giovedì 5 settembre 2024

In un ovale di grazia indescrivibile mettete degli occhi scuri

Il volto, meraviglioso, era oggetto di una civetteria speciale. Era tutto piccolino e sua madre, come direbbe de Musset, sembrava averlo fatto con particolare cura.
In un ovale di grazia indescrivibile mettete degli occhi scuri disegnati da sopracciglia che formano un arco così puro da sembrare dipinto; velate gli occhi con lunghe ciglia che, quando si abbassano, ombreggiano il colore rosato delle guance; tratteggiate un naso sottile, dritto, simpatico, con le narici leggermente dilatate da un'ardente aspirazione alla vita sensuale; disegnate una bocca regolare le cui labbra si aprono con grazia su denti bianchi come latte; colorate la pelle di quel velluto che ricopre le pesche che nessuna mano ha mai toccato, e avrete l'insieme di quell'incantevole volto.
I capelli neri come il carbone, ondulati in modo naturale o meno, si aprivano sulla fronte in due grandi frange che si perdevano dietro la testa, mostrando un lembo delle orecchie dove brillavano due diamanti il cui valore era tra i quattro e i cinquemila franchi ciascuno.
Come la sua vita ardente lasciasse al viso di Marguerite l'espressione verginale, addirittura infantile che lo caratterizzava, è qualcosa che siamo costretti a constatare senza però capirlo.


(Alexandre Dumas; "La signora delle camelie")

Voi sapete cosa significhi amare una donna

Sarebbe complicato esporvi i particolari della nostra nuova vita. Era fatta di una serie di puerilità, incantevoli per noi, ma insignificanti per coloro ai quali le descrivessi. Voi sapete cosa significhi amare una donna, sapete come le giornate diventino brevi e con quale amorosa pigrizia ci si lasci scivolare verso l'indomani. Voi non ignorate l'oblio di ogni cosa che nasce da un amore violento, fiducioso e reciproco. Qualsiasi essere nel creato che non sia la donna amata sembra inutile. Si rimpiange di aver già buttato parti del proprio cuore ad altre donne e non si concepisce neppure la possibilità di stringere una mano diversa da quella tenuta fra le nostre. Il cervello non tollera lavoro né ricordo, insomma niente di ciò che potrebbe distrarlo dall'unico pensiero che gli torna in mente di continuo. Ogni giorno si scopre nella propria amante un nuovo incanto, una voluttà sconosciuta.
La vita non è più che il ripetuto appagamento di un continuo desiderio, l'anima non è più che la vestale incaricata di alimentare il fuoco sacro dell'amore.
Giunta la notte, andavamo spesso a sederci nel boschetto che dominava la casa. Laggiù ascoltavamo le gioiose melodie della sera, entrambi pensando all'avvicinarsi dell'ora che ci avrebbe lasciati, fino all'indomani, l'uno nelle braccia dell'altra. A volte restavamo a letto tutto il giorno, senza nemmeno permettere al sole di entrare in camera. Le tende erano ermeticamente chiuse e, per un momento, il mondo di fuori per noi si fermava. Solo a Nanine era concesso di aprire la porta, ma unicamente per portarci i pasti; mangiavamo senza alzarci, interrompendoci di continuo con risa e scherzi. A questo seguiva un breve sonno, perché, immergendoci nel nostro amore, eravamo come due sommozzatori ostinati che ritornano in superficie solo per riprendere fiato.


(Alexandre Dumas; "La signora delle camelie")

Marguerite assisteva a tutte le prime

 Marguerite assisteva a tutte le prime e trascorreva ogni sera a teatro o al ballo. A ogni commedia nuova si era certi di vederla, insieme a tre cose che non l'abbandonavano mai e che occupavano sempre il parapetto del palco in platea: l'occhialino, un sacchettino di caramelle e un mazzolino di camelie. Per venticinque giorni al mese le camelie erano bianche, e per cinque erano rosse; non si è mai conosciuta la ragione di tale varietà di colore che io segnalo senza poterla spiegare e che gli abituali frequentatori dei teatri dove essa si recava più di frequente e i suoi amici avevano notato come me. Non si era mai vista Marguerite con fiori diversi dalle camelie. Ecco il motivo per il quale la signora Barjon, la sua fioraia, aveva finito per chiamarla la Signora delle Camelie, e il soprannome le era rimasto.


(Alexandre Dumas; "La signora delle camelie")

Finestra su Saint-German-des-Prés

...non sta a noi cambiare noi stessi?

Ma ora che tanto sta cambiando, non sta a noi cambiare noi stessi? Non potremmo provare a evolverci appena, addossandoci lentamente, a poco a poco, la nostra parte di lavoro nell'amore? Di esso ci è stata risparmiata ogni fatica, e così ci è scivolato tra le distrazioni, come a volte nel cassetto dei giocattoli d'un bambino cade un pezzo di trina autentica che prima piace, poi non piace più, e infine rimane tra gli oggetti rotti e disfatti, peggiore di ogni altro. Guastati dal piacere superficiale, come tutti i dilettanti, abbiamo fama di maestri. Ma che accadrebbe se disprezzassimo i nostri successi, se cominciassimo a imparare dal principio il lavoro dell'amore, che altri ha sempre fatto per noi? Se ce ne andassimo e diventassimo apprendisti, ora che cambiano tante cose?


(Rainer Maria Rilke; "I quaderni di Malte Laurids Brigge")