domenica 30 ottobre 2016

Martedì mattina, 9 settembre 1941

(...) Quel mal di stomaco, quell'oppressione, quel senso di aver un nodo dentro e di venir schiacciata sotto un grosso peso, sono certamente il prezzo che debbo pagare ogni tanto per la mia avidità di conoscere tutto della vita, e di penetrare dappertutto. A volte, però, è troppo. Dal test di Taco Kuiper era venuta fuori una persona che pretendeva di vivere ogni cosa della vita, ma che sapeva poi anche assimilarla. Sarà così, sarà che gli ingorghi interiori fanno parte di questi processi: ma devono pur essere ridotti a un minimo, altrimenti la mia vita diventa impossibile.


(Etty Hillesum; "Diario")

Domenica mattina

(...) Le due di pomeriggio: catalogando i libri della biblioteca di S., ci trovo Das Stundenbuch di Rilke. Può sembrare paradossale, ma S. guarisce le persone insegnando loro ad accettare il dolore.


(Etty Hillesum; "Diario")

Studio Gleams


venerdì 28 ottobre 2016

Dentro di me c'è una sorgente molto profonda

- 26 agosto 1941, martedì sera.

Dentro di me c'è una sorgente molto profonda. E in quella sorgente c'è Dio. A volte riesco a raggiungerla, più sovente essa è coperta da pietre e sabbia: allora Dio è sepolto. Allora bisogna dissotterrarlo di nuovo. M'immagino che certe persone preghino con gli occhi rivolti al cielo: esse cercano Dio fuori di sé. Ce ne sono altre che chinano il capo nascondendolo fra le mani, credo che cerchino Dio dentro di sé (...).


(Etty Hillesum; "Diario")

15 marzo 1941, le nove e mezzo di mattina

Ieri pomeriggio abbiamo scorso insieme le note che mi aveva dato. Quando siamo arrivati alla frase:  basta che esista una sola persona degna di esser chiamata tale per poter credere negli uomini, nell'umanità, m'è venuto spontaneo di buttargli le braccia al collo. È un problema attuale: il grande odio per i tedeschi ci avvelena l'animo. Espressioni come: "che anneghino tutti, canaglie, che muoiano col gas", fanno ormai parte della nostra conversazione quotidiana; a volte fanno sì che uno non se la senta più di vivere, di questi tempi. Ed ecco che improvvisamente, qualche settimana fa, è spuntato il pensiero liberatore, simile a un esitante e giovanissimo stelo in un deserto d'erbacce: se anche non rimanesse che un solo tedesco decente, quest'unico tedesco meriterebbe di essere difeso contro quella banda di barbari, e grazie a lui non si avrebbe il diritto di riversare il proprio odio su un popolo intero. Questo non significa che uno sia indulgente nei confronti di determinate tendenze, si deve ben prendere posizione, sdegnarsi per certe cose in certi momenti, provare a capire, ma quell'odio indifferenziato è la cosa peggiore che ci sia. È una malattia dell'anima. Odiare non è nel mio carattere. Se, in questo periodo, io arrivassi veramente a odiare, sarei ferita nella mia anima e dovrei cercare di guarire il più presto possibile.


(Etty Hillesum; "Diario")

mercoledì 19 ottobre 2016

Il mondo rotola melodiosamente dalla mano di Dio

- Domenica 9 marzo 1941

"Il mondo rotola melodiosamente dalla mano di Dio": ho avuto in mente queste parole di Verwey per tutto il giorno. Anch'io vorrei rotolare melodiosamente dalla mano di Dio. E ora buona notte.


