Il solitario vive in un deserto sconfinato di terrificante bellezza. Guarda la totalità e il significato interiore. La molteplicità delle cose esistenti gli è odiosa quando gli è vicina. La guarda da lontano nella sua totalità. Perciò gli appare inondata di argenteo splendore, di pace e bellezza. Ciò che gli è vicino dev'essere semplice e ingenuo, perché la molteplicità e la complessità delle cose quando sono vicine lacerano e infrangono l'argenteo splendore. Intorno a lui non deve aleggiare caligine dell'aria, né foschia o nebbia alcuna, altrimenti non può osservare la molteplicità delle cose nella totalità. Per questo il solitario ama sopra ogni cosa il deserto, ove tutto ciò che è prossimo è semplice e nulla di torbido o sfocato si frappone tra lui e le cose lontane.
(Carl Gustav Jung; "Il libro rosso")
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