lunedì 27 novembre 2023

Una felicità fatta di nulla

Una felicità fatta di nulla
mi colma - e non è forse che l’arietta
di questa mattinata di settembre...

Come convalescente ch’esce al sole
la prima volta, tutto quel che vede
gli par di non averlo visto mai,
ad ogni passo scopre nuovo mondo
e di dolcezza quasi piangerebbe -
il gallo che sull’aia raspa, il cielo
azzurro tra l’argento degli ulivi,
la casetta che fuma in mezzo agli orti,
trasalendo di giubilo saluto.

Così leggera è ora la mia anima,
così poco m’appaga stamattina
che direi per vivere mi basti
vedere a ogni anno
i fiori sulla terra rinnovarsi...

Una ventata, un luccichio d’ottoni
e mi sfreccia davanti il treno lampo.

Sollevato da un impeto di gioia
io dalla siepe, come già ragazzo,
pungendomi e strappandomi mi sporgo
e mi sbraccio e il berretto agito in alto.

Fugacemente fuor d’un finestrino
una piccola mano mi risponde.

Avventurata te, o sconosciuta,
che fosti salutata al tuo passaggio
da cotanto poeta!


(Camillo Sbarbaro)

Ora che sei venuta

Ora che sei venuta,
che con passo di danza sei entrata
nella mia vita
quasi folata in una stanza chiusa
a festeggiarti, bene tanto atteso,
le parole mi mancano e la voce
e tacerti vicino già mi basta.

Il pigolìo così che assorda il bosco
al nascere dell’alba, ammutolisce
quando sull’orizzonte balza il sole.

Ma te la mia inquietudine cercava
quando ragazzo
nella notte d’estate mi facevo
alla finestra come soffocato:
che non sapevo, m’affannava il cuore.
E tutte tue sono le parole
che, come l’acqua all’orlo che trabocca,
alla bocca venivano da sole,
l’ore deserte, quando s’avanzavan
puerilmente le mie labbra d’uomo
da sé, per desiderio di baciare…


(Camillo Sbarbaro)

Mi desto dal penoso sonno solo

Mi desto dal penoso sonno solo
nel cuore della notte.
Tace intorno
la casa come vuota e laggiù brilla
silenzioso coi suoi lumi un porto.
Ma sì freddi e remoti son quei lumi
e sì alto il silenzio nella casa
che mi levo sui gomiti in ascolto.
Improvviso terrore mi sorprende
il fiato e allarga nella notte gli occhi:
separata dal resto della casa
separata dal resto della terra
è la mia vita ed io son solo al mondo.

Poi il ricordo delle trite vie
e dei nomi e dei volti consueti
emerge come spiaggia da marea
e di me sorridendo mi riadagio.

Ma svanita col sonno la paura,
un gelo in fondo all'anima rimane:
io tra gli uomini vado
curioso di lor ma come estraneo;
ed alcuno non ho nelle cui mani
metter le mani
e col quale di me dimenticarmi.

Tal che se l'acque e gli alberi non fossero
e l'amica presenza delle cose
che accompagna il mio viver quaggiù
penso che morirei di solitudine...

Ma gli occhi restano crudelmente asciutti.


(Camillo Sbarbaro)

sabato 14 ottobre 2023

Come un raggio improvviso fu di sole 

Come un raggio improvviso fu di sole 
dopo un timido giorno scolorito; 
non so dove ebbe inizio lo splendore,
tutto improvvisamente fu arricchito:
come se in ogni chiesa un sol sorriso 
illuminasse alle Madonne il viso.


(Rainer Maria Rilke)