(Etty Hillesum; "Diario")

Se sei una donna forte

Se sei una donna forte
proteggiti dai vermi che vorrebbero mangiare il tuo cuore.
Essi usano tutti i travestimenti dei carnevali della terra:
si vestono come colpe, come opportunità, come prezzi che bisogna pagare.
Ti frugano l’anima, insinuano il trapano dei loro sguardi o dei loro pianti
nel più profondo magma della tua essenza
non per accendersi con il tuo fuoco
ma per spegnere la passione
l’erudizione delle tue fantasie.
Se sei una donna forte
devi sapere che l’aria che ti nutre,
trasporta anche parassiti, mosconi,
minuti insetti che cercheranno di abitare nel tuo sangue
e nutrirsi di quanto è solido e grande in te.
Non perdere la compassione, ma temi ciò che conduce
a negarti la parola, a nascondere chi sei
ciò che ti obbliga a smussarti
e ti promette un regno terrestre in cambio
di un sorriso compiacente.
Se sei una donna forte preparati per la battaglia:
impara a stare sola,
impara a dormire senza paura nella più assoluta oscurità,
impara che nessuno ti lancia corde quando ruggisce la tempesta,
a nuotare controcorrente.
Allenati nelle attività della riflessione e dell’intelletto.
Leggi, fa l’amore con te stessa, costruisci il tuo castello,
circondalo di fossi profondi,
però fai ampie porte e finestre.
È necessario che coltivi enormi amicizie,
che coloro che ti circondano e ti amano sappiano chi sei
fatti un cerchio di falò e accendi nel centro della tua stanza
una stufa sempre ardente, dove si mantenga il fervore dei tuoi sogni.
Se sei una donna forte proteggiti con parole e alberi
e invoca la memoria di donne antiche.
Devi sapere che sei un campo magnetico
verso il quale viaggeranno urlando i chiodi arrugginiti
e l’ossido mortale di tutti i naufragi.
Proteggi, dà rifugio,
ma prima proteggi te stessa.
Mantieni le distanze
Costruisciti.
Abbi cura di te.
Conserva il tuo potere.
Difendilo.
Fallo per Te:
Te lo chiedo in nome di tutte noi.


(Gioconda Belli)

E il cuore è sempre vuoto e non mai sazio

- Torino, 3 settembre 1910

Caro Guido,
dal finestrino del vagone mentre il treno sbuffando partiva ho lasciato cadere nelle mani tese di Borgese i foglietti stampati di Paolo e Virginia che m’erano giunti poco prima all'albergo dopo varie peregrinazioni per gli hotels di Alassio. Ho gridato a Borgese che tu vuoi un suo giudizio, ho udito che me l’ha promesso e sono scomparsa nel buio di una galleria in una nuvola grigia di fumo. Ora attendo il giudizio per comunicartelo; il mio se lo vuoi è questo: che quella poesia è fatta con un’arte finissima, che piacerà certo anche agli eruditi, ma è una virtuosità, ed ha la freddezza del puro virtuosismo. Forse m’inganno ma ne ebbi questa impressione. Del resto può stare in compagnia delle tue migliori per la misura perfetta e il limpido stile. Io ho sbandato per le vie del mare i miei fantasmi poetici, ma spero di ritrovarli in questa Torino quieta e spopolata e dimessa che s’intona col mio spirito un po’ grigio. Sai che una cosa strana è accaduta? che il 28 di agosto forse nell’ora stessa in cui tu mi vedevi su uno scoglio con le mani nelle mani di qualche tentatore, questo realmente accadeva come nella tua visione ed io tessevo un innocuo ma fresco e delizioso flirt con un adolescente non privo di qualche grazia sentimentale e d’un certo spirito di poesia. Ora tutto è passato come un’ala di vento marino e gli occhi tentatori non mi sorridono più. Tout passe, tout casse, tout lasseE il cuore è sempre vuoto e non mai sazio. Sai che medito un volume di versi nuovi? Ma è un grande segreto che nessuno conosce. Sarà una cosa ciclica come "Le Seduzioni" e avrà per titolo "I domani". Sento lo snervante rimpianto, l’amaro ardente e sognante come l’assenzio di questa parola... Io vedo dietro le sillabe che la compongono, aggrupparsi lontanare disperdersi un mondo d’imagini ancora informi, ancora incerte ma già vive nel mio sogno. E le vedo atteggiarsi in gesti di così intensa espressione che il cuore mi si stringe e mi si annebbiano gli occhi, come se già leggessi scritti dalle mie dita i versi che le faranno vive. Non sorridere sai, fratello buono, può anche darsi che sia una delle tante allucinazioni che sorgono in certi dormiveglia della coscienza poetica. (...) Io resterò qui tutto settembre meno un viaggio a Venezia di pochi giorni verso la metà del mese. Forse non andrò nemmeno a vendemmiare a Cravanzana: ho troppo bisogno di raccoglimento e di lavoro, ché l’opera fu da me trascurata in modo indegno. Chi sa se mi ritroverò ancora? E tu che fai? Quando verrai a Torino? Avvertimene prima secondo l’uso consueto. Vedesti "La Lettura" con le Muse italiche? Se potessimo discorrere un poco insieme di tante cose! È ancora incerto il giorno della mia partenza per Venezia ma la ventura settimana non mi muovo certo. Se tu venissi faresti opera meritoria per la nostra amicizia. Scrivimi prestissimo comunicandomi le tue intenzioni, e pensami fraternamente sempre.

