sabato 25 agosto 2012

"Ti piacciono i miei fiori?"

Lei portava in mano degli orribili fiori gialli, irritanti! Lo sa il diavolo come si chiamano, ma chissà perché sono i primi che appaiono a Mosca. E quei fiori spiccavano molto nitidamente sul suo nero mantello primaverile. Portava dei fiori gialli! Brutto colore. Dalla Tverskaja, svoltò in un vicolo e qui si voltò indietro. Conosce la Tverskaja? Sulla Tverskaja camminano migliaia di persone, ma le assicuro che lei aveva visto solo me e mi aveva osservato non proprio con inquietudine, ma quasi dolorosamente. E mi colpì non tanto la sua bellezza, quanto la straordinaria, incredibile solitudine dei suoi occhi. Obbedendo a quel segnale giallo anch'io svoltai nel vicolo e la seguii. Camminavamo in silenzio per lo storto vicolo triste; io da una parte e lei dall'altra; e non c'era, pensi, anima viva. Io mi tormentavo perché mi sembrava indispensabile parlare con lei ma temevo che non sarei riuscito a pronunciare nemmeno una parola, che lei se ne sarebbe andata e non l'avrei più rivista. E a un tratto, pensi, fu lei a parlare: "Ti piacciono i miei fiori?" Ricordo chiaramente come risuonò la sua voce, abbastanza bassa ma con degli sbalzi, e sebbene fosse una sciocchezza, mi parve che, rifrangendosi, contro il muro sporco e giallastro del vicolo, provocasse un'eco. Passai rapidamente dalla sua parte e, avvicinandomi, risposi: "No". Lei mi guardò meravigliata e io di colpo, non so perché, capii di avere amato per tutta la vita proprio quella donna! (...) Lei mi gettò uno sguardo sorpreso e, dopo avermi guardato, domandò: "Non ti piacciono i fiori in generale?" Nella sua voce c'era, mi parve, dell'ostilità. Le camminavo a lato, cercando di adeguarmi al suo passo, e con mia grande sorpresa, non mi sentivo affatto imbarazzato. "No, mi piacciono i fiori, ma non questi", dissi. "E quali?" "Mi piacciono le rose." Ma rimpiansi quello che avevo detto, perché lei sorrise con aria colpevole e gettò i suoi fiori nel rigagnolo. Tuttavia, un po' smarrito, li raccolsi e glieli porsi; lei li respinse sorridendo e io li tenni tra le mani. Andammo avanti un po' di tempo, così in silenzio, finché lei non mi tolse di mano i fiori e li buttò sul selciato, poi infilò la sua mano guantata di nero nella mia, e camminammo l'uno accanto all'altro. (...) L'amore era balzato davanti a noi così come esce dalla terra in qualche viottolo un assassino, e ci aveva colpiti tutti e due insieme. Così colpisce un fulmine, un pugnale! Del resto lei affermò in seguito che non era così, che certamente ci amavamo da molto, senza conoscerci, senza esserci mai visti. (...) Lei, dunque, diceva di essere uscita quel giorno con i fiori gialli in mano perché io finalmente potessi trovarla...


(Michail Bulgakov; "Il Maestro e Margherita")

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