Una felicità fatta di nulla
mi colma - e non è forse che l’arietta
di questa mattinata di settembre...
Come convalescente ch’esce al sole
la prima volta, tutto quel che vede
gli par di non averlo visto mai,
ad ogni passo scopre nuovo mondo
e di dolcezza quasi piangerebbe -
il gallo che sull’aia raspa, il cielo
azzurro tra l’argento degli ulivi,
la casetta che fuma in mezzo agli orti,
trasalendo di giubilo saluto.
Così leggera è ora la mia anima,
così poco m’appaga stamattina
che direi per vivere mi basti
vedere a ogni anno
i fiori sulla terra rinnovarsi...
Una ventata, un luccichio d’ottoni
e mi sfreccia davanti il treno lampo.
Sollevato da un impeto di gioia
io dalla siepe, come già ragazzo,
pungendomi e strappandomi mi sporgo
e mi sbraccio e il berretto agito in alto.
Fugacemente fuor d’un finestrino
una piccola mano mi risponde.
Avventurata te, o sconosciuta,
che fosti salutata al tuo passaggio
da cotanto poeta!
(Camillo Sbarbaro)