Qui tutto è bello di una bellezza violenta, che fa persino male; che ti prostra in un'ammirazione opprimente e angosciosamente inadeguata allo sfarzo di tutta questa natura. Se una finestra ti ammannisce una porzioncina di mare spazzato dal vento, tu butti lì sopra tutti i tuoi pensieri e stai a vederli giocherellare con le folate che fanno il solletico alla pellicina dell'acqua, la quale, poverina, si raggrinza tutta e s'increspa in striature tanto fini che sembra il capino di un uccello quando qualcuno, soffiandovi delicatamente sopra, rovesci le piume in rotelline trepide. Il cervello continua a mulinare così, nel vuoto: e più il cielo si fa languido di lunghe carezze rosa, più gli occhi si affisano nel tormento di guardare tutto, di viver tutto, con uno sguardo conscio e degno. E poi, quando l'ovatta grigia delle nubi ha asciugato, all'orizzonte, tutto il sudore perlaceo del mare, il bagliore mite della prima stella ti sembra la divampante voce di tutto questo cielo, che si tende ad essa con uno sforzo supremo...
Contemplare così non è un riposo; ma è una vita intensissima e bella.
(Antonia Pozzi; Sorrento - 1929)
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