giovedì 30 agosto 2018

Sotto la soglia della coscienza era tutto un fermento di vita

(…) sotto la soglia della coscienza era tutto un fermento di vita. Fin dal principio avevo concepito il mio confronto con l'inconscio come un esperimento scientifico, che ero io a dirigere, il cui esito interessava la mia vita. Oggi potrei dire, egualmente bene, che si trattava di un esperimento che facevo su me stesso. Una delle più grandi difficoltà stava nel dominare i miei sentimenti negativi: mi abbandonavo volontariamente a emozioni che in realtà non potevo approvare, e scrivevo fantasie che spesso mi sembravano senza senso, e suscitavano in me resistenze. Perché, finché non ne intendiamo il significato, tali fantasie sono un diabolico miscuglio di sublime e di ridicolo. Sottopormi a esse mi era penoso, ma era il destino a esigerlo. Solo con uno sforzo supremo alla fine riuscii ad evadere dal labirinto. Per poter cogliere le fantasie che mi sollecitavano dal "sottosuolo", dovevo, per così dire, sprofondarmi in esse: cosa che provocava in me non solo una violenta opposizione, ma una vera paura. Temevo di perdere il controllo di me stesso e di divenire preda dell'inconscio e, quale psichiatra, sapevo fin troppo bene che cosa ciò volesse dire. Comunque, dopo lunghe esitazioni, mi resi conto che non c'era altro modo di venirne a capo. Dovevo accettare la sorte, e dovevo tuttavia osare impadronirmi di quelle immagini, poiché altrimenti correvo il rischio che fossero esse a impadronirsi di me.
 
 
(Carl Gustav Jung; "Ricordi, sogni, riflessioni")

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