Ciò che osserviamo nel nostro corpo, la natura lo fa senza il minimo contributo da parte dell'uomo: gli alimenti che assumiamo, finché conservano la loro qualità originaria e fluitano nel nostro stomaco allo stato solido, sono soltanto pesi, ma quando si sono trasformati dallo stato in cui si trovano, allora finalmente si convertono in energie e in sangue. Applichiamo lo stesso metodo con i cibi che alimentano l'ingegno: non tolleriamo che quanto abbiamo assorbito rimanga intatto; così eviteremo che diventi una sostanza a noi estranea. Assimiliamo quella sostanza, altrimenti passerà nella nostra memoria, non nel nostro intelletto. Concediamole un assenso leale e rendiamola parte integrale di noi stessi; da molti elementi se ne formi uno solo, come un unico numero risulta da singoli numeri, quando un totale unico comprende somme di minore entità. Così operi il nostro animo: tenga celati tutti gli elementi da cui ha ricevuto un aiuto e mostri soltanto ciò che esso ha prodotto. (...)
"Come si potrà ottenere" tu dici "questo risultato?" Con un impegno assiduo.
(Seneca; "Lettere a Lucilio")