venerdì 31 agosto 2012

Vedere chiaro

Tutta la poesia è luminosa, persino
la più oscura.
E' il lettore che ha talvolta,
al posto del sole, nebbia dentro di se.
E la nebbia non permette mai di vedere chiaro.

Se ritornerà
un'altra volta e un'altra volta
e un'altra volta
a queste sillabe infiammate
rimarrà cieco da tanto chiarore.
Sia felice se arriverà.

-----

Toda a poesia è luminosa, até
a mais obscura.
O leitor é que tem às vezes,
em lugar do sol, nevoeiro dentro de si.
E o nevoeiro nunca deixa de ver claro.

Se regressar
outra vez e outra vez
e outra vez
a essas sílabas acesas
ficará cego de tanta claridade.
Abençoado seja se lá chegar.


(Eugénio de Andrade)

sabato 25 agosto 2012

Divento dio

(...)
Divento dio se tocco
il tuo cuore.



(Mahmoud Darwish)

"Ti piacciono i miei fiori?"

Lei portava in mano degli orribili fiori gialli, irritanti! Lo sa il diavolo come si chiamano, ma chissà perché sono i primi che appaiono a Mosca. E quei fiori spiccavano molto nitidamente sul suo nero mantello primaverile. Portava dei fiori gialli! Brutto colore. Dalla Tverskaja, svoltò in un vicolo e qui si voltò indietro. Conosce la Tverskaja? Sulla Tverskaja camminano migliaia di persone, ma le assicuro che lei aveva visto solo me e mi aveva osservato non proprio con inquietudine, ma quasi dolorosamente. E mi colpì non tanto la sua bellezza, quanto la straordinaria, incredibile solitudine dei suoi occhi. Obbedendo a quel segnale giallo anch'io svoltai nel vicolo e la seguii. Camminavamo in silenzio per lo storto vicolo triste; io da una parte e lei dall'altra; e non c'era, pensi, anima viva. Io mi tormentavo perché mi sembrava indispensabile parlare con lei ma temevo che non sarei riuscito a pronunciare nemmeno una parola, che lei se ne sarebbe andata e non l'avrei più rivista. E a un tratto, pensi, fu lei a parlare: "Ti piacciono i miei fiori?" Ricordo chiaramente come risuonò la sua voce, abbastanza bassa ma con degli sbalzi, e sebbene fosse una sciocchezza, mi parve che, rifrangendosi, contro il muro sporco e giallastro del vicolo, provocasse un'eco. Passai rapidamente dalla sua parte e, avvicinandomi, risposi: "No". Lei mi guardò meravigliata e io di colpo, non so perché, capii di avere amato per tutta la vita proprio quella donna! (...) Lei mi gettò uno sguardo sorpreso e, dopo avermi guardato, domandò: "Non ti piacciono i fiori in generale?" Nella sua voce c'era, mi parve, dell'ostilità. Le camminavo a lato, cercando di adeguarmi al suo passo, e con mia grande sorpresa, non mi sentivo affatto imbarazzato. "No, mi piacciono i fiori, ma non questi", dissi. "E quali?" "Mi piacciono le rose." Ma rimpiansi quello che avevo detto, perché lei sorrise con aria colpevole e gettò i suoi fiori nel rigagnolo. Tuttavia, un po' smarrito, li raccolsi e glieli porsi; lei li respinse sorridendo e io li tenni tra le mani. Andammo avanti un po' di tempo, così in silenzio, finché lei non mi tolse di mano i fiori e li buttò sul selciato, poi infilò la sua mano guantata di nero nella mia, e camminammo l'uno accanto all'altro. (...) L'amore era balzato davanti a noi così come esce dalla terra in qualche viottolo un assassino, e ci aveva colpiti tutti e due insieme. Così colpisce un fulmine, un pugnale! Del resto lei affermò in seguito che non era così, che certamente ci amavamo da molto, senza conoscerci, senza esserci mai visti. (...) Lei, dunque, diceva di essere uscita quel giorno con i fiori gialli in mano perché io finalmente potessi trovarla...


(Michail Bulgakov; "Il Maestro e Margherita")

venerdì 24 agosto 2012

Cercavo un inizio ad effetto

lunedì 20 agosto 2012

A Eugenio Montale

I tuoi acini d'oro,
i limoni perduti
nel grembo di altre donne
che ti hanno solo sognato.
Capita anche a me, Maestro,
di aver fatto l'amore
con quelli
che non ho mai conosciuto.


