domenica 30 aprile 2023

...debbo aspettare, ma da sola

Scusatemi, ma visto che aspetto debbo lasciarvi per un po'. Non posso costringervi ad aspettare con me. Quando uno aspetta e piange, non è divertente né utile per gli altri e così, abbiate pazienza, se resto su questo gradino muta per qualche tempo, debbo aspettare, ma da sola.


(Goliarda Sapienza; "Lettera aperta")

E piansi tutta la notte ma nessuno mi sentì

Questo delle mie lagrime facili ebbe un tale successo che, sulla lavagna in cucina dove si segnavano le spese da fare, dove mia madre si segnava i verbi latini (studiava latino e greco allora), e che Licia la notte continuava fino all'alba a riempire di numeri, quadrati, triangoli, - in un canto di questa lavagna incominciò il Bollettino Lagrime Goliarda:
- Ore 8. G. ha pianto perché non voleva andare a scuola.
- Ore 13. G. ha pianto perché invece del riso c'era pasta.
- Ore 13 e 30. G. ha pianto perché Carlo ha fatto finta di rubarle il dolce. 
- Ore 15. G. ha pianto perché non voleva andare a riposare per la siesta. 
- Ore 17. G. ha pianto perché dopo aver dormito non voleva più alzarsi. 
- Ore 19. G. ha pianto perché ha visto un mendicante che dormiva contro il muro. 
Quella sera che, cercando con gli occhi il mio bollettino, risultò composto di solo due righe, fui disperatissima. Possibile? Avevo pianto solo due volte? E piansi tutta la notte ma nessuno mi sentì.


(Goliarda Sapienza; "Lettera aperta")

E nel nome dei secoli a venire

E nel nome dei secoli a venire,
giunse l'offerta a Lui
d'oro d'incenso e mirra; 
Fulgore e Olezzo: i massimi
doni della Natura. 
Il suo divino solitario cuore
in un florido calice si aprì
d'onnipotente Amore. 
Il Pargolo celeste al nobil volto
si protendea del Padre,
riposando tranquillo, Egli, nel grembo
preveggente e beato
della sua Madre sorridente e austera. 
Con profetico sguardo,
si affisava, pei secoli venturi, 
nei diletti germogli del suo tronco,
noncurante di sé, della sua propria
sorte terrena. 
Subitamente, i più candidi spiriti, 
affascinati dal profondo amore, 
gli si strinsero attorno. E accanto a Lui, 
siccome la campagna a primavera, 
germinava fiorendo una novella
non mai comparsa Vita. 
Parole inesauribili
di giocondi messaggi,
come faville d'un mondo celeste,
cadevan via dalle amorose labbra...


(Novalis; "Inni alla notte")

domenica 23 aprile 2023

Come infantile e grama

Come infantile e grama, 
ora, mi appar la Luce!
Come consolatore e benedetto,
l'addio del Giorno!
Solo perché la Notte ti sottrae
i fedeli adoranti, 
tu seminasti per gli spazii immensi
le rifulgenti sfere,
ad annunciar l'onnipotenza tua, 
- il tuo ritorno, o Luce! - 
nell'ore in cui ti assenti. 
Più divini degli astri che lampeggiano
lassù nel cielo, 
ne appaion gl'infiniti occhi interiori
che in noi la Notte ha schiusi. 
Scrutano in più remote lontananze
che non i più pallenti astri remoti
di quelle schiere innumeri. 
Senza l'ausilio di veruna luce,
esploran quelli
nel più profondo un'anima amante
e d'ebrezza indicibile riempiono
un più sublime spazio.


(Novalis; "Inni alla notte")

A vestal

 

sabato 8 aprile 2023

2 luglio 1858

Nel paesaggio che circonda un grande fiume ci sono elementi che richiamano la cultura e la civilizzazione. Le sue correnti conducono i nostri pensieri e i nostri corpi fino ai porti più noti e ci mettono in comunicazione con tutto ciò che è bello e grandioso. Mi piace ricordare che, al termine di una camminata durata mezza giornata, ero solito fermarmi sulla riva del Merrimack: era abbastanza ampia da interrompere la terra e trasportare il mio sguardo e i miei pensieri, lungo la corrente, fino al mare. Un fiume è superiore al lago proprio per questa sua capacità liberatoria. Ha moto e lunghezza indefiniti. Un fiume che abbraccia una città è come un'ala, che può non essere usata ma è sempre pronta a innalzare la città sul resto del mondo. Le sue rapide correnti fanno somigliare il fiume a una grande ala mossa dal vento. Le città attraversate da un fiume sono città alate.


