domenica 26 gennaio 2025

Ma a chi ama l'alloro a volte avviene

(...)
Ma a chi ama l'alloro a volte avviene
di riuscire a scordare le sue pene: 
abbagliato, non pensa che ci sia -
nell'acqua, in terra, in aria - che poesia. 
Si dice, George - lo credo anch'io, del resto
(Spenser disse a Libertas proprio questo) -,
che il poeta, estasiato, può vedere
volteggiare nell'aria bianche schiere
di corsieri montati da eleganti 
cavalieri che giostrano festanti; 
che il lampo non sia altro che il segnale
dell'aprirsi del loro ampio portale; 
che se il guardiano squilla la sua tromba,
solo per il poeta qui rimbomba;
e che se si apre quell'ardente breccia,
ogni corsiero subito vi sfreccia. 
Col suo sguardo il poeta può osservare
le loro sale d'oro e il festeggiare:
dame di uno splendore più divino
dei bagliori che sogna un serafino,
calici che traboccano impetuosi,
come nel sole i getti luminosi, 
vino che scende giù con il fulgore
di una stella cadente. Nel chiarore
più lontano si scorge un pergolato, 
ma di mirarne i fiori non è dato 
ai mortali - così il dio Apollo impose -, 
o il poeta odierebbe anche le rose. 
Presso quel sito ameno si distendono 
chiare fontane, da cui snelli scendono, 
scambiando baci, i loro getti fini
come i rivoli argentei sui delfini
che, riemersi dalle acque più profonde,
scherzano con la coda in mezzo alle onde.
Queste e molte altre meraviglie spia
colui che si è imbevuto di poesia.
Se a capo nudo esce a passeggiare
di sera, potrà forse contemplare 
solo le cupe volte silenziose
e il tremolio di gemme luminose,
o la luna che, casta, si contorna
di bianche nubi e il suo bel viso adorna,
salendo passo dopo passo in cielo 
come una dolce suora nel suo velo?
Certo che no! Vedrà, tra le altre cose, 
quelle feste notturne misteriose.
Se mai potrò ammirare tali incanti,
ti stupirò con storie strabilianti.


(John Keats)

Nessun commento:

Posta un commento