domenica 21 febbraio 2016

Per questo dico ben venga il silenzio

- S. Giuliano d'Albaro, 15 Gennaio 1908

Mia cara Amica!
Volevo ubbidirvi subito, senza commenti, e ho tentato, vedete, ma questi giorni di silenzio mi sono pesati sull'animo terribilmente. Sento che non posso accettare questo intervallo di morte volontaria, questo esiglio che vi piace imporci, senza dirvi prima una parola d’addio: non sapremmo, al ritorno, stringerci la mano con tutta serenità. Va bene. Si taccia. Se questo credete possa giovare alla pace della vostra anima. Alla mia è quasi indifferente. Quando mi distendo sulla spiaggia, seguendo il gioco del risucchio o le vele all'ultimo orizzonte o le prime stelle che si accendono col Faro, sento che comunico con Voi più assai che accingendomi a comporre le cose dette parole con le cose dette carta e inchiostro... Per questo dico ben venga il silenzio. Anzi, è forse questo: la scontentezza del mezzo d’espressione che traspare fra linea e linea, nelle mie lettere, e che a Voi fa male. Si taccia, dunque. Perché volete ch'io vi renda il sonetto? Ubbidirò se replicherete la domanda. Ma sarebbe inutile oramai: potrei rendervi la carta di visita: ma i versi restano: li so a memoria...

"Io credo che si muore
talvolta, e come e quanto niuno lo sa..."

Addio, o meglio arrivederci. E sempre quando vorrete. Io porto di Voi un’immagine dolce e immutabile, fresca alla mia stanchezza come alla stanchezza del pellegrino il ricordo di una sosta estiva in un giardino ombroso... Ho incastonata la vostra piccola effige (l’altra, grande, non è esposta) nella cornice dello specchio. Pochi istanti fa ho cancellata con uno spillo la vostra mano sinistra fatta mostruosa dalla prospettiva fotografica. Ho preferito mutilarvi. Non vi doleva la mano sinistra, pochi istanti fa? (Sono le 15,20 di Mercoledì).
Vi voglio molto bene, Amalia!
Addio! GUIDO


(Guido Gozzano, Lettera ad Amalia Guglielminetti)

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