(Henry David Thoreau; "Io cammino da solo")

12 marzo 1853

Vai ad abitare il più possibile vicino al fiume nel quale scorre la tua vita. Perché molti si circondano di persone, e si dedicano ad attività, che ne oscurano i giorni: spesso le persone preferiscono le tenebre alla luce.


(Henry David Thoreau; "Io cammino da solo")

Qual mistero c'è dentro di noi, Marianna?

- 10 Ottobre

(...)
Dopo il pranzo la solita passeggiata. La sera era bellissima; ma, non so perché, io non fui così gaia, così contenta com'erano tutti, e come fui l'altra volta. Mi piaceva udire il lieve fruscìo della foglia che cadeva, lo stormire degli alberi, il canto lontano dell'assiuolo, mi piaceva ad aver paura dove l'ombra era più oscura, e starmi sola in disparte, poiché di tratto in tratto mi si velavano gli occhi di lagrime. 
Qual mistero c'è dentro di noi, Marianna?


(Giovanni Verga; "Storia di una capinera")

Abbracciami, Marianna mia...

- 1 Ottobre

(...)
Ci son dei momenti in cui questa folla di pensieri fermenta, e mi riempie la testa di vertigini, m'inebbria, mi stordisce. Son folle, tutte queste nuove sensazioni saranno troppo violente per me, abituata alla pace ed al raccoglimento claustrale. Io son felice di poterne parlare almeno con te, di poter riversare nel tuo cuore quella parte del mio che trabocca. 
Scrivimi, scrivimi subito. Non far passare tanto tempo prima di rispondermi. Confortami, discorri colla tua povera amica, ch'è inquieta, sconcertata da tutti cotesti rumori, da tutte coteste novità, da tutte coteste nuove impressioni, e trema come un uccelletto, spaventato persino dai curiosi che stanno ad osservarlo, i quali non avranno certamente intenzione di farli del male, ma gliene fanno col solo stargli d'attorno. 
Vorrei piangere, vorrei ridere, vorrei cantare, vorrei stare allegra. Ho bisogno di una tua lettera. Ho bisogno di parlare con te, intendi? Abbracciami, Marianna mia... Se potessi piangere, e nasconderti il viso in seno!...


(Giovanni Verga; "Storia di una capinera")

...ci son delle ore in cui vorrei piangere

- 27 Settembre

Quando siamo giunti in cima al monte, che magnifico spettacolo! Il castagneto non arriva sin là, e dalla vetta del monte si può godere la vista di uno sterminato orizzonte. Il sole tramontava da un lato, mentre la luna sorgeva dall'altro: alle due estremità due crepuscoli diversi, le nevi dell'Etna che sembravano di fuoco, qualche nuvoletta trasparente che viaggiava per l'azzurro del firmamento come un fiocco di neve, un profumo di tutte le vigorose vegetazioni della montagna, un silenzio solenne, laggiù il mare che s'inargentava ai primi raggi della luna, e sul lido, come una macchietta biancastra, Catania, e la sua vasta pianura in fondo limitata da quella catena di monti azzurri, e solcata da quella striscia lucida e serpeggiante che è il Simeto, e poi, grado grado salendo verso di noi, tutti quei giardini, quelle vigne, quei villaggi che ci mandano da lontano il suono dell'avemaria, la vetta superba dell'Etna che si slancia verso il cielo, e le sue vallate che già sono tutte nere, e le sue nevi che risplendono degli ultimi raggi del sole, e i suoi boschi che fremono, che mormorano, che si agitano. Marianna, ci son delle ore in cui vorrei piangere, in cui vorrei stringere le mani a tutti quelli che mi son vicini, in cui non potrei profferire una sola parola, mentre mi si affollano in testa mille pensieri...
(...)
Mi pare che non abbia dimenticato di dirti nulla. Scrivimi presto e lungamente. Dimmi che mi vuoi bene (...)


(Giovanni Verga; "Storia di una capinera")