere pazienza e continuare a mettere tutto fuori. Non c'è niente da fare: per fare ordine bisogna prima toccare il fondo del disordine.
(...) E poi c'è una cosa che mi rassicura, una cosa che ho sperimentato molte volte nella vita: so che quelli di voi che si sono annoiati di seguire questo mio sproloquio avranno già distolto lo sguardo. Si resta sempre in pochi. Spero solo che qualcuno resti, basta una persona, due: e così, in questa speranza, come mi sono rimasti due o tre amici, il professore Jsaya diceva: "Una persona sola è la solitudine, l'impotenza. In due si fa già un sindacato".


(Goliarda Sapienza; "Lettera aperta")

Delle tue vastità fammi guardiano

Delle tue vastità fammi guardiano,
fammi ascoltatore attento della pietra, 
donami di aprire bene gli occhi
su quanto i tuoi mari siano soli; 
lascia che accompagni lo scorrere dei fiumi
dall'esultanza di una riva e l'altra
fin dentro il suono della notte, lungamente.

Manda me nei tuoi deserti territori,
là dove vanno i grandi venti,
dove grossi chiostri, come vesti, 
si levano d'intorno a vite mai vissute.
Là voglio fermarmi con i pellegrini,
senza più nessun inganno a separarmi
dalle loro voci e figure, 
e dietro un vecchio cieco anch'io vorrei 
per un sentiero andare, che nessuno sa.


(Rainer Maria Rilke)

martedì 24 gennaio 2023

...e io?

Io: "Che cosa l'ha interessato di più al cinematografo?".
Lui: "Si vedono pezzi di bravura d'ogni genere. C'era uno che camminava sui muri delle case, un altro si portava la testa sotto il braccio. Un altro ancora rimaneva persino in mezzo al fuoco senza bruciarsi. Sì, è davvero notevole quello che la gente riesce a fare".
È questo che il tipo chiama "stimolo intellettuale"! Certo, sembrano proprio prodezze notevoli: non c'erano anche dei santi che si portavano la testa sotto il braccio? E san Francesco e sant'Ignazio non sono forse levitati da terra?... E i tre uomini nella fornace ardente? Non sarà un'idea blasfema considerare gli Acta sanctorum come un cinematografo storico? Ah, i miracoli del giorno d'oggi sono semplicemente un po' meno mitici e più tecnici. Osservo con tenerezza il mio compagno... Lui sta vivendo la storia universale... e io?


(Carl Gustav Jung; "Il libro rosso")

La mia luce non è di questo mondo

Ma la quarta notte esclamai: "Andare all'inferno significa diventare inferno noi stessi!". Tutto è spaventosamente confuso e ingarbugliato. Su questo sentiero nel deserto non c'è soltanto la sabbia rovente, ma anche creature invisibili terribilmente avvolgenti che abitano il deserto. Io lo ignoravo. Solo in apparenza la via è sgombra, e solo in apparenza il deserto è vuoto. Esso mi pare animato da creature stregate che mi sferrano attacchi micidiali e che conferiscono alla mia figura un aspetto demoniaco. Ho assunto una forma mostruosa, in cui non riesco più a riconoscermi. Mi par d'essere una mostruosa forma animale, per la quale ho cambiato le mie sembianze umane. Questa via è tutta circondata dalla magia infernale; mi sono stati gettati lacci invisibili, che mi tengono avvinto. 
Ma lo spirito del profondo mi si avvicinò e disse: "Calati nel tuo intimo, sprofonda!".
Io però mi ribellai e replicai: "Come posso sprofondare? Da solo non riesco a farlo". 
Allora lo spirito pronunciò parole che mi parvero ridicole e disse: "Siediti, chetati".
Io invece gridai infuriato: "È terribile, pare un'assurdità, pretendi anche questo da me? Tu abbatti dèi che sono potenti e che per noi significano quanto c'è di più elevato. Anima mia, dove sei? Mi sono forse fidato di una stupida bestia, barcollo verso il fossato come un ubriaco, farfuglio cose pazze come un forsennato? È questa la via, anima mia? Mi ribolle il sangue, e potrei strozzarti, se solo ti potessi acciuffare. Tu tessi intorno a me la tenebra più fitta, e io sono come un matto imprigionato nella tua rete. Ma voglio che tu m'insegni".
Ma l'anima mi parlò, dicendomi: "Il mio è un sentiero di luce".
Replicai sdegnato: "Chiami luce quello che noi uomini definiamo la peggiore delle tenebre? Chiami giorno la notte?".
A questo punto l'anima rispose con parole che mi mossero all'ira: "La mia luce non è di questo mondo".
Gridai: "Dell'altro mondo non so niente!".
L'anima rispose: "E non dovrebbe esistere soltanto perché tu non ne sai niente?".


(Carl Gustav Jung; "Il libro rosso")