Ma nel lupetto agivano anche altre forze, la più potente delle quali era la spinta a crescere. L'istinto e la legge esigevano da lui sottomissione. Ma lo sviluppo gli imponeva di disobbedire. La madre ed il padre gli avevano impresso nella mente di tenersi lontano dalla parete bianca. Ma lo sviluppo è vita e la vita è per sempre destinata a manifestarsi alla luce. Finalmente un giorno la paura e l'obbedienza furono sopraffatte dall'impeto della vita e il lupacchiotto, strisciando, si avvicinò all'imbocco della tana.
Contrariamente alle altre pareti, di cui egli aveva già pratica, questa, a mano a mano che egli si avvicinava, sembrava allontanarsi da lui. Nessuna superficie dura colpì il suo tenero naso, che egli protendeva davanti a sé, come a tentare la strada. La sostanza di quella parete sembrava permeabile e cedevole come la luce. E siccome aveva creduto che tutto ciò fosse una sostanza solida, egli entrò in quella che per lui era stata una parete, immergendovisi.
Era cosa sbalorditiva. Stava strisciando attraverso una cosa solida e la luce si faceva sempre più diffusa. La paura lo spingeva a tornare indietro, ma l'impulso alla vita lo spingeva in avanti. Improvvisamente egli si trovò all'imboccatura della caverna. La parete, dentro alla quale egli si era immaginato di essere, ad un tratto si ritirò davanti a lui ad una distanza incommensurabile. La luce diventò acutissima ed egli ne fu quasi accecato. Nello stesso tempo egli si sentì stordito per la repentina e spaventosa estensione dello spazio. Automaticamente i suoi occhi si adattarono alla luce viva, e le pupille si misero a fuoco giusto, per dargli la possibilità di una visione esatta degli oggetti posti ora ad una distanza molto maggiore di prima. La parete, nel primo istante, si era ritirata davanti a lui, ma ora egli la vedeva di nuovo, solo che era andata a finire molto più lontano da lui ed anche il suo aspetto era cambiato. Era oramai una parete screziata, composta dagli alberi che fiancheggiavano il fiume, dalle montagne di fronte che torreggiavano al di sopra degli alberi e dal cielo che giganteggiava al di sopra delle montagne.
Il lupacchiotto si sentì prendere da una paura folle. Tutto questo era molto peggio che non il terribile ignoto. Egli si accostò all'uscita della tana e guardò in giro per il mondo. Ed era davvero spaventoso, perché tutto ciò che vedeva gli era sconosciuto e perciò ostile. Gli si rizzò il pelo sulla schiena e le sue labbra tremolarono leggermente in un debole tentativo di ringhio feroce ed intimidatorio. Al di sopra della sua piccolezza e della sua paura, egli sfidò e minacciò tutto l'immenso mondo.
(Jack London; "Zanna Bianca")
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