martedì 11 novembre 2014

Storia della notte

Lungo il tempo delle generazioni
Gli uomini eressero la notte.
Era al principio cecità e sonno
E spine che lacerano il piede nudo

E la paura dei lupi.
Mai sapremo chi forgiò la parola
Per l'intervallo d'ombra
Che divide i due crepuscoli;
Mai sapremo in che secolo fu cifra
Dello spazio stellato.
Altri generarono il mito.
La fecero madre delle parche tranquille
Che tessono il destino
E le sacrificavano pecore nere
E il gallo che ne annuncia la fine.
Dodici case le diedero i caldei;
Infiniti mondi, il portico.
Esametri latini la modellarono
E il terrore di Pascal.
Luis de Léon vide in essa la patria
Della sua anima trasalita.
Ora la sentiamo inesauribile
Come un antico vino
E nessuno può contemplarla senza vertigine
E il tempo l'ha affollata d'eternità.


E pensare che non esisterebbe
Senza questi tenui strumenti, gli occhi.

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A lo largo de sus generaciones
los hombres erigieron la noche.
En el principio era ceguera y sueño
y espinas que laceran el pie desnudo
y temor de los lobos.
Nunca sabremos quién forjó la palabra
para el intervalo de sombra
que divide los dos crepúsculos;
nunca sabremos en qué siglo fue cifra
del espacio de estrellas.
Otros engendraron el mito.
La hicieron madre de las Parcas tranquilas
que tejen el destino
y le sacrificaban ovejas negras
y el gallo que presagia su fin.
Doce casas le dieron los caldeos;
infinitos mundos, el Pórtico.
Hexámetros latinos la modelaron
y el terror de Pascal.
Luis de León vio en ella la patria
de su alma estremecida.
Ahora la sentimos inagotable
como un antiguo vino
y nadie puede contemplarla sin vértigo
y el tiempo la ha cargado de eternidad.

Y pensar que no existiría
sin esos tenues instrumentos, los ojos.


(Jorge Luis Borges)

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