mercoledì 19 ottobre 2016

E il cuore è sempre vuoto e non mai sazio

- Torino, 3 settembre 1910

Caro Guido,
dal finestrino del vagone mentre il treno sbuffando partiva ho lasciato cadere nelle mani tese di Borgese i foglietti stampati di Paolo e Virginia che m’erano giunti poco prima all'albergo dopo varie peregrinazioni per gli hotels di Alassio. Ho gridato a Borgese che tu vuoi un suo giudizio, ho udito che me l’ha promesso e sono scomparsa nel buio di una galleria in una nuvola grigia di fumo. Ora attendo il giudizio per comunicartelo; il mio se lo vuoi è questo: che quella poesia è fatta con un’arte finissima, che piacerà certo anche agli eruditi, ma è una virtuosità, ed ha la freddezza del puro virtuosismo. Forse m’inganno ma ne ebbi questa impressione. Del resto può stare in compagnia delle tue migliori per la misura perfetta e il limpido stile. Io ho sbandato per le vie del mare i miei fantasmi poetici, ma spero di ritrovarli in questa Torino quieta e spopolata e dimessa che s’intona col mio spirito un po’ grigio. Sai che una cosa strana è accaduta? che il 28 di agosto forse nell’ora stessa in cui tu mi vedevi su uno scoglio con le mani nelle mani di qualche tentatore, questo realmente accadeva come nella tua visione ed io tessevo un innocuo ma fresco e delizioso flirt con un adolescente non privo di qualche grazia sentimentale e d’un certo spirito di poesia. Ora tutto è passato come un’ala di vento marino e gli occhi tentatori non mi sorridono più. Tout passe, tout casse, tout lasseE il cuore è sempre vuoto e non mai sazio. Sai che medito un volume di versi nuovi? Ma è un grande segreto che nessuno conosce. Sarà una cosa ciclica come "Le Seduzioni" e avrà per titolo "I domani". Sento lo snervante rimpianto, l’amaro ardente e sognante come l’assenzio di questa parola... Io vedo dietro le sillabe che la compongono, aggrupparsi lontanare disperdersi un mondo d’imagini ancora informi, ancora incerte ma già vive nel mio sogno. E le vedo atteggiarsi in gesti di così intensa espressione che il cuore mi si stringe e mi si annebbiano gli occhi, come se già leggessi scritti dalle mie dita i versi che le faranno vive. Non sorridere sai, fratello buono, può anche darsi che sia una delle tante allucinazioni che sorgono in certi dormiveglia della coscienza poetica. (...) Io resterò qui tutto settembre meno un viaggio a Venezia di pochi giorni verso la metà del mese. Forse non andrò nemmeno a vendemmiare a Cravanzana: ho troppo bisogno di raccoglimento e di lavoro, ché l’opera fu da me trascurata in modo indegno. Chi sa se mi ritroverò ancora? E tu che fai? Quando verrai a Torino? Avvertimene prima secondo l’uso consueto. Vedesti "La Lettura" con le Muse italiche? Se potessimo discorrere un poco insieme di tante cose! È ancora incerto il giorno della mia partenza per Venezia ma la ventura settimana non mi muovo certo. Se tu venissi faresti opera meritoria per la nostra amicizia. Scrivimi prestissimo comunicandomi le tue intenzioni, e pensami fraternamente sempre.

Amalia


(Amalia Guglielminetti, Lettera a Guido Gozzano)

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