(Alda Merini)

domenica 19 agosto 2012

Aspettami ed io tornerò

Aspettami ed io tornerò,
ma aspettami con tutte le tue forze.
Aspettami quando le gialle piogge
ti ispirano tristezza,
aspettami quando infuria la tormenta,
aspettami quando c'è caldo,
quando più non si aspettano gli altri,
obliando tutto ciò che accadde ieri.
Aspettami quando da luoghi lontani
non giungeranno mie lettere,
aspettami quando ne avranno abbastanza
tutti quelli che aspettano con te.

Aspettami ed io tornerò,
non augurare del bene
a tutti coloro che sanno a memoria
che è tempo di dimenticare.
Credano pure mio figlio e mia madre
che io non sono più,
gli amici si stanchino di aspettare
e, stretti intorno al fuoco,
bevano vino amaro
in memoria dell'anima mia...
Aspettami. E non t'affrettare
a bere insieme con loro.

Aspettami ed io tornerò
ad onta di tutte le morti.
E colui che ormai non mi aspettava,
dica che ho avuto fortuna.
Chi non aspettò non può capire
come tu mi abbia salvato
in mezzo al fuoco
con la tua attesa.
Solo noi due conosceremo
come io sia sopravvissuto:
tu hai saputo aspettare semplicemente
come nessun altro.

-----

Жди меня, и я вернусь.
Только очень жди,
Жди, когда наводят грусть
Желтые дожди,
Жди, когда снега метут,
Жди, когда жара,
Жди, когда других не ждут,
Позабыв вчера.
Жди, когда из дальних мест
Писем не придет,
Жди, когда уж надоест
Всем, кто вместе ждет.

Жди меня, и я вернусь,
Не желай добра
Всем, кто знает наизусть,
Что забыть пора.
Пусть поверят сын и мать
В то, что нет меня,
Пусть друзья устанут ждать,
Сядут у огня,
Выпьют горькое вино
На помин души...
Жди. И с ними заодно
Выпить не спеши.

Жди меня, и я вернусь,
Всем смертям назло.
Кто не ждал меня, тот пусть
Скажет: - Повезло.
Не понять, не ждавшим им,
Как среди огня
Ожиданием своим
Ты спасла меня.
Как я выжил, будем знать
Только мы с тобой,-
Просто ты умела ждать,
Как никто другой.


(Konstantin Simonov)

I sogni hanno questo di volgare

I sogni hanno questo di volgare: che tutti sognano.


(Fernando Pessoa)

giovedì 16 agosto 2012

Agonia

Girerò per le strade finché non sarò stanca morta
saprò vivere sola e fissare negli occhi
ogni volto che passa e restare la stessa.
Questo fresco che sale a cercarmi le vene
è un risveglio che mai nel mattino ho provato
così vero: soltanto, mi sento più forte
che il mio corpo, e un tremore più freddo
accompagna il mattino.

Son lontani i mattini che avevo vent'anni.
E domani, ventuno: domani uscirò per le strade,
ne ricordo ogni sasso e le striscie di cielo.
Da domani la gente riprende a vedermi
e sarò ritta in piedi e potrò soffermarmi
e specchiarmi in vetrine. I mattini di un tempo,
ero giovane e non lo sapevo, e nemmeno sapevo
di esser io che passavo - una donna, padrona
di se stessa. La magra bambina che fui
si è svegliata da un pianto durato per anni
ora è come quel pianto non fosse mai stato.

E desidero solo colori. I colori non piangono,
sono come un risveglio: domani i colori
torneranno. Ciascuna uscirà per la strada,
ogni corpo un colore - perfino i bambini.
Questo corpo vestito di rosso leggero
dopo tanto pallore riavrà la sua vita.
Sentirò intorno a me scivolare gli sguardi
e saprò d'esser io: gettando un'occhiata,
mi vedrò tra la gente. Ogni nuovo mattino,
uscirò per le strade cercando i colori.


(Cesare Pavese)

mercoledì 15 agosto 2012

Il tuo sorriso

 Il tuo sorriso
vibrazione che anima la vita
e la sconfitta.
C'è il tuo genio nel tuo sorriso.
Sapienza implacabile,
dominio e sdegno,
a fiore di un occulto vortice
ritmo di fantasia iridescente...
Il tuo sorriso...
Sottile ombra canora
su la chiarezza silenziosa
del fermo volto.
O gagliardo
amo il tuo sorriso,
che si esprime oltre il tuo stesso volere,
balenante segno
della vita che in visione trascendi,
amo il tuo sorriso
malizia di fanciulla
e magia d'eroe,
il tuo sorriso dove,
a fiore d'un occulto vortice,
smaglia e canta,
soffusa di danzante ombra,
la sua forza...
Vibri, e altro non chiedi.
Attingi e varchi la vita
col tuo sorriso
fantasticamente ti dissolvi
il dolore noto e la gioia ignota,
in un brivido che t'allaccia
al cuore del mondo.
C'è il tuo genio nel tuo sorriso.


