E adesso ecco anche la malattia che m'ha sempre colpito in modo tanto strano. Sono sicuro che la sottovalutano. Proprio come esagerano l'importanza di altre malattie. Questa malattia non ha caratteri particolari, assume i particolari delle persone che attacca. Con una sicurezza da sonnambula estrae da ciascuno il pericolo più profondo, che sembrava passato, e glielo rimette davanti, vicinissimo, nell'ora successiva. (...) E con quanto ritorna s'alza una ressa di ricordi slegati, aderente come un'umida alga a un oggetto sommerso. Vite di cui non avremmo saputo mai nulla salgono alla superficie e si confondono con quanto è realmente accaduto e allontanano un passato che credevamo di conoscere: perché in quello che sale è una forza nuova, riposata, mentre quello che è lì da sempre è stanco del ricordo troppo frequente.
Sono disteso sul letto, a un quinto piano, e la mia giornata da nulla interrotta è come un quadrante senza sfere. Come una cosa per lungo tempo perduta, una mattina è al suo posto, indenne, buona, più nuova quasi del giorno della perdita, proprio come se fosse stata curata da qualcuno: così, sulla coperta del mio letto sono sparse qua e là cose perdute dell'infanzia, e sono come nuove. Ecco, ancora, tutte le paure dimenticate.
La paura che un piccolo filo di lana uscito dall'orlo della coperta sia duro, duro e acuminato come un ago d'acciaio; la paura che questo piccolo bottone della camicia da notte sia più grande della mia testa, grande e pesante; la paura che questa briciola di pane, sul punto di cadere dal letto, diventi di vetro e si frantumi al suolo, e il pensiero angoscioso che con essa tutto vada in frantumi, tutto e per sempre; la paura che il lembo di una lettera aperta male sia qualcosa di proibito che nessuno deve vedere, qualcosa d'indescrivibilmente prezioso per cui non c'è posto abbastanza sicuro nella camera; la paura d'ingoiare, se mi addormento, il pezzo di carbone che è davanti alla stufa; la paura che nel mio cervello cominci a crescere una cifra qualsiasi, fino a quando in me non trova più spazio; la paura che la cosa su cui giaccio sia granito, grigio granito; la paura di gridare e che accorrano alla mia porta e che alla fine l'abbattano, la paura di tradirmi e di dire tutto quello che mi spaventa, e la paura di non poter dire nulla perché tutto è indicibile - e le altre paure... le paure.
(Rainer Maria Rilke; "I quaderni di Malte Laurids Brigge")