Siamo degli umili fiorellini

- 2 Novembre

Marianna, son convinta che a noi, poveri cuori deboli e timidi, tutto cotesto tumulto del mondo, tutte coteste sensazioni potenti, tutti cotesti piaceri facciano un male immenso. Siamo degli umili fiorellini avvezzi alla dolce tutela della stufa, che l'aria libera uccide.
Ti rammenti come io ti scrivessi di essere allegra, felice, due mesi or sono? Come ogni nuova emozione fosse un tesoro pel mio cuore avido di contentezza? Come ringraziassi il mio buon Dio di tutte quelle sensazioni piacevoli a cui si schiudeva l'anima mia benedicendolo?... È vero, Marianna! Purtroppo è vero quello che ci dicevano sempre le monache, e che il Padre Anselmo ripeteva dal pulpito: le vere gioie tranquille, serene, durevoli, son quelle del chiostro. Io non saprei spiegartene la ragione, ma quelle del mondo non son sempre le stesse. Io l'ho provato... io che mi trovo così cangiata! Tutto mi stanca, mi pesa, mi dà noia... tutto mi è argomento d'inquietudine, di turbamento... ed anche di sgomento... Lo stesso non saper trovare una ragione agli impeti improvvisi di allegria folle e quasi delirante, ed alle repentine tristezze che mi assalgono, mi spaventa. Mi sento infelice in mezzo a tutti cotesti doni del Creatore che benedissi altra volta...
Vorrei ritornare fra quelle buone pareti del convento. Vorrei inginocchiarmi in quel coro; vorrei abbracciare i piedi di quel crocifisso; vorrei baciarti, e nasconderti il viso in seno, e sfogarmi delle lagrime che mi si aggruppano in cuore. 
Non mi deridere, Marianna; compiangimi, piuttosto; compiangimi, ché son molto triste, e non so spiegarmi la mia tristezza, e non so trovarne la causa, e sono forse cattiva e ingrata verso il buon Dio che mi ha colmata di tante benedizioni (...) Non posso più scriverti. Vorrei piangere. Ho passato quasi tutta la notte alla finestra, fissando gli occhi nel buio profondo che mi sembrava pieno di larve, ascoltando l'uggiolare lontano dei cani, il ronzìo degli insetti notturni... e non ho avuto paura!...
Se potessi abbracciarti!... se potessi piangere!... Scrivimi almeno tu!... Scrivimi! Non ti dico altro


(Giovanni Verga; "Storia di una capinera")

E la luce venne

Ma sento, tuttavia, in me anche questo: che debbo attendere. Tante cose nuove mi fanno ressa davanti, che non posso riconoscere né distinguere. E insieme guardare un po' fuori, nel bosco e nel mare, nell'immensa bontà di questo splendore, e attendere: verrà la luce. 

E la luce venne.


(Rainer Maria Rilke; "Diario fiorentino")

Esse sono come tarde pupille delle candide Marie

Nei paesini lungo l'Arno, a Rovezzano e a Maiano, e anche sulle chiare pendici di Fiesole coperte di rose puoi incontrare tenere fanciulle che ricordano le Madonne della fioritura primaverile. Esse sono come tarde pupille delle candide Marie marmoree dei Settignano, da Maiano e Rossellino.


(Rainer Maria Rilke; "Diario fiorentino")

Qualche cosa risuona dal mio profondo

A volte mi scopro mentre sono in ascolto di me stesso, e con reverenza stupita imparo dai miei stessi colloqui. Qualche cosa risuona dal mio profondo che al di là di queste pagine, al di là delle mie care canzoni e di tutti i piani di azione futura vuole arrivare agli uomini. È come se ora dovessi parlare, in questo momento di forza e di chiarezza, in cui dal mio intimo qualche cosa più grande di me leva la sua voce: la mia beatitudine. È come se dovessi convertire gli esitanti e i dubbiosi perché nell'animo ho una potenza maggiore di quella che posso mettere nelle parole, e voglio impiegarla a liberare gli uomini dall'estranea paura da cui esco.


(Rainer Maria Rilke; "Diario fiorentino")

...una solenne e luminosa primavera

La parete della stanza all'esterno è coperta a profusione da rose gialle cariche di profumo e da piccoli fiori gialli non dissimili dalle roselline; solo che questi salgono lungo le alte spalliere un poco più quieti e obbedienti, a due a due, quasi come gli angeli di fra' Fiesole del Giudizio Universale. In vasi di pietra davanti a questi muri si sono destate molte viole del pensiero, che come caldi, vigili occhi seguono l'attività e il riposo delle mie giornate. Vorrei essere sempre tale che quelle non abbiano a stupire di me e che almeno nelle mie ore più profonde appaia come un essere a loro affine da molto tempo; un essere la cui ultima fede è una solenne e luminosa primavera...


