giovedì 30 agosto 2018

...un tempio nel quale chi entrava si sentiva trasformato

In qualche zona remota della coscienza sapevo sempre di avere due personalità: una era il figlio dei miei genitori, che frequentava la scuola ed era meno intelligente, attento, volenteroso, decente e pulito di molti altri ragazzi; l'altra era adulta - in realtà già vecchia - scettica, sospettosa, lontana dal mondo umano ma vicina alla natura, alla terra, al sole e alla luna, a tutte le creature viventi, e vicina soprattutto alla notte, ai sogni, a tutto ciò che "Dio" produceva in lei direttamente. Ho messo "Dio" tra virgolette, perché mi pareva che la natura, come me, fosse stata messa in disparte da Dio come una cosa non divina, anche se creata da Lui e Sua manifestazione. Nulla riusciva a convincermi che il "fatto a immagine di Dio" dovesse riferirsi solo all'uomo. In realtà credevo che gli alti monti, i fiumi, i laghi, gli alberi, i fiori e gli animali manifestassero l'essenza di Dio assai meglio degli uomini, con i loro ridicoli vestiti, le loro meschinità, la vanità, la menzogna, l'odioso egotismo: tutte caratteristiche che conoscevo bene per averle io stesso, cioè la mia personalità numero 1, lo scolaro del 1890. Oltre il suo mondo esisteva un altro regno, un tempio nel quale chi entrava si sentiva trasformato e di colpo sopraffatto da una visione dell'intero cosmo, sì da dimenticare se stesso, vinto dallo stupore e dall'ammirazione. Qui viveva l'"Altro", al quale Dio era noto come un segreto nascosto, personale e al tempo stesso più che personale; qui nulla divideva l'uomo da Dio, come se la mente umana potesse mirare la Creazione all'unisono con Lui. Ciò che io qui rivelo, parola per parola, è qualcosa di cui allora non ero cosciente in modo distinto, sebbene ne avessi un netto presentimento e l'avvertissi con un sentimento profondo. In quei momenti sapevo che ero degno di me, e che io ero il mio vero me stesso. Non appena ero solo, potevo provare questa condizione: e perciò cercavo la pace e la solitudine di questo "Altro", la personalità numero 2.  Il gioco delle parti fra la personalità numero 1 e la numero 2, che si è protratto per tutta la mia vita, non ha nulla a che vedere con una "frattura" o una dissociazione, nell'abituale accezione medica. Al contrario, si verifica in ogni individuo. Nella mia vita il numero 2 ha avuto una parte di primo piano, e ho sempre cercato di fare posto a tutto ciò che mi fosse imposto dall'intimo. Esso è una figura tipica, che però solo pochissimi percepiscono: in molti l'intelletto cosciente non ha la capacità di intendere che è anche ciò che essi sono.
 
 
(Carl Gustav Jung; "Ricordi, sogni, riflessioni")

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