domenica 9 marzo 2025

...io paragono la vita umana a una grande villa

Bene, io paragono la vita umana a una grande villa divisa in molte stanze, di cui ne posso descrivere soltanto due, perché al momento per me la porta di tutte le altre è chiusa. La prima in cui entriamo si chiama la "camera dell'infanzia" o "della spensieratezza", in cui restiamo finché non iniziamo a pensare. Rimaniamo lì a lungo, e nonostante la porta della seconda camera resti spalancata e abbia un aspetto luminoso, non ci curiamo di avanzare in fretta verso di essa, se non quando alla fine vi siamo spinti dal risveglio della facoltà intellettuale dentro di noi. Non appena entrati nella seconda camera - che chiamerò "la camera del pensiero verginale" - siamo inebriati dalla luce e dall'ambiente, non vediamo altro che ridenti meraviglie e pensiamo di intrattenerci là per sempre tra quelle gioie. Tuttavia, tra gli effetti che derivano dal respirare quell'aria, c'è quello orribile di acuire la capacità di penetrare nel cuore e nella natura umana... di convincersi nell'animo che il mondo è pieno di infelicità, disperazione, sofferenza, malattia e oppressione... così che questa camera del pensiero verginale a poco a poco si fa buia e, al tempo stesso, lungo tutti i lati si aprono molte porte... ma tutte oscure... tutte che portano a corridoi oscuri. Non riusciamo a vedere l'equilibrio tra il bene e il male. Siamo immersi in una nebbia. Noi due ci troviamo ora in quella situazione. Sentiamo sulle spalle il "fardello del mistero". È a quello stadio che era giunto Wordsworth, per quel che riesco a capire, quando ha scritto "L'abbazia di Tintern", e a me sembra che il suo genio sia intento a esplorare quei corridoi oscuri. Ora, se ci sarà dato di continuare a vivere e a pensare, li esploreremo anche noi.


(John Keats; Lettera a John Hamilton Reynolds, 1818)

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