(Rainer Maria Rilke; "Diario fiorentino")

lunedì 9 ottobre 2023

...corpo e anima uniti in modo indissolubile

Aprile, Rainer, il nostro mese... Il mese precedente quello che ci unì. Quando debbo pensare a te, e questo non succede per caso... Se per anni fui tua moglie, ciò avvenne perché per la prima volta tu fosti la mia prima realtà, corpo e anima uniti in modo indissolubile, dato di fatto incontrovertibile della vita. Davanti a te avrei potuto professare parola per parola quello che tu professasti come tuo credo: "Soltanto tu sei reale." Per questo fummo sposi prima ancora di diventare amici, e amici diventammo non per elezione, ma per nozze celebrate clandestinamente. In noi non erano due metà che si cercavano: un'integrità si riconobbe meravigliata nel fissare un'integrità inafferrabile. Fummo così fratello e sorella - come all'alba della storia, prima che le nozze tra fratelli diventassero un sacrilegio...


(Lou Andreas Salomé, Lettera a Rainer Maria Rilke)

Strumento: bilancia tra l'uomo e l'universo

Strumento: bilancia tra l'uomo e l'universo (statera...). "Le forze della natura superano infinitamente..." (Spinoza, Etica). Allora? E tuttavia il marinaio sulla sua barca ha un peso uguale a quello delle forze infinite dell'oceano. (Non dimenticare che una barca è una leva). A ogni istante il pilota - con la debole forza dei suoi muscoli sul timone e sui remi, debole, ma indirizzata - fa equilibrio a quella enorme massa d'aria e d'acqua. Niente è più bello di una barca.


(Simone Weil; "Quaderni")

Winter in Liguria

Lontano dalle gelide contrade

Lontano dalle gelide contrade
sono esiliato nella primavera:
e come, incerto, sosto sul suo limite,
nelle mie mani incredule si posa 
la nuova terra, luminosamente. 

Accetto lo splendido dono 
per plasmarlo in silenzio, e poi spiegarne
intero ogni colore; e infine offrirlo
a Te con un sorriso trepidante.

Solo posso tacere e osservare...
Una volta potei anche suonare?
Le ore sono simili a dame,
con azzurre brillanti delizie
intente a blandirmi.

Debbo dirti i miei giorni
o la mia stanza serale? 
I desideri si fanno selvatici,
da tutti i quadri gli angeli mi seguono.


(Rainer Maria Rilke)

domenica 24 settembre 2023

...il sentimento dell'eternità

Stelle e alberi da frutta in fiore. La permanenza completa e l'estrema fragilità danno ugualmente il sentimento dell'eternità.


(Simone Weil; "Quaderni")

La virtù di questa pratica è straordinaria

(...) La dolcezza infinita di questo testo mi ha allora presa a tal punto che per alcuni giorni non potevo impedirmi di recitarlo continuamente. (...) In seguito mi sono imposta come unica pratica di recitarlo una volta ogni mattina con un'attenzione assoluta. Se durante la recita la mia attenzione divaga o s'addormenta, sia pure in modo infinitesimale, ricomincio finché abbia ottenuto per una volta un'attenzione assolutamente pura. Mi accade allora a volte di ricominciare ancora una volta per puro piacere, ma lo faccio solo se spinta dal desiderio. La virtù di questa pratica è straordinaria e mi sorprende ogni volta, poiché sebbene la provi ogni giorno essa supera ogni volta la mia attesa. Talvolta già le prime parole strappano il mio pensiero al mio corpo e lo trasportano in un luogo fuori dello spazio da dove non c'é né prospettiva né punto di vista. Lo spazio si apre. L'infinità dello spazio ordinario della percezione è sostituito da un'infinità alla seconda potenza e talvolta alla terza potenza. Allo stesso tempo quest'infinità d'infinità si riempie da una parte all'altra di silenzio, un silenzio che non è un'assenza di suono, ma è l'oggetto di una sensazione positiva, più positiva di quella di un suono. I rumori, se ce ne sono, non giungono a me che dopo aver attraversato questo silenzio. A volte, durante queste recite, o in altri momenti, il Cristo è presente in persona, ma d'una presenza infinitamente più reale, più pungente, più chiara e più piena d'amore di quella prima volta in cui mi ha presa.


(Simone Weil; "Quaderni")

Una poesia insegna a contemplare i pensieri

Una poesia insegna a contemplare i pensieri invece di mutarli.


(Simone Weil; "Quaderni")

Agli amici

Cari amici, qui dico amici
Nel senso vasto della parola:
Moglie, sorella, sodali, parenti,
Compagne e compagni di scuola,
Persone viste una volta sola
O praticate per tutta la vita:
Purché fra noi, per almeno un momento,
Sia stato teso un segmento,
Una corda ben definita.

