venerdì 19 novembre 2021

In me il tuo ricordo

In me il tuo ricordo è un fruscio 
solo di velocipedi che vanno 
quietamente là dove l'altezza 
del meriggio discende 
al più fiammante vespero 
tra cancelli e case 
e sospirosi declivi 
di finestre riaperte sull'estate.
Solo, di me, distante 
dura un lamento di treni, 
d'anime che se ne vanno. 

E là leggera te ne vai sul vento,
ti perdi nella sera.


(Vittorio Sereni)

Uccelli migratori


- uccelli migratori - 
anche la casa dove sono nato
è oggi il tetto di una notte

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furusato mo
ima wa karine ya
wataridori


(Mukai Kyorai)

domenica 5 settembre 2021

...io sono Jo, e non cambierò mai

Mia dolce mammina,
tre urrà per il nostro caro papà. Brooke è stato davvero in gamba a telegrafarci subito che era migliorato. Io sono corsa in soffitta e ho cercato di ringraziare Dio per la sua bontà, solo che sono riuscita soltanto a piangere e ripetere mille volte: "Come sono contenta! Come sono contenta!" Non pensi che possa andare bene lo stesso, come una vera preghiera? Avevo il cuore pieno di riconoscenza, in quel momento. Qui le cose vanno benone, e adesso possiamo goderci questo periodo con gioia. Sono tutti così incredibilmente buoni che mi sembra di vivere in un nido di colombi. Ti verrebbe da ridere a vedere Meg seduta a capotavola, che cerca di essere materna. Diventa ogni giorno più carina, e qualche volta credo di esserne innamorata. Le bambine sono dei veri angioletti, e io... Be', io sono Jo, e non cambierò mai.


(Louisa May Alcott; "Piccole donne")

Ma nel mirare scene simili, tutto dipende dall'umore che vi tiene

(...) siccome nella posizione ordinaria di galleggiamento del leviatano le pinne caudali si trovano notevolmente al di sotto del livello della schiena, esse sono in questo caso completamente nascoste sotto il pelo dell'acqua; ma quando l'animale è sul punto di tuffarsi negli abissi, tutte e due queste pinne, con nove metri almeno del suo corpo, vengono proiettate a perpendicolo nell'aria, e lì rimangono a vibrare un attimo, finché sprofondando di colpo scompaiono alla vista.
(...) questo impennarsi delle pinne della balena è forse lo spettacolo più grandioso che offra tutta la natura animata. Fuori dagli abissi senza fondo, la coda gigantesca sembra tesa in uno sforzo spasmodico verso il più alto dei cieli. Così, in sogno, ho veduto Satana allungare maestoso su dalla fiamma baltica dell'inferno il suo colossale artiglio tormentato. Ma nel mirare scene simili, tutto dipende dall'umore che vi tiene: se l'umore è dantesco, vi verranno in mente i diavoli; se è quello d'Isaia, gli arcangeli. Mentre stavo in testa d'albero sulla mia nave durante un'aurora che tingeva di cremisi cielo e mare, vidi una volta, a oriente, una gran mandria di balene tutte rivolte verso il sole, che per un attimo vibrarono all'unisono le code levate a picco. Mai, così mi parve allora, si era vista l'adorazione agli dèi concretarsi in un modo tanto grandioso, nemmeno in Persia, patria degli adoratori del fuoco. Come Tolomeo Filopatro testimoniò dell'elefante africano, io allora testimoniai della balena, dichiarandola la più pia di tutte le creature. Poiché, secondo il re Giuba, gli elefanti militari dell'antichità salutavano spesso il mattino levando le proboscidi in mezzo al più profondo silenzio.


(Herman Melville; "Moby Dick")

giovedì 22 luglio 2021

...si ruppero le dighe che la tua intelligenza aveva alzato

Pazzia, come la chiamarono quegli uomini bianchi senza sguardo. Adesso vedo perché ti è scoppiata tra le mani proprio quando il tuo nemico cadde distrutto come tu pregavi. Cadendo lui, ti si ruppe la tensione d'acciaio per la quale hai vissuto estraniandoti da te stessa, dalla tua carne; cadendo il contraddittore, sei restata muta e sola, con i fatti della tua vita denudati della corazza che ti permetteva di non ascoltare i particolari, le virgole della tua vicenda. E nuda con te stessa, le passività femminili, le emozioni tenere delle tue spalle morbide, del tuo seno grande, si ruppero le dighe che la tua intelligenza aveva alzato fra te e te, spalancando una fiumana di paure, che avevi ignorato di avere. Come tutte le donne, essendo intelligente, dovevi esserlo più di un uomo; coraggiosa più di un uomo. Ma non si sfugge alla propria natura: puoi sì affamarla, costringerla al silenzio anche per molto tempo; ma prima o poi la sua fame la spinge fuori coi denti, le unghie affilate e ti dilania le carni e le vene.


(Goliarda Sapienza; "Lettera aperta")

Miss Violet Henry

lunedì 14 giugno 2021

Ho preso lo spago dei ricordi

Ho preso lo spago dei ricordi, e mi perdo in questo mare chiaro, pulito, di voci e di volti come in un labirinto. È inutile fluttuare così tra il soffitto e la finestra, guardando fuori. L'albero è l'albero; quell'autobus che passa, un autobus. Vedo con chiarezza, e questo mi fa girare la testa.


