Fiorire è il fine - chi passa un fiore con uno sguardo distratto stenterà a sospettare le circostanze coinvolte in quel luminoso fenomeno costruito in modo così intricato e poi offerto, come una farfalla al mezzogiorno
venerdì 30 settembre 2016
plenilunio d'autunno
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mercoledì 28 settembre 2016
...parlo di te con un’amicizia che ha quasi della religiosità
- Cravanzana, 11 ottobre 1909
Caro Guido,
se la carta potesse arrossire certo il mio foglio ti dimostrerebbe tutta la mia vergogna per un silenzio che passa veramente i limiti della tua bontà così grande. Non credevo che si potesse tacere mesi e mesi con un amico come te per semplice pigrizia ma l’ho constatato su me stessa: è vero, è orribilmente vero. Perdonami. Sono qui da tre giorni già annoiata e stanca di questa casa e di questa campagna prima di averne respirato l’aria. Io non sono idilliaca, lo sai, e la solitudine se non è a due a due m’intendo suscettibili di riavvicinamento, non la sento e non la godo. Perciò trovandomi qui con Erminia e mia madre il meno che posso fare è di pensare ad andarmene il più presto possibile. Ciò che accadrà spero verso la fine della settimana con la scusa che sono invitata a pranzo da Rovetta che vuol conoscermi e che verrà a dare il Molière a Torino. (...) A Torino, Golia, Pastonchi e molti altri mi domandarono di te con insistenza. Dovetti confessare a qualcuno le mie colpe di accidia. Ti mandai una settimana fa la 2ª edizione del mio libro già abbastanza venduta. Nel futuro ancora nulla o quasi. Mi tenta terribilmente un poema drammatico recitabile e mi manca l’argomento. Vi penso da molto senza trovar nulla. Hai tu per caso qualche spunto da... cedermi a qualunque prezzo? Per ora - inorridisci - faccio della prosa ma assai lontana dal tuo genere maeterlinkiano. Ma non sono soddisfatta di me stessa. Tu mi fai a questo proposito una piccola ramanzina amichevole imaginando ch'io viva molto e poco pensi. No, caro, gli uomini mi disgustano da... quindici giorni. Sono quasi con George Sand: "ne ho piene le tasche!" Ho rifiutato ieri l’altro un innamorato ignoto, poeta discreto, che m’offriva la sua vita e non so che altro. Anche una donna a Torino m’ha seccata assai. L’ho liquidata con una lettera ironica. Ho perduto di vista il tuo Cappino, lo credo malato d’ipocondria a Meina; ho flirtato al mare con l’unico uomo possibile della spiaggia e me ne sono liberata a fatica: me ne è rimasta molta nausea, una catenella d’oro e una rivoltella scarica. Rari cimelii! Divento scettica, mio caro Guido, e trovo che la vita è molto polichonne. Non sempre riesco a mettermi d’accordo con lei. Con te poi andrei perfettamente d’accordo se si fosse vicini con tutto quel purissimo bene che ti voglio. Perdonami se non te lo dimostro abbastanza, ma ti giuro che parlo di te con un’amicizia che ha quasi della religiosità, e che sento davvero in questa poca anima che mi rimane. Scrivimi se vuoi qui, non sono certa di partire presto e se mai le lettere mi seguiranno. Ma certo è indiscreto domandarti lettere dopo le colpe commesse contro di te. Addio, al 25 sarò a Torino definitivamente. Ti vedrò?
Ti mando un bacio affettuoso di fraternità.
AMALIA
(Amalia Guglielminetti, Lettera a Guido Gozzano)
Che fase interiore attraversi in questo tempo?