Dico per voi, compagni d’un cammino
Folto, non privo di fatica,
E per voi pure, che avete perduto
L’anima, l’animo, la voglia di vita.
O nessuno, o qualcuno, o forse un solo, o tu
Che mi leggi: ricorda il tempo
Prima che s’indurisse la cera,
Quando ognuno era come un sigillo.
Di noi ciascuno reca l’impronta
Dell’amico incontrato per via;
In ognuno la traccia di ognuno.
Per il bene od il male
In saggezza o in follia
Ognuno stampato da ognuno.
Ora che il tempo urge da presso,
Che le imprese sono finite,
A voi tutti l’augurio sommesso
Che l’autunno sia lungo e mite.


(Primo Levi)

lunedì 31 luglio 2023

...non esistono rapitori della libertà interiore

Sofocle ha scelto le leggende più orribili (Edipo, Oreste) per portarvi la serenità. La lezione delle sue tragedie è: non esistono rapitori della libertà interiore. I suoi eroi conoscono la sventura, non l'ossessione. (...) Nessuno dei suoi personaggi ha il più piccolo granello di pazzia, benché tutti si trovino in situazioni tali da rendere pazzi: Filottete, Edipo, Antigone (tra suo padre e i suoi fratelli! la sua nascita è impura, ma la sua pietà è pura), Oreste. Lo stesso Aiace, dopo il suo delirio incosciente, è meravigliosamente lucido. Mai viene infranta la forma umana. Elettra: la vittoria della purezza sull'impurità... Questa lettura mi consolerà sempre...


(Simone Weil; "Quaderni")

Amore

Amore mi accolse; e la mia anima si ritrasse, 
Colpevole di polvere e peccato. 
Ma Amore chiaroveggente, vedendomi esitare
Al mio primo incontro, 
Si accostò a me, chiedendomi dolcemente
Se mi mancava qualcosa.

Un invitato, risposi, degno d'essere qui. 
Amore disse, quello sarai tu. 
Io, il malvagio, l'ingrato? Ah, mio amato, 
Io non posso guardarti. 
Amore prese la mia mano e sorridendo rispose: 
Chi ha fatto questi occhi se non io?

Vero, Signore, ma io li ho macchiati. Che la vergogna
vada dove merita.
E tu non sai, disse Amore, chi ne sopporta il biasimo?
Mio amato, allora io voglio servire.
Ti devi sedere, disse Amore, e gustare il mio cibo. 
Così io sedetti e mangiai.


(George Herbert)

venerdì 30 giugno 2023

...immaginare la nostra vita come un fiume

Quando siamo malati e demotivati può essere incoraggiante immaginare la nostra vita come un fiume che sta per straripare oltre la diga, perché così si ha l'impressione che non vi sia una vera perdita, e che ciò che viene perso lo si riguadagni in forza. Ed ecco che all'improvviso, inspiegabilmente, mentre camminiamo nel bosco, o ce ne stiamo seduti in camera nostra, dopo due settimane inutili, smettiamo di sentirci insignificanti e vuoti.


(Henry David Thoreau; "Io cammino da solo")

Quanto ad essere felici

Quanto ad essere felici, questo è
il terribilmente difficile, estenuante. 

Come portare in bilico
sulla testa una preziosa pagoda,
tutta di vetro soffiato, adorna di campanelli
e di fragili fiamme accese;
e continuare a compiere ora per ora i mille
oscuri e pesanti movimenti della giornata
senza che un lumicino si spenga, che
un campanello dia una nota turbata. 


(Cristina Campo)

martedì 27 giugno 2023

Solo resiste al tempo

Solo resiste al tempo
quel che si fa
col tempo.
E quello che si fa
con l’eternità?
La poesia viene
quando restiamo
nell’inesauribile
compagnia della solitudine.
Viene come un sùbito
taglio, dove si mischiano
con fredda febbre,
sangue con sangue,
due separati
mondi.


(Cristina Campo)

La neve era sospesa tra la notte e le strade

La neve era sospesa tra la notte e le strade 
come il destino tra la mano e il fiore. 

In un suono soave
di campane diletto sei venuto...
Come una verga è fiorita la vecchiezza di queste scale.
O tenera tempesta
notturna, volto umano!

(Ora tutta la vita è nel mio sguardo,
stella su te, sul mondo che il tuo passo richiude).


(Cristina Campo)

giovedì 15 giugno 2023

E debbo dire come passa il giorno?

