(...) ho davvero un debole per le montagne immerse tra le nuvole. (...) Prima di colazione siamo andati a vedere la cascata di Ambleside. La mattinata era bellissima, il cammino tra le colline agevole. Non abbiamo trovato il percorso diretto (il che, posso dire, è stata una fortuna). Dopo aver vagato per un po', l'abbiamo trovata grazie al rumore, perché devi sapere che è sepolta tra gli alberi in fondo a una vallata... il ruscello, di per sé interessante lungo l'intero corso, "sopra ombre pendenti erra sinuoso". Milton aveva in mente un fiume che scorre liscio... questo invece avanza urtando su un letto roccioso sempre vario. Trovandomi di fronte all'improvviso la cascata, ho sentito un fremito di piacere. Prima ci siamo posizionati poco sotto la cima della cascata, circa a metà del primo salto, sepolto tra gli alberi, e l'abbiamo vista scorrere giù lungo altri due balzi fino a una profondità di circa cinquanta piedi... poi siamo saliti su una sporgenza rocciosa quasi a livello di dove iniziava il secondo salto, col primo sopra di noi e il terzo sotto i nostri piedi. Nel frattempo avevamo notato che le acque erano divise da una specie di isoletta, oltre la quale prorompeva un bellissimo torrente... e poi solo fragore e freschezza... Tra l'altro ogni salto aveva le sue caratteristiche: il primo sfrecciava come un dardo giù per le rocce d'ardesia, il secondo si apriva a ventaglio, il terzo si perdeva in una nebbiolina... e quello dall'altra parte della roccia era come una combinazione di questi tre. Poi ci siamo spostati un po' e abbiamo ammirato quasi l'intera cascata, che fluiva più mite e inargentata tra gli alberi. Quello che mi sorprende più di tutto sono le tonalità, i colori, l'ardesia, le pietre, il muschio, le erbe tra le rocce... o meglio, se mi è permesso dirlo, lo spirito, la fisionomia di questi luoghi. Anche prima di vederli, si possono ben immaginare i grandi spazi, la vastità dei monti e delle cascate, ma la loro fisionomia, le loro tonalità spirituali superano ogni potere immaginativo e sfuggono al ricordo. È qui che imparerò la poesia... e d'ora in poi scriverò sempre di più, nel tentativo poco concreto di aggiungere un minuscolo contributo a quella mole di bellezza che le più eccelse menti traggono da questi grandiosi materiali, dando vita a qualcosa di celestiale per dilettare i proprio simili. Non sono d'accordo con Hazlitt che questi paesaggi fanno sembrare piccolo l'uomo. Mai come ora ho dimenticato così del tutto la mia statura. Vivo nello sguardo... e la mia immaginazione, sovrastata com'è, riposa.
(John Keats; Lettera a Tom Keats, 1818)
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