(Sibilla Aleramo)

domenica 5 agosto 2012

Per quel tuo cuore

(...)
Per quel tuo cuore che io largamente preferisco
ad ogni altra burrasca


(Amelia Rosselli)

Amo tutto ciò che scorre

"Amo tutto ciò che scorre" disse il grande Milton cieco dei nostri tempi. Pensavo a lui stamattina quando mi son destato con un grande urlo di gioia: pensavo ai fiumi e agli alberi e a tutto quel mondo notturno che egli esplora. Sì, dicevo a me stesso, anch'io amo tutto ciò che scorre: fiumi, fogne, lava, sperma, sangue, bile, parole, frasi. Amo il liquido amniotico quando sprizza dal suo sacco. Amo il rene coi suoi calcoli dolorosi e la renella e roba simile: amo l'orina che si versa calda e lo scolo che scorre all'infinito; amo le parole degli isterici e le frasi che si riversano come dissenteria e rispecchiano tutte le immagini morbose dell'animo umano, amo tutti i grandi fiumi come il Rio delle Amazzoni o l'Orinoco, dove uomini pazzi come Moravagine galleggiano sul sogno e sulla leggenda in una scialuppa e affogano nella cieca bocca del fiume. Amo tutto ciò che scorre, anche il flusso mestruale che si porta via il seme infecondato. Amo gli scritti che scorrono, siano essi ieratici, esoterici, perversi, polimorfi o unilaterali. Amo tutto ciò che scorre, tutto ciò che ha in sé tempo e divenire, che ci riporta al principio dove non c'è mai fine: la violenza dei profeti, l'oscenità che è estasi, la saggezza del fanatico, il prete con la sua gommosa litania, le parole sozze della puttana, lo sputo portato via nella fogna, il latte della mammella e l'amaro miele che si versa nell'utero, tutto ciò che è fluido, fuso, dissoluto e dissolvente, tutto il pus e il sudiciume che scorrendo si purifica, e che perde il suo senso originario... Il grande desiderio incestuoso è scorrere all'unisono col tempo, fondere la grande immagine dell'aldilà con quella dell'hic et nunc. Un desiderio fatuo, suicida, reso stitico dalle parole e paralizzato dal pensiero.


(Henry Miller; "Tropico del Cancro")

Ah, potessi essere...

Ah, potessi essere
tutte le persone
in tutti i posti...

-----

Ah, nao ser
eu toda a gente
e toda a parte...


(Fernando Pessoa)

sabato 4 agosto 2012

Del resto, si sa

Del resto, si sa che i malati e gli innamorati, manifestano gli stessi sintomi di deperimento: tremendo pallore, occhi cerchiati, ginocchia molli, sonno difficile, respiro lento e affannoso. Si poteva credere che soffrisse per l'avvampare della febbre, non fosse stato che piangeva sempre. O ignoranza dei medici! Ma che può voler dire il polso che batte, il colorito che continua a cambiare, il respiro affannoso, e il continuo rigirarsi da una parte all'altra? Oh dèi! Non occorre essere medici per capirlo! Basta aver conosciuto la passione dell'amore, per sapere cosa vuol dire quando uno brucia e non ha la febbre!

-----

Iam cetera salutis vultusque detrimenta et aegris et amantibus examussim convenire nemo qui nesciat: pallor deformis, marcentes oculi, lassa genua, quies turbida, et suspiritus cruciatu tarditate vehementior. Crederes et illam fluctuare tantum vaporibus febrium, nisi quod et flebat. Heu medicorum ignarae mentes, quid venae pulsus, quid coloris intemperantia, quid fatigatus anhelitus et utrimquesecus iactatae crebriter laterum mutuae vicissitudines! Dii boni, quam facilis licet non artifici medico, cuivis tamen docto Veneriae cupidinis comprehensio, cum videas aliquem sine corporis calore flagrantem!


(Apuleio; "Metamorfosi" - II sec. d.C)

I love the nape of your neck