E debbo dire come passa il giorno?
Vado presto per viali radiosi
nei palazzi a gloriarmi; mi confondo 
nell'arioso piazzale al bruno popolo 
dove più ferve e grida la sua vita.

Poi prego nella mia pinacoteca, 
chiare sono le Vergini e soavi.
Esco più tardi dalla Cattedrale,
il crepuscolo è sceso sopra l'Arno
mi sento lieve, a poco a poco stanco, 
e mi dipingo Dio sull'oro...


(Rainer Maria Rilke - Firenze, 18 aprile 1898)

Maggio 1898

Si tratta solo di istanti, ma in simili istanti io vedo nel profondo della terra. E vedo le cause prime di tutte le cose come radici di grandi alberi stormenti. Vedo come ognuna si abbarbica all'altra e tutte si considerano sorelle. Come tutte bevono da una sola fonte.

Si tratta solo d'stanti, ma in simili istanti io vedo nel profondo del cielo. Vedo le stelle come quieti fiori sorridenti di quegli alberi che stormiscono. Esse ondeggiano ammiccando una all'altra, consapevoli che da una sola profondità derivano loro profumo e dolcezza. 

Si tratta solo d'istanti, ma in simili istanti io vedo lontano, oltre la terra. Vedo che gli uomini sono tronchi saldi e solitari che come vasti ponti portano dalle radici ai fiori, levando calmi e sereni i loro succhi verso il sole.


(Rainer Maria Rilke; "Diario fiorentino")

Kore

domenica 4 giugno 2023

San Francesco che getta i propri abiti al padre?

Esiste una vita - nel secolo, non nella solitudine - pura, bella e completa come una statua greca? O una sola azione che sia tale?
Il comportamento di Socrate davanti ai tribunali?
(...) San Francesco che getta i propri abiti al padre?


(Simone Weil; "Quaderni")

Che ci sia luna

che ci sia luna
sul sentiero notturno
di chi porta i fiori

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hana wo en 
shisha no yomichi ni
tsuki wo kana


(Takarai Kikaku)

Ognuno di noi può fare solo quello che può

Era il momento più bello, nei palchi le persone come ombre si sistemavano e il maestro già dava quei colpetti magici sul leggio, e questo, lo sapevo, produceva un grande silenzio e da quel silenzio nasceva la sinfonia. Non me ne ero mai accorta, quella Norma era proprio come suor Maria, come lei vestita di bianco e si inginocchiava davanti all'altare. Che signore serviva quella suor Norma? Un altro signore, perché l'altare era diverso e non parlava a bassa voce ma cantava, anche se la voce era dolce come quella di suor Maria. Dovevo sapere. Non si doveva parlare all'opera, ma non resistetti e domandai ad Ivanoe. Serviva la Luna. Una signora come Gesù Cristo? O era la luna che si vedeva in cielo? Potevo anch'io servire la luna come la Norma. Quella chiesa dove lei si esercitava era molto più grande, c'erano fiori, ma non quell'odore della signorina Jolanda, e la gente non si addormentava come quella signora nel banco davanti a me mentre l'omone brontolava asciugandosi la fronte con un fazzoletto bianco. No, lì nessuno dormiva, stavano tutti tesi, li vedevo ad occhi spalancati: eppure c'era più buio che in quell'altra chiesa dove suor Maria si era esercitata. Quanta pazienza e volontà aveva avuto: io non avrei potuto essere brava come lei, aveva ragione Ivanoe. Ognuno di noi può fare solo quello che può, e per farlo bisogna prima conoscere i propri limiti. "Ti pare Goliarda che io, con questo naso aquilino che sanguina per ogni nonnulla, possa fare il boxeur come Carlo?" Aveva ragione: ma suor Maria era diventata troppo bella esercitandosi in quella chiesa. Sì, io non avevo la stoffa, ma non so perché mi trovai in ginocchio col mento appoggiato al velluto del balconcino del palco: e piangevo. Doveva essere così perché quando misi le mani sotto il mento, il velluto era tutto bagnato. La luce si era accesa all'improvviso e tutti ora applaudivano e buttavano fiori a quella suor Norma che sorrideva proprio come suor Maria inchinandosi. Avrei servito anch'io la Luna con il vestito che Licia ed Olga mi avevano fatto: era uguale a quello di Norma. Levai quel Gesù Cristo e tutti i suoi compagni, e misi al loro posto due grosse pietre di scoglio che Ivanoe mi portò a casa. Avevamo passato tutta la mattina a cercarle all'Ognina. Mi insegnò le parole di Casta Diva, le preghiere dell'Esercito di Norma, "i druidi". E tutti i giorni cantavo quella nuova preghiera davanti all'altare. Arminio mi accompagnava al pianoforte, e quanto applaudirono anche loro, entusiasti, quella volta che feci la mia messa davanti agli amici di Ivanoe, Arminio e Licia: nessuno si addormentò, e anche i fiori mi buttarono. Quella era la signora che io avrei servito. La signora Luna. Anche qui, quando Ivanoe mi spiegò tutto della loro religione mi trovai in un impiccio terribile. Norma, per le regole del suo esercito, non poteva avere figli: trasgredì e ne ebbe due lo stesso, - e così era sempre sul punto di uccidere i suoi due bambini. Anch'io avevo due bambini: avrei dovuto anch'io uccidere Licia e Goliardo per essere degna di quella signora Luna? Avevo saputo che quella signora Luna era proprio la luna e così mi misi ad interrogarla. La fissavo, ma quella non rispondeva. Era orba la luna, e forse non mi vedeva: ma a furia di fissarla, mi rispose, non con la voce: "La luna è orba e muta": mi rispose abbassando la testa. Prima che lei mi rispondesse, credevo di poter fare il sacrificio per servirla: ma quando lei, abbassando la testa senza guardarmi, mi disse: "Sì, li devi uccidere, se vuoi servirmi", capii piangendo che anche quella religione non era per me: anche lì ci voleva una forza che io non avevo. "Ognuno deve sapere i propri limiti". Per essere brigante, avevo troppa paura dei carabinieri. Per essere suor Maria, non avevo abbastanza pazienza. Per essere Norma, volevo troppo bene a Licia e Goliardo. I miei limiti erano tanti.


