Sarebbe complicato esporvi i particolari della nostra nuova vita. Era fatta di una serie di puerilità, incantevoli per noi, ma insignificanti per coloro ai quali le descrivessi. Voi sapete cosa significhi amare una donna, sapete come le giornate diventino brevi e con quale amorosa pigrizia ci si lasci scivolare verso l'indomani. Voi non ignorate l'oblio di ogni cosa che nasce da un amore violento, fiducioso e reciproco. Qualsiasi essere nel creato che non sia la donna amata sembra inutile. Si rimpiange di aver già buttato parti del proprio cuore ad altre donne e non si concepisce neppure la possibilità di stringere una mano diversa da quella tenuta fra le nostre. Il cervello non tollera lavoro né ricordo, insomma niente di ciò che potrebbe distrarlo dall'unico pensiero che gli torna in mente di continuo. Ogni giorno si scopre nella propria amante un nuovo incanto, una voluttà sconosciuta.
La vita non è più che il ripetuto appagamento di un continuo desiderio, l'anima non è più che la vestale incaricata di alimentare il fuoco sacro dell'amore.
Giunta la notte, andavamo spesso a sederci nel boschetto che dominava la casa. Laggiù ascoltavamo le gioiose melodie della sera, entrambi pensando all'avvicinarsi dell'ora che ci avrebbe lasciati, fino all'indomani, l'uno nelle braccia dell'altra. A volte restavamo a letto tutto il giorno, senza nemmeno permettere al sole di entrare in camera. Le tende erano ermeticamente chiuse e, per un momento, il mondo di fuori per noi si fermava. Solo a Nanine era concesso di aprire la porta, ma unicamente per portarci i pasti; mangiavamo senza alzarci, interrompendoci di continuo con risa e scherzi. A questo seguiva un breve sonno, perché, immergendoci nel nostro amore, eravamo come due sommozzatori ostinati che ritornano in superficie solo per riprendere fiato.
(Alexandre Dumas; "La signora delle camelie")
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