(Goliarda Sapienza; "Lettera aperta")

...voglio parlare d'amore, lasciatemi in pace

(...) voglio parlare d'amore, lasciatemi in pace. Cosa avete capito? Non mi fraintendete: non l'amore che intendete voi, ma d' "amore". Anzi, già che questa parola, così malintesa e usata tanto che si è scolorita e sbrindellata, è caduta dalle mie labbra, ci tengo a chiarire subito: se fra voi c'è qualche appassionato di "storie d'amore" sappia che di questo argomento non parlerò. Anche a me piacciono le storie d'amore, ma il fatto è che, pur avendo avuta la mia porzione agrodolce, dell'amore non ne ho mai capito niente: l'ho solo subíto. E come posso parlare di una cosa che ho solo subita? Se ve la raccontassi, con il dolorismo che mi ritrovo, ne avreste la peggio. Per educazione non lo farò. Non so cosa sia amore fra uomo e donna: non so come nasce, perché nasce, come muore. So solo che ci sono molti fraintendimenti in questa parola. Moltissimi. Sta seppellita sotto montagne di detriti. Dovresti essere un archeologo, e non lo sono, per ripescarla nella sua purezza. Oltre tutto per parlarne dovrei inventarmi qualche bugia in più di quelle che già vi dico: e una, due, tre, quattro bugie sono la vita, la chiarezza. Ma dieci, cento sono il regno dei sogni, il paradiso, l'evasione nella fantasticheria, la menzogna sistemata in ideologia. No, non sono bugiarda fino a questo punto.


(Goliarda Sapienza; "Lettera aperta")

venerdì 11 giugno 2021

18 febbraio 1852

Ho un quaderno per gli appunti e un altro per la poesia, ma mi risulta sempre più difficile rispettare la vaga distinzione che avevo in mente, perché i fatti più belli e interessanti sono l'origine della migliore poesia, ed è in questo che risiede la loro attrattiva. É come tradurli dalla terra al cielo. Mi rendo conto che se i fatti che mi accadono fossero tutti abbastanza vividi e significativi - e magari trasmutati nell'essenza della mente umana - non avrei bisogno che del libro di poesia per contenerli tutti.


(Henry David Thoreau; "Io cammino da solo")

Questo desiderio è perenne e costante

- 10 gennaio 1851

(...) Quando il desiderio di migliorarci è sincero, allora ci eleviamo all'istante, e siamo già migliori di prima.

- 9 febbraio 1851

(...) Il mio desiderio di conoscenza è intermittente, ma il mio desiderio di entrare in comunione con lo spirito dell'universo, di essere inebriato dagli effluvi del suo essere divino, chiamiamolo così,  di attraversare le atmosfere con la mente e di conquistare vette irraggiungibili a piedi, questo desiderio è perenne e costante.


(Henry David Thoreau; "Io cammino da solo")

domenica 21 marzo 2021

Tutto ciò che abbiamo vissuto si è depositato in noi

- 8 febbraio 1841

Tutto ciò che abbiamo vissuto si è depositato in noi, e qui giace. Ci tiene compagnia. Un giorno, nella salute o nella malattia, tornerà a galla e sarà ricordato. Né il corpo né l'anima dimenticano nulla. Il ramoscello ricorda sempre il vento che lo ha scosso, e la pietra l'urto che ha ricevuto. Provate a chiedere agli alberi secolari o alla sabbia.


(Henry David Thoreau; "Io cammino da solo")

...anche stasera appunto pensieri ed esperienze

- 28 ottobre 1853

Negli ultimi due o tre anni il mio editore (così chiamato a sproposito) mi ha scritto di tanto in tanto per chiedermi cosa doveva farne delle copie invendute di "Una settimana sui fiumi Concord e Merrimack", finché non mi ha confessato che aveva bisogno di liberare un po' di spazio nel suo magazzino. Così me le sono fatte spedire tutte qui. Sono arrivate oggi per espresso: riempivano un intero carro: 706 copie di un'edizione da 1000, che ho cominciato a pagare a Monroe quattro anni fa e non ho ancora saldato. Quantomeno alla fine la merce mi è stata mandata e adesso ho l'opportunità di esaminare il mio acquisto. Queste copie sono qualcosa di molto più concreto della fama, lo può confermare la mia schiena, che le ha trasportate per due rampe di scale fino a un posto simile a quello da cui sono arrivate. Delle altre 294, 75 sono state date in omaggio, e soltanto le rimanenti sono state vendute. Così, adesso, mi ritrovo con una biblioteca di quasi novecento volumi, di cui settecento scritti da me.  Ma non è forse giusto che l'autore possegga i frutti delle sue fatiche? I miei libri sono impilati contro una parete della mia stanza, per un metro circa d'altezza, la mia opera omnia. Ecco cosa significa essere un autore; quelle copie sono il prodotto del mio cervello. Un solo colpo di fortuna, in tutta questa faccenda: le copie non rilegate erano state incartate dallo stampatore quattro anni fa in semplici involti, sui quali aveva scritto:

H.D. Thoreau
Concord Fiume
50 copie.

Per cui Monroe ha dovuto soltanto tagliare "fiume", scrivere "Massachusetts" e consegnarle al corriere. E adesso posso vedere per cosa scrivo, il risultato del mio lavoro. Eppure, nonostante questo, seduto accanto alla massa inerte dei miei libri, anche stasera appunto pensieri ed esperienze con la stessa soddisfazione di sempre. Anzi, penso che questo risultato sia di gran lunga migliore e più stimolante dell'ipotesi d'aver venduto un migliaio di questi oggetti, perché in questo modo la mia vita rimane privata e io sono più libero.


(Henry David Thoreau; "Io cammino da solo")

mercoledì 10 marzo 2021

Finestra fiesolana

Qui dove il grillo insidioso buca 
i vestiti di seta vegetale 
e l'odor della canfora non fuga 
le tarme che sfarinano nei libri, 
l'uccellino s'arrampica a spirale 
su per l'olmo ed il sole tra le frappe 
cupo invischia. Altra luce che non colma, 
altre vampe, o mie edere scarlatte.


(Eugenio Montale)