(Goliarda Sapienza; "Lettera aperta")

mercoledì 17 maggio 2023

Sciolto è l'Amore: e al mondo

Sciolto è l'Amore: e al mondo 
non v'ha distacco più. 
La Vita ondeggia in piena 
come un immenso mare. 
Unica Notte - Ebrezza,
poema sempiterno. 
E di noi tutti è il sole,
Volto di Luce - Dio.


(Novalis; "Inni alla notte")

Versano ancora i tuoi fedeli lagrime

Versano ancora i tuoi fedeli lagrime, 
per Te, di gaudio e di commossa eterna
riconoscenza, presso il tuo sepolcro. 
Ti veggon sempre 
risuscitare in giubilo sgomento,
e si ammirano in Te risuscitati. 
Dirottamente piangere Ti vedono
un pianto dolce al seno della Madre;
austeramente camminar, guidando
i discepoli amati;
parole pronunciar simili a foglie
strappate al tronco della Vita immenso; 
con impeto balzar gonfio di aneliti
nelle braccia del Padre, 
a Lui la nuova umanità recando,
la coppa inesauribile 
onde sgorga il Domani in flutti d'oro. 
E ti seguìa subitamente 
in trionfo pei cieli, 
la Madre tua. 
Si assise, prima, accanto a Te beata
nella tua patria nuova...
Da quel tempo, scorrean secoli molti: 
e in sempre più fulgente
magnificenza,
il tuo Creato s'animò di vita.


(Novalis; "Inni alla notte")

Sono tutti diversi, come gli uomini

Andai fin dove il giardino finiva e cominciava il bosco d'ulivi. "Lo sai che non c'è un ulivo uguale all'altro in tutto il mondo? Sono tutti diversi, come gli uomini". Ne cercai tutta la notte uno uguale ad un altro, ma non lo trovai. Nica aveva ragione. "Se lo fissi bene, scoprirai che somiglia a qualcuno che conosci: sono gli unici alberi che hanno l'anima. Non vedi come sono contorti anche nel corpo? Sono gli unici alberi che hanno l'anima contorta come quella degli uomini". "Guarda, questo sembra Carlo!" "E questo sembra il tuo ritratto".


(Goliarda Sapienza; "Lettera aperta")

domenica 30 aprile 2023

...debbo aspettare, ma da sola

Scusatemi, ma visto che aspetto debbo lasciarvi per un po'. Non posso costringervi ad aspettare con me. Quando uno aspetta e piange, non è divertente né utile per gli altri e così, abbiate pazienza, se resto su questo gradino muta per qualche tempo, debbo aspettare, ma da sola.