- Bertesseno, 25 settembre 1909
Amica mia cara,
perché si tace tanto fra noi? Eppure ti ricordo, si può dire, ad ogni ora, e sento che tu mi ricordi almeno tre volte la settimana... Mi illudo? Son risalito quassù, da due giorni dopo vario pellegrinare: un soggiorno a Viù di più settimane (per cose gaie...) una gita a Torino (per cose grigie) due a Genova (per cose agro-dolci) e varie da Mamma mia: per cosa molto triste: la sua salute che è sempre sempre sempre desolante... Non ti puoi, o ti puoi, immaginare di che ombra continua sia avvolta per questo la mia giovinezza. Pensa i giorni spaventosi che precedettero il commiato dalla povera Emma vostra, pensali prolungati per mesi, per anni, in un’agonia senza scampo! Ma non ti voglio contristare con amarezze tue e mie. Forse - in quest’istante che ti scrivo - riderai con qualche amico che ti piace, o sorriderai a qualche speranza che t’illude... Che fase interiore attraversi in questo tempo? Io ho avuto molti giorni d’illusione; forse per questo ho lavorato con qualche fervore: riassumevo stamane le cose fatte in questi mesi, e mi sono rallegrato alquanto. Un anno ancora di silenzio operoso e avrò pronto un volume di poesia e due di prosa: il primo già quasi completo, i secondi completi a metà. E tu che hai fatto? Temo tu abbia molto vissuto, poco sognato, e meno operato... D’altra parte le Seduzioni t’incoronano di tali tanti allori da poterti riposare gran tempo. Io entro ora in una crisi d’ombra e di luce: combattuto da desideri e da doveri, da speranze e da freni accascianti. A giorni scenderò al piano per riprendere mia Madre e ricondurla a Torino. Ti ricordo, Cara Amica mia, con affetto grande: non so per chi altri - amici e amiche - io senta una tale riposata buona tenerezza. E tu? Affettuosità ad Erminia che t’avrà detto del nostro avversato incontro cittadino...
GUIDO
(Guido Gozzano, Lettera ad Amalia Guglielminetti)
22 Luglio 1909
Caro Guido,
hai ragione di lagnarti del mio silenzio, ma da molti giorni sono così presa dai noiosi preparativi che reca con sé una lunga assenza, che trascuro forzatamente anche i prediletti amici. Ora è notte e ti concedo un poco di me stessa, sebbene volgarizzata da tante piccolezze comuni. (...) Il tuo bel-ami Cappa è svenuto l’altra sera sulle mie scale e l’ho soccorso e l’ho sventolato io stessa con commossi gesti. Egli era più commosso ancora, tanto ch'io speravo quasi di vedermelo spirare di commozione fra le braccia. Non morì; rinvenne e mi fece la corte. Imagina la mia delusione! Sfiorare la tragedia e finire nell’idillio. Una disdetta ti dico. (...) Basta, fra giorni vado a trovare il bel mare e a farmi abbracciare da lui, più dolce degli amici poeti e poetesse, e sopratutto più fresco. Ti scriverò di là molto a lungo. Medito un’opera e se persevero te ne scriverò consultandoti. Tu scrivimi quando cambi il tuo rifugio e quando sei disposto a darmi convegno alle Borromee. Bada che noi non dimentichiamo le promesse anche a lunga scadenza. Io sarò a Paraggi (S. Margherita) "Hotel Cosmopolite" venerdì o sabato della ventura settimana, e vi resto tutto agosto. Fa di essere libero alcuni giorni in settembre: sarebbe così delizioso peregrinare un poco insieme pei laghi!
Addio per ora, teneramente
Amalia
(Amalia Guglielminetti, Lettera a Guido Gozzano)
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sabato 10 settembre 2016
Seduto su una roccia. Ho atteso il giorno.
- 8 agosto 1966
Mi sono alzato verso le quattro del mattino e ho passeggiato in riva al mare. Seduto su una roccia. Ho atteso il giorno. Quando la luce è spuntata, non è venuta dall'alto, ma dalle rocce intorno, come se vi fosse nascosta e attendesse il mattino per apparire. Questa trasfigurazione della materia, così bella, così irreale, mi ha fatto dimenticare le amare riflessioni con le quali esordisce ogni mia insonnia.
(Emil Cioran; "Taccuino di Talamanca")
Io e Dio, questa è la mistica!
...nella mia vita mi sono confrontato a lungo con la mistica. Non ho mai creduto. È strano, perché conosco veramente poca gente che si è occupata come me tanto di mistica. Sin da giovane mi sono dedicato alla mistica. Ho letto tutti i grandi mistici. Mi hanno profondamente attratto. Ho letto cinque volte l'autobiografia di Teresa d'Avila, con un'intensità quasi dissennata. (...) Io e Dio, questa è la mistica! Ed è per questo che ho letto i grandi mistici. Ho anche scritto in rumeno un libro che consiste solo di citazioni di mistici. Sono stato attratto da questa intensità dei mistici, questa prova di forza con Dio, di muoversi, per così dire, all'interno di Dio, questa aggressività dei mistici, che erano tutti grandi, potenziali eretici.