Amalia


(Amalia Guglielminetti, Lettera a Guido Gozzano)

lunedì 10 ottobre 2016

Torino, 23 febbraio 1910

Caro Guido,
questa mattina ho parlato per mezzora con Gabriele D'Annunzio il quale mi ha manifestato un vivo desiderio di conoscerti. Gli ho promesso di portarti da Lui io stessa quando il Poeta tornerà a Torino, cioè nel mese di marzo. E spero che non vorrai smentirmi,  tanto più che il Divino è poi la persona più cortesemente umana del mondo. Ti racconterò poi i particolari dell'incontro d'ieri sera dopo la conferenza e quelli del colloquio di stamane. Ne conservo un ricordo indimenticabile e una deliziosa dedica sul "Forse che sì, forse che no", da Lui offertomi: "Ad Amalia Guglielminetti che con sì fiera melodia canta la sua novità". Ti piace? Vieni presto a Torino, ti aspetto col più egoistico desiderio. Devi farmi bene con la tua presenza, con le tue parole. Lo dissi anche a D'Annunzio, e sentii che  mi aveva così bene intesa! Mandami anche solo una parola ma presto, subito.
Un fraterno bacio,

Amalia


(Amalia Guglielminetti, Lettera a Guido Gozzano)

Io vivo in solitudine e in odio contro l'umanità...

- Torino, 21 novembre 1909

La vostra fedele, immutabile fraternità non vi spinge nemmeno più a rispondere alle mie lettere. So che siete qui, da molto: mi sono informata, io stessa, direttamente;  e so che tutti hanno il bene di vedervi, meno io. Io vivo in solitudine e in odio contro l'umanità: non ultima causa di quest'odio siete voi. Questo vi sarà indifferente, ma è bene che sappiate - voi che non potete essere triste - quale tristezza amara sia oggi in me, e non oggi soltanto. Addio, state sereno.

Amalia


(Amalia Guglielminetti, Lettera a Guido Gozzano)

Mariana in the South


domenica 9 ottobre 2016

Che importa vivere, - che giova amar?

- Torino, novembre 1909

Guido molto amato, 
si può sapere in che mondo vivi? Da varie parti mi si chiede di te come s'io fossi la tua custode, ed io t'ignoro peggio di altri. Ho letto sul "Viandante" il tuo "Esperimento" e ho riveduto una strada ripida di Moncalieri, un angolo chiaro di paesaggio e noi due fermi: io a udire e tu a dire il poemetto. Come rammento il tuo tono di voce nelle parole: "che importa vivere, - che giova amar?" Fatti vivo, buon fratello cattivo e oblioso; dicono che sei a Torino, ma saresti così perverso da non farti vedere da me? Non mi vuoi più bene, lo sento! Vedi, mi lamento come una modistina abbandonata dall'amante e siamo tu celebre e io quasi,  senza contare che ci amiamo di un amore puro. Scrivimi se sei a Torino o altrove, anzi vieni a trovarmi:  voglio dirti tante cose, tante care cose sciocche, di quelle che si dicono fra persone intelligenti. Se non ti fai vivo m'offendo, te lo giuro, e rinnego la nostra fraternità. Ti bacio su una tempia:  dev'essere un po' cavata la tua tempia, credo. Addio.

Amalia

Come sta tua madre?


(Amalia Guglielminetti, Lettera a Guido Gozzano)