(Goliarda Sapienza; "Lettera aperta")

E piansi tutta la notte ma nessuno mi sentì

Questo delle mie lagrime facili ebbe un tale successo che, sulla lavagna in cucina dove si segnavano le spese da fare, dove mia madre si segnava i verbi latini (studiava latino e greco allora), e che Licia la notte continuava fino all'alba a riempire di numeri, quadrati, triangoli, - in un canto di questa lavagna incominciò il Bollettino Lagrime Goliarda:
- Ore 8. G. ha pianto perché non voleva andare a scuola.
- Ore 13. G. ha pianto perché invece del riso c'era pasta.
- Ore 13 e 30. G. ha pianto perché Carlo ha fatto finta di rubarle il dolce. 
- Ore 15. G. ha pianto perché non voleva andare a riposare per la siesta. 
- Ore 17. G. ha pianto perché dopo aver dormito non voleva più alzarsi. 
- Ore 19. G. ha pianto perché ha visto un mendicante che dormiva contro il muro. 
Quella sera che, cercando con gli occhi il mio bollettino, risultò composto di solo due righe, fui disperatissima. Possibile? Avevo pianto solo due volte? E piansi tutta la notte ma nessuno mi sentì.


(Goliarda Sapienza; "Lettera aperta")

E nel nome dei secoli a venire

E nel nome dei secoli a venire,
giunse l'offerta a Lui
d'oro d'incenso e mirra; 
Fulgore e Olezzo: i massimi
doni della Natura. 
Il suo divino solitario cuore
in un florido calice si aprì
d'onnipotente Amore. 
Il Pargolo celeste al nobil volto
si protendea del Padre,
riposando tranquillo, Egli, nel grembo
preveggente e beato
della sua Madre sorridente e austera. 
Con profetico sguardo,
si affisava, pei secoli venturi, 
nei diletti germogli del suo tronco,
noncurante di sé, della sua propria
sorte terrena. 
Subitamente, i più candidi spiriti, 
affascinati dal profondo amore, 
gli si strinsero attorno. E accanto a Lui, 
siccome la campagna a primavera, 
germinava fiorendo una novella
non mai comparsa Vita. 
Parole inesauribili
di giocondi messaggi,
come faville d'un mondo celeste,
cadevan via dalle amorose labbra...


(Novalis; "Inni alla notte")

domenica 23 aprile 2023

Come infantile e grama

Come infantile e grama, 
ora, mi appar la Luce!
Come consolatore e benedetto,
l'addio del Giorno!
Solo perché la Notte ti sottrae
i fedeli adoranti, 
tu seminasti per gli spazii immensi
le rifulgenti sfere,
ad annunciar l'onnipotenza tua, 
- il tuo ritorno, o Luce! - 
nell'ore in cui ti assenti. 
Più divini degli astri che lampeggiano
lassù nel cielo, 
ne appaion gl'infiniti occhi interiori
che in noi la Notte ha schiusi. 
Scrutano in più remote lontananze
che non i più pallenti astri remoti
di quelle schiere innumeri. 
Senza l'ausilio di veruna luce,
esploran quelli
nel più profondo un'anima amante
e d'ebrezza indicibile riempiono
un più sublime spazio.


(Novalis; "Inni alla notte")

A vestal

 

sabato 8 aprile 2023

2 luglio 1858

Nel paesaggio che circonda un grande fiume ci sono elementi che richiamano la cultura e la civilizzazione. Le sue correnti conducono i nostri pensieri e i nostri corpi fino ai porti più noti e ci mettono in comunicazione con tutto ciò che è bello e grandioso. Mi piace ricordare che, al termine di una camminata durata mezza giornata, ero solito fermarmi sulla riva del Merrimack: era abbastanza ampia da interrompere la terra e trasportare il mio sguardo e i miei pensieri, lungo la corrente, fino al mare. Un fiume è superiore al lago proprio per questa sua capacità liberatoria. Ha moto e lunghezza indefiniti. Un fiume che abbraccia una città è come un'ala, che può non essere usata ma è sempre pronta a innalzare la città sul resto del mondo. Le sue rapide correnti fanno somigliare il fiume a una grande ala mossa dal vento. Le città attraversate da un fiume sono città alate.