(Emil Cioran)
La donna affronta tutto quando desidera
- 24 giugno 1909
(...) Ah! le donne come sono più spontanee, più vivaci, più audaci nell’ardore. Io con "Le Seduzioni" libro fatto apposta per sedurre gli uomini non ho avuto uno solo dei tuoi successi. È un bel fenomeno, un sintomo della frigidità dell’uomo... a distanza. L’uomo è pauroso per superbia e riflessivo per calcolo; desidera un momento, non s’innamora (che) quel tanto di tempo che basta per scrivere e per suggellare la speranza di un bacio. La donna affronta tutto quando desidera per amore o per curiosità: va incontro all’ignoto e gode del pericolo. L’uomo non sa più tentare l’avventura; Don Giovanni è finito... in un aereoplano. Tu compiaciti d’esser nato uomo in tempo così propizio da poter servire d’esca all’avidità femminile e godine. Godi anche, com’io ne godo della tua felice attività poetica. Come t’invidio! Io scrissi quelle poche strofe in tre giorni, soffrendone assai, ed esse sono una chiusa un epilogo, un così sia. Dimmi tu, che faccio ora? Scrivimi e pensa a non deludermi per il viaggio alle isole... Borromee (non Canarie, ahimé!). Sarà per la metà di settembre o la fine? Pensa a scegliere e a stabilire anche per quell’altro motivo fraterno che sai. Io sono abbastanza serena e ti ricordo con tenerezza grande, ti vedo lassù a picco d’una valle verde, piccolo punto nero su l’azzurro, chino su fogli tenui della tua gloria. Ti mando un bacio con le dita lassù.
AMALIA
(Amalia Guglielminetti, Lettera a Guido Gozzano)
...l’unica cosa vera nel nostro vivere ingannevole
- Bertesseno, 20 giugno 1909
Cara Amalia,
i tuoi versi sono degni della ghirlanda dove giunsero tardi. Bellissimi. E più densi e più significativi di certi componimenti (i più antichi) delle tue "Seduzioni". Ti sintetizzi; esprimi cioè con sempre più poche parole sempre più molte cose. È un fenomeno di perfezione. Cosa che - modestia a parte - vado verificando anche in me... Cara Amalia, siamo due grandi artisti! Sai, so già a memoria i tuoi versi nuovi - com’è mio costume involontario per tutte le cose tue... Al mio gusto personale non piace un aggettivo solo, quel "secco". Compromette tutta l’immagine floreale, già pericolosa per se stessa e che pure - nella tua grazia abilissima - hai fatto accettabile anche all’occhio più ironico. So, so bene che è in metaforica armonia con tutto il tuo metaforico erbario, ma credi che suona di una comicità implacabile, denuda il lato debole del raffronto vegetomaschile. "giaceresti anche tu (« secco ») e spoglio" Il verso resta metricamente di non facile ricostruzione ma un’artefice par tua non si sgomenta di così poco. Tanto più che puoi benissimo fare della mia personalissima impressione quell’uso che credi e lasciare, per esempio, il verso completamente intatto. Perdonami e ricambiami, in casi analoghi, di pari fraternità. Tu hai un gusto più vigilante ancora del mio e fra qualche anno gli sottoporrò l’intero manoscritto dei Colloqui, perché lo passi al suo setaccio, varie settimane. A De Frenzi avevo già scritto prima del tuo biglietto di Torino, gli riscrissi ancora, prima della tua ultima lettera e sempre chiaramente insistendo. Ti prego, appena l’articolo compaia, scrivimi all’istante. Figurati che per arrivare quassù le lettere impiegano tre giorni. M’ebbi una lettera di otto pagine da Emma Gramatica, da Buenos-Aires... Una lettera che somiglia a lei. Sarà difficile, quando la piccola ritorna in patria nascondermi alla sua indagine imperiosa, quasi arrogante. Ma lo farò, a costo di offenderla atrocemente. La fuggirò a tutta prova e sarà una rincorsa ed una fuga interessantissima. Mi divertirò e ti divertirai. Alle tonsurate villanelle non piaccio: udii o mi parve di udire, nelle mozze frasi del loro dialetto esquimese, le parole "fabioc" e "pan da soûpa" - Mah!... In complesso ho ricevuto lettere di Ofelia Mazzoni - (alla quale voglio che tu voglia il bene che voglio) - care e fraterne, e lettere dall’Ida Rossi, la quale non è una scema, tutt’altro, ed è maritata, non vecchia e non brutta. Bene a sapersi per un prossimo viaggio alla capitale. E un’altra anonima femminile ho avuta, da Venezia: carta profumo e caratteri da cocotte. Ed è appunto e sempre della cocotte mia che mi parla con una passione e una fraternità psicologica appassionata e competente. Niente