Il quinto canto di Dante mi piace sempre di più. È quello in cui incontra Paolo e Francesca. Ero da molti giorni d'umore piuttosto cupo quando ho sognato di trovarmi in quella regione dell'inferno. È stata una delle sensazioni più belle che abbia mai provato in vita mia. Fluttuavo, come descritto nel poema, in un turbine d'aria insieme a una bella figura a cui ero congiunto per le labbra. Mi è sembrato che durasse per un'eternità... e in mezzo a tutto quel freddo e quel buio, mi sentivo riscaldato. Sono spuntate persino delle cime fiorite, su cui a volte ci posavamo, leggeri come nuvole, finché il vento poi non ci trascinava via di nuovo. Ho provato a scrivere un sonetto al riguardo... contiene quattordici versi, ma neanche un briciolo di quello che ho provato. Ah, potessi fare questo sogno ogni giorno!...
Come Ermes leggero si librò
dopo aver visto Argo addormentato,
così il mio pigro spirito suonò
delfiche note e, avendo conquistato
il mondo - drago e spento i suoi cento occhi,
si involò... ma non verso l'Ida, dove
nel gran gelo la neve scende a fiocchi,
o Tempe, dove andò a dolersi Giove,
ma verso il triste cerchio dell'inferno
in cui gli amanti, muti tra i tormenti,
roteano in preda a un gorgo d'aria eterno.
Là vidi labbra pallide e suadenti,
là le baciai... e la splendida figura
fluttuava insieme a me nella tempesta oscura.
(John Keats; lettera a George e Georgiana Keats - 1819)