(Henry David Thoreau; "Io cammino da solo")

12 marzo 1853

Vai ad abitare il più possibile vicino al fiume nel quale scorre la tua vita. Perché molti si circondano di persone, e si dedicano ad attività, che ne oscurano i giorni: spesso le persone preferiscono le tenebre alla luce.


(Henry David Thoreau; "Io cammino da solo")

Qual mistero c'è dentro di noi, Marianna?

- 10 Ottobre

(...)
Dopo il pranzo la solita passeggiata. La sera era bellissima; ma, non so perché, io non fui così gaia, così contenta com'erano tutti, e come fui l'altra volta. Mi piaceva udire il lieve fruscìo della foglia che cadeva, lo stormire degli alberi, il canto lontano dell'assiuolo, mi piaceva ad aver paura dove l'ombra era più oscura, e starmi sola in disparte, poiché di tratto in tratto mi si velavano gli occhi di lagrime. 
Qual mistero c'è dentro di noi, Marianna?


(Giovanni Verga; "Storia di una capinera")

Abbracciami, Marianna mia...

- 1 Ottobre

(...)
Ci son dei momenti in cui questa folla di pensieri fermenta, e mi riempie la testa di vertigini, m'inebbria, mi stordisce. Son folle, tutte queste nuove sensazioni saranno troppo violente per me, abituata alla pace ed al raccoglimento claustrale. Io son felice di poterne parlare almeno con te, di poter riversare nel tuo cuore quella parte del mio che trabocca. 
Scrivimi, scrivimi subito. Non far passare tanto tempo prima di rispondermi. Confortami, discorri colla tua povera amica, ch'è inquieta, sconcertata da tutti cotesti rumori, da tutte coteste novità, da tutte coteste nuove impressioni, e trema come un uccelletto, spaventato persino dai curiosi che stanno ad osservarlo, i quali non avranno certamente intenzione di farli del male, ma gliene fanno col solo stargli d'attorno. 
Vorrei piangere, vorrei ridere, vorrei cantare, vorrei stare allegra. Ho bisogno di una tua lettera. Ho bisogno di parlare con te, intendi? Abbracciami, Marianna mia... Se potessi piangere, e nasconderti il viso in seno!...


(Giovanni Verga; "Storia di una capinera")

...ci son delle ore in cui vorrei piangere

- 27 Settembre

Quando siamo giunti in cima al monte, che magnifico spettacolo! Il castagneto non arriva sin là, e dalla vetta del monte si può godere la vista di uno sterminato orizzonte. Il sole tramontava da un lato, mentre la luna sorgeva dall'altro: alle due estremità due crepuscoli diversi, le nevi dell'Etna che sembravano di fuoco, qualche nuvoletta trasparente che viaggiava per l'azzurro del firmamento come un fiocco di neve, un profumo di tutte le vigorose vegetazioni della montagna, un silenzio solenne, laggiù il mare che s'inargentava ai primi raggi della luna, e sul lido, come una macchietta biancastra, Catania, e la sua vasta pianura in fondo limitata da quella catena di monti azzurri, e solcata da quella striscia lucida e serpeggiante che è il Simeto, e poi, grado grado salendo verso di noi, tutti quei giardini, quelle vigne, quei villaggi che ci mandano da lontano il suono dell'avemaria, la vetta superba dell'Etna che si slancia verso il cielo, e le sue vallate che già sono tutte nere, e le sue nevi che risplendono degli ultimi raggi del sole, e i suoi boschi che fremono, che mormorano, che si agitano. Marianna, ci son delle ore in cui vorrei piangere, in cui vorrei stringere le mani a tutti quelli che mi son vicini, in cui non potrei profferire una sola parola, mentre mi si affollano in testa mille pensieri...
(...)
Mi pare che non abbia dimenticato di dirti nulla. Scrivimi presto e lungamente. Dimmi che mi vuoi bene (...)


(Giovanni Verga; "Storia di una capinera")

martedì 7 marzo 2023

Perdonami ed amami

- 16 Novembre

(...) Prega Iddio che mi faccia presto ritornare alla mia tranquilla e modesta esistenza, e che nel silenzio di quei corridoi si estingua il soffio tempestoso che viene dal mondo a turbare la sbigottita anima mia. 
Ti ho scritto cogli occhi velati di lagrime; non so nemmeno quello che ho scritto. Perdonami ed amami, ché ho molto bisogno di essere amata.


(Giovanni Verga; "Storia di una capinera")