mercoledì 28 settembre 2016

...parlo di te con un’amicizia che ha quasi della religiosità

- Cravanzana, 11 ottobre 1909

Caro Guido,
se la carta potesse arrossire certo il mio foglio ti dimostrerebbe tutta la mia vergogna per un silenzio che passa veramente i limiti della tua bontà così grande. Non credevo che si potesse tacere mesi e mesi con un amico come te per semplice pigrizia ma l’ho constatato su me stessa: è vero, è orribilmente vero. Perdonami. Sono qui da tre giorni già annoiata e stanca di questa casa e di questa campagna prima di averne respirato l’aria. Io non sono idilliaca, lo sai, e la solitudine se non è a due a due m’intendo suscettibili di riavvicinamento, non la sento e non la godo. Perciò trovandomi qui con Erminia e mia madre il meno che posso fare è di pensare ad andarmene il più presto possibile. Ciò che accadrà spero verso la fine della settimana con la scusa che sono invitata a pranzo da Rovetta che vuol conoscermi e che verrà a dare il Molière a Torino. (...) A Torino, Golia, Pastonchi e molti altri mi domandarono di te con insistenza. Dovetti confessare a qualcuno le mie colpe di accidia. Ti mandai una settimana fa la 2ª edizione del mio libro già abbastanza venduta. Nel futuro ancora nulla o quasi. Mi tenta terribilmente un poema drammatico recitabile e mi manca l’argomento. Vi penso da molto senza trovar nulla. Hai tu per caso qualche spunto da... cedermi a qualunque prezzo? Per ora - inorridisci - faccio della prosa ma assai lontana dal tuo genere maeterlinkiano. Ma non sono soddisfatta di me stessa. Tu mi fai a questo proposito una piccola ramanzina amichevole imaginando ch'io viva molto e poco pensi. No, caro, gli uomini mi disgustano da... quindici giorni. Sono quasi con George Sand: "ne ho piene le tasche!" Ho rifiutato ieri l’altro un innamorato ignoto, poeta discreto, che m’offriva la sua vita e non so che altro. Anche una donna a Torino m’ha seccata assai. L’ho liquidata con una lettera ironica. Ho perduto di vista il tuo Cappino, lo credo malato d’ipocondria a Meina; ho flirtato al mare con l’unico uomo possibile della spiaggia e me ne sono liberata a fatica: me ne è rimasta molta nausea, una catenella d’oro e una rivoltella scarica. Rari cimelii! Divento scettica, mio caro Guido, e trovo che la vita è molto polichonne. Non sempre riesco a mettermi d’accordo con lei. Con te poi andrei perfettamente d’accordo se si fosse vicini con tutto quel purissimo bene che ti voglio. Perdonami se non te lo dimostro abbastanza, ma ti giuro che parlo di te con un’amicizia che ha quasi della religiosità, e che sento davvero in questa poca anima che mi rimane. Scrivimi se vuoi qui, non sono certa di partire presto e se mai le lettere mi seguiranno. Ma certo è indiscreto domandarti lettere dopo le colpe commesse contro di te. Addio, al 25 sarò a Torino definitivamente. Ti vedrò?
Ti mando un bacio affettuoso di fraternità.
AMALIA


(Amalia Guglielminetti, Lettera a Guido Gozzano)

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