domenica 16 marzo 2025

È qui che imparerò la poesia

(...) ho davvero un debole per le montagne immerse tra le nuvole. (...) Prima di colazione siamo andati a vedere la cascata di Ambleside. La mattinata era bellissima, il cammino tra le colline agevole. Non abbiamo trovato il percorso diretto (il che, posso dire, è stata una fortuna). Dopo aver vagato per un po', l'abbiamo trovata grazie al rumore, perché devi sapere che è sepolta tra gli alberi in fondo a una vallata... il ruscello, di per sé interessante lungo l'intero corso, "sopra ombre pendenti erra sinuoso". Milton aveva in mente un fiume che scorre liscio... questo invece avanza urtando su un letto roccioso sempre vario. Trovandomi di fronte all'improvviso la cascata, ho sentito un fremito di piacere. Prima ci siamo posizionati poco sotto la cima della cascata, circa a metà del primo salto, sepolto tra gli alberi, e l'abbiamo vista scorrere giù lungo altri due balzi fino a una profondità di circa cinquanta piedi... poi siamo saliti su una sporgenza rocciosa quasi a livello di dove iniziava il secondo salto, col primo sopra di noi e il terzo sotto i nostri piedi. Nel frattempo avevamo notato che le acque erano divise da una specie di isoletta, oltre la quale prorompeva un bellissimo torrente... e poi solo fragore e freschezza... Tra l'altro ogni salto aveva le sue caratteristiche: il primo sfrecciava come un dardo giù per le rocce d'ardesia, il secondo si apriva a ventaglio, il terzo si perdeva in una nebbiolina... e quello dall'altra parte della roccia era come una combinazione di questi tre. Poi ci siamo spostati un po' e abbiamo ammirato quasi l'intera cascata, che fluiva più mite e inargentata tra gli alberi. Quello che mi sorprende più di tutto  sono le tonalità, i colori, l'ardesia, le pietre, il muschio, le erbe tra le rocce... o meglio, se mi è permesso dirlo, lo spirito, la fisionomia di questi luoghi. Anche prima di vederli, si possono ben immaginare i grandi spazi, la vastità dei monti e delle cascate, ma la loro fisionomia, le loro tonalità spirituali superano ogni potere immaginativo e sfuggono al ricordo. È qui che imparerò la poesia... e d'ora in poi scriverò sempre di più, nel tentativo poco concreto di aggiungere un minuscolo contributo a quella mole di bellezza che le più eccelse menti traggono da questi grandiosi materiali, dando vita a qualcosa di celestiale per dilettare i proprio simili. Non sono d'accordo con Hazlitt che questi paesaggi fanno sembrare piccolo l'uomo. Mai come ora ho dimenticato così del tutto la mia statura. Vivo nello sguardo... e la mia immaginazione, sovrastata com'è, riposa.


(John Keats; Lettera a Tom Keats, 1818)

Blonde se tressant les cheveux

Tutte le cose che penso sono sincere e bianche

- Madonna di Campiglio, 4 gennaio 1934

...poche righe soltanto, intanto che fuori le mie montagne si spengono come grandi lampade esauste. Non ho mai passato dei giorni così belli. Non ho più né pensieri né parole. Soltanto occhi per guardare e muscoli per camminare. (...) Tutte le cose morte si struggono nel gran sole. Mi lavo le mani nella neve e me le asciuga il vento. Tutte le cose che penso sono sincere e bianche. Queste giornate me le regala Dio, come un miracolo, oh, queste sono davvero le montagne di tutti i miracoli, Lucia!...

E te? ti penso tanto tanto, ti sono vicina con tutta l'anima che il gelo ha fatto limpida...

Tugnin


(Antonia Pozzi; Lettera a Lucia Bozzi)

giovedì 13 marzo 2025

16 giugno 1929

(...) ho guardato l'ansito del faro, che anela sempre al largo: mi sono detta che è sciocco voler restare nell'ombra quando sappiamo che la luce è più in là. Io vincerò gli ostacoli (...) studierò, studierò tanto, per crearmi un pensiero e una fede. Oggi il cammino non mi fa paura (...)


(Antonia Pozzi)

...devi tenere conto della mia immaginazione

Io porto tutto all'estremo... per cui una leggera irritazione in cinque minuti si trasforma in un argomento adatto per Sofocle: se dovessi scrivere in quel momento e con quello stato d'animo a un amico, ho così poca padronanza di me che finirei per farlo rattristare proprio nel momento in cui, forse, sto ridendo per un gioco di parole. La tua ultima lettera mi ha fatto vergognare per la pena che ti ho causato. Ma mi conosco molto bene, e sono sicuro che in futuro ti scriverò tante altre volte con lo stesso tono. Ora sai fino a che punto credere alle cose che ti dico... devi tenere conto della mia immaginazione... so di non potermi contenere.


(John Keats; Lettera a Benjamin Bailey, 1818)

domenica 9 marzo 2025

...io paragono la vita umana a una grande villa

Bene, io paragono la vita umana a una grande villa divisa in molte stanze, di cui ne posso descrivere soltanto due, perché al momento per me la porta di tutte le altre è chiusa. La prima in cui entriamo si chiama la "camera dell'infanzia" o "della spensieratezza", in cui restiamo finché non iniziamo a pensare. Rimaniamo lì a lungo, e nonostante la porta della seconda camera resti spalancata e abbia un aspetto luminoso, non ci curiamo di avanzare in fretta verso di essa, se non quando alla fine vi siamo spinti dal risveglio della facoltà intellettuale dentro di noi. Non appena entrati nella seconda camera - che chiamerò "la camera del pensiero verginale" - siamo inebriati dalla luce e dall'ambiente, non vediamo altro che ridenti meraviglie e pensiamo di intrattenerci là per sempre tra quelle gioie. Tuttavia, tra gli effetti che derivano dal respirare quell'aria, c'è quello orribile di acuire la capacità di penetrare nel cuore e nella natura umana... di convincersi nell'animo che il mondo è pieno di infelicità, disperazione, sofferenza, malattia e oppressione... così che questa camera del pensiero verginale a poco a poco si fa buia e, al tempo stesso, lungo tutti i lati si aprono molte porte... ma tutte oscure... tutte che portano a corridoi oscuri. Non riusciamo a vedere l'equilibrio tra il bene e il male. Siamo immersi in una nebbia. Noi due ci troviamo ora in quella situazione. Sentiamo sulle spalle il "fardello del mistero". È a quello stadio che era giunto Wordsworth, per quel che riesco a capire, quando ha scritto "L'abbazia di Tintern", e a me sembra che il suo genio sia intento a esplorare quei corridoi oscuri. Ora, se ci sarà dato di continuare a vivere e a pensare, li esploreremo anche noi.


(John Keats; Lettera a John Hamilton Reynolds, 1818)

Non mi farò impaurire

"Volete spaventarmi, Mr Darcy, avvicinandovi così tanto per sentirmi suonare? Non mi farò impaurire, anche se vostra sorella suona tanto bene. Sono abbastanza forte da non lasciarmi spaventare. Anzi, il mio coraggio cresce a ogni tentativo di intimidirmi".


(Jane Austen; "Orgoglio e pregiudizio")