- Roma, Lunedì notte 8 / 9 agosto 1887
È notte alta. Io sono solo in questa stanza: il palazzo Barberini è illuminato misteriosamente dalla luna che nasce; il mio letto, la' in fondo, è tutto bianco, così largo che potrebbe accogliere anche il tuo corpo… Se tu venissi! Io ti dicevo che il desiderio del tuo corpo si fa in me ogni giorno più ardente e più torturante. Le immagini del piacere mi incalzano da tutte le parti. È una febbre. Se bene io stia stanco e triste, al sol pensiero che io potrei possederti e stringerti ignuda come una volta, sento un brivido profondo corrermi nelle vene ed una strana vitalità d’amore corrermi nei muscoli ed agitarmi. È una notte tentatrice. La mia stessa languidezza mi fa più voluttuoso ed il desiderio di dimenticare il dolore e la miseria reale mi fa avido di piaceri sensuali… La fontana del giardino Barberini canta più dolce di un usignolo in un bosco di rose all'alba prima. Tu dove sei? Non senti l’immensa angoscia che mi opprime? Non senti il mio desiderio che attraversa gli spazi infiniti e viene a cercarti ed infiammarti l’anima nel sonno? Come ti amo Barbara! E come questo mio dolore è al di sopra delle forze umane!
Sento una specie di soffocazione. Mi pare quasi che io non debba giungere all’alba. Aiutami! Aiutami tu!
Gabriel
(Gabriele D'Annunzio; lettera a Barbara Leoni)
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