lunedì 26 novembre 2018

La notte bianca

Un'epoca lontana in sogno mi riappare,
la casa nel quartiere Pietroburgo.
Figlia d'una modesta proprietaria della steppa
tu sei all'istituto, tu, nativa di Kursk.
 
Sei carina e hai molti ammiratori.
In questa notte bianca noi due insieme,
rincantucciati sul tuo davanzale,
guardiamo giù da questo grattacielo.
 
Il mattino ha lambito col suo primo tremito
i lampioni, come farfalle di gas.
Ciò che sottovoce vado raccontandoti
somiglia tanto alle lontananze addormentate.
 
E noi siamo in preda a una medesima
trepidante dedizione al mistero,
come Pietroburgo col suo panorama
che si stende oltre la Neva sconfinata.
 
Laggiù, lontano, dietro impenetrabili confini,
in questa notte bianca di primavera,
con uno strepito d'inni gli usignoli
fanno echeggiare i limiti dei boschi.
 
Il frenetico trillo dilaga.
La voce del minuto, gracile uccellino
eccita all'entusiasmo e allo scompiglio
nella profondità della foresta incantata.
 
In quei posti, scalza viandante,
penetra la notte lungo lo steccato,
e dietro lei dal davanzale si trascina
l'orma del discorso origliato.
 
Fra gli echi di quel discorso sorpreso,
nei giardini recinti d'assicelle
i rami dei meli e dei ciliegi
si vestono d'un colore bianchiccio.
 
E, come fantasmi, gli alberi
si riversano bianchi in folla sulla strada,
facendo come cenni d'addio
alla notte bianca che così tanto ha visto.
 
 
(Boris Pasternak)

domenica 11 novembre 2018

Mai davvero felice e mai del tutto

Mai davvero felice e mai del tutto
infelice - oh, l'ho capito; e mi regolo.
Ma pensare la gioia, almeno quello:
pensarla! e qualche volta, senza farsi
troppe idee, senza montarsi la testa,
annusarla, sfiorarla con le dita
come se fosse (non lo è?) l'avanzo
della vita d'un santo, una reliquia…
 
 
(Giovanni Raboni)

Tanto difficile da immaginare

Tanto difficile da immaginare,
davvero, il paradiso? Ma se basta
chiudere gli occhi per vederlo, sta
lì dietro, dietro le palpebre, pare
 
che aspetti noi, noi e nessun altro, festa
mattutina, gloria crepuscolare
sulla città invulnerata, sul mare
di prima della diaspora – e si desta
 
allora, non la senti? una lontana
voce, lontana e più vicina come
se non l’orecchio ne vibrasse ma
 
un altro labirinto, una membrana
segreta, tesa nel buio a metà
fra il niente e il cuore, fra il silenzio e il nome…
 
 
(Giovanni Raboni)

Diana