nome e recapito... - Mah! Ricevo ogni giorno un bel fascio di posta abbondante ed è un ristoro morale per me. Non che io sia malinconico, ma la solitudine fomenta la mia vita interiore sifattamente che vivo in uno stato di esaltazione quasi continua e mai mi son sentito così pieno di speranze, così aperto ai sogni, così facile alla rima ed al ritmo. In poco più di una settimana ho già abbozzate tre poesie, due delle quali ultimate... E - sinceramente - cose buone, che resteranno tali nel volume apparituro. Ho ritrovato il filo dei miei sogni, questa volta, e vedo che il paesaggio interiore è l’unica cosa vera nel nostro vivere ingannevole... Lavoro molto, cara Amalia. Alle 6½ son già accoccolato su qualche macigno a cavaliere della valle, con il taccuino e la matita, e sogno e respiro... Scrivo poesie, ma intanto medito il volume di prosa, le lettere a te; e in questi pochi giorni mi balenarono, al riguardo, tali e tanti spunti di bellezza inaudita che se solo riuscissi a concretarne la ventesima parte sarei sicuro di una sorpresa letteraria senza pari... Amalia, cara, cara mia, non c’è veramente al mondo cosa più bella di questa nostra arte fatta di parole. E di te? Dimmi, se hai voglia e tempo. Fraterne cose, e anche alla piccola Erminia.
GUIDO
(Guido Gozzano, Lettera ad Amalia Guglielminetti)
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giovedì 1 settembre 2016
Quando una cosa è impossibile
Livelli di ascolto
Quando Wen-tzu interrogò Lao-tzu sulla Via, questi disse: Se non ti applichi sinceramente, non comprenderai a fondo la Via. Comprendere è accumulare saggezza, favorire l'azione ed ottenere successi ed onori. Se uno non è sincero, allora non è chiaro, non è profondo, non è efficace. La più elevata comprensione comporta un ascolto con lo spirito, quella media comporta un ascolto con la mente e quella bassa un ascolto con le orecchie. La comprensione di coloro che ascoltano con le orecchie è come la superficie della loro pelle. La comprensione di coloro che ascoltano con la mente è come la loro carne e i loro muscoli. La comprensione di coloro che ascoltano con lo spirito è come le loro ossa e il loro midollo. Quando non ascolti profondamente qualcosa, non lo conosci chiaramente; quando non lo conosci chiaramente, allora non puoi cogliere la sua essenza, e quando non puoi cogliere la sua essenza, non puoi perfezionare la sua pratica. Il principio fondamentale dell'ascolto è svuotare la mente in modo che sia chiara e calma: metti da parte ogni sensazione, ogni pensiero, ogni riflessione. Non lasciare che gli occhi guardino a casaccio e che le orecchie ascoltino a casaccio. Concentra la vitalità della mente in modo che si accumuli e che l'attenzione interiore sia al suo massimo. Ottenuto tutto ciò, devi stabilizzarlo e conservarlo, devi estenderlo e perpetuarlo. Il processo originale della Via ha un inizio. Incomincia nella debolezza e si sviluppa nella forza, incomincia nella piccolezza e si sviluppa nella grandezza. Un albero gigantesco incomincia come un germoglio, un grande edificio incomincia dal basso. Questa è la Via della Natura. I saggi la imitano, abbassandosi con umiltà, facendosi ultimi, minimizzandosi con la frugalità e sminuendosi con il distacco. Abbassandosi, sono onorati; ritirandosi, precedono; essendo frugali, si estendono; diminuendosi, diventano grandi. Tutto ciò è realizzato dalla Via della Natura.
(Lao-tzu)
I saggi dell'antichità
Gli abili adepti dell'antichità erano sottili, misteriosamente potenti, così profondi da non poter essere compresi. Proprio perché non possono essere compresi, cercherò di descriverli. La loro cautela era come quella di chi attraversa un fiume in inverno, la loro circospezione era come quella di chi teme i vicini intorno; il loro contegno era riservato come quello di un ospite, la loro scioltezza era come quella del ghiaccio sul punto di fondersi. Semplici come legno grezzo, aperti come valli, erano imperscrutabili come acqua torbida. Chi è capace di chiarificare gradualmente l'acqua torbida con la tranquillità? chi è capace, dopo essere stato a lungo in quiete, di rimettersi a poco a poco in movimento? Chi segue questa Via non cerca la pienezza. Proprio perché non cerca la pienezza, può vivere appieno senza chiedere altro.
(Lao-tzu)
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