venerdì 24 febbraio 2023

Come cominciare, o dèi?

Come cominciare, o dèi? Nel dolore o nella gioia, oppure nel sentimento spiacevole situato tra i due? L'inizio è sempre la cosa più piccola, comincia dal nulla. Se comincio di lì, vedo la goccia di "qualcosa" che cade nel mare del nulla. Bisogna sempre ricominciare da capo dal punto più basso, là dove il nulla si dilata divenendo libertà senza confini.


(Carl Gustav Jung; "Il libro rosso")

Ho vissuto tutta la vita

Seduto nel tram osservo con calma, com'è mia abitudine, i dettagli dei passeggeri che mi siedono di fronte. I dettagli sono per me cose, voci, lettere. Separo il vestito della ragazza che è davanti a me dalla stoffa di cui è fatto e dalla lavorazione che è stata necessaria a cucirlo (poiché lo vedo come vestito e non come stoffa), e il ricamo leggero che orla il colletto mi si divide nel filo di seta ritorto con il quale è stato ricamato e nella lavorazione che c'è voluta per ricamarlo. E immediatamente, come in un libro elementare di economia politica, si aprono davanti a me le fabbriche e le lavorazioni: la filanda dove è stato fatto il tessuto; la filanda dove è stato fatto il filo di seta ritorto, di un tono più scuro, che orla con increspature ricamate la stoffa del colletto; e vedo le sezioni delle fabbriche, le macchine, gli operai, le sarte, i miei occhi rivolti all'interno penetrano negli uffici, vedo i dirigenti che cercano di esser tranquilli, seguo sui libri la contabilità di ogni cosa; ma non è solo questo: vedo, più in là, le vite domestiche di coloro che vivono la loro vita di esseri umani in quelle fabbriche e in quegli uffici... Il mondo intero mi si srotola davanti agli occhi soltanto perché ho davanti a me, sotto un collo bruno che dall'altra parte ha un volto che ignoro, un orlo irregolare - regolare di un verde scuro sopra il verde chiaro di un vestito. 
Il consorzio umano nel suo insieme è davanti ai miei occhi. Al di là di questo intuisco gli amori, i segreti intimi, l'anima di tutti coloro che hanno lavorato affinché questa donna che è davanti a me sul tram porti intorno al suo collo mortale la banalità sinuosa di un filo di seta ritorto verde scuro sul tessuto di un verde più chiaro.
La testa mi gira. I sedili del tram, con una trama di una paglia resistente e sottile, mi portano a regioni lontane, mi si moltiplicano in industrie, operai, case di operai, vite, realtà, tutto. 
Scendo dal tram esausto e sonnambulo. Ho vissuto tutta la vita.


(Fernando Pessoa)

Il caos è anche un fondamento?

In me tutto ondeggia e precipita in completo subbuglio. La faccenda si fa seria, il caos avanza. Ho proprio toccato il fondo dei fondi? Il caos è anche un fondamento?


(Carl Gustav Jung; "Il libro rosso")

Parlo con me stessa, mi rispondo...

- Monte Ilice, 3 Settembre 1854

(...)
Nei primi giorni che uscii dal convento e venni qui, ero sbalordita, astratta, trasognata, come trasportata in un mondo nuovo; tutto mi turbava, tutto mi confondeva. Imaginati un cieco nato che per miracolo riacquisti la vista! Ora mi sono assuefatta a tutte coteste nuove impressioni. Ora mi pare di trovarmi il cuore più leggero, l'anima più pura. Parlo con me stessa, mi rispondo, faccio l'esame di coscienza; non quell'esame timido, pauroso, pieno di pentimenti e di rimorsi, quale lo facevamo al convento; ma un esame di contentezze, di felicità, benedicendo il Signore che me le concede, sentendomi sollevare sino a Lui da una lagrima, o col solo fissare gli occhi nella luna e nel firmamento stellato.
(...)
Dimmi quello che vedi, quello che pensi, che te ne fai del tuo tempo, se ti annoi, se ti diverti, se sei contenta, felice come me, se pensi alla tua Maria; dimmi il colore della tua veste, perché già so che hai una veste, tu, come una signorina! Dimmi se  hai dei bei fiori nel tuo giardino, se a Mascalucia ci son castagneti come qui, se hai assistito alla vendemmia. Parla dunque, ti ascolto. Non mi fare aspettar tanto a bocca aperta. Addio, addio, Marianna mia, sorella mia; ti mando cento baci col patto di averli ricambiati.
La tua Maria


(Giovanni Verga; "Storia di una capinera")

mercoledì 22 febbraio 2023

Io mi sarò fedele

Io mi sarò fedele,
fedele a questo corpo e alle voglie salde dell’anima,
fedele a un amore difettoso che il mattino
mi lascia.
Fedele a queste stagioni che si ripetono,
a questi volti che si cancellano,
al mio tempo difficile.
Io vado un gradino al giorno per la scala senza fine.
Verso la pazienza e l’attesa, ma verso il presente.
Non ho speranze, non sogno.
Io sono qui e impasto calce e il muro mi cresce
sotto le mani. Senza frantumare.
E il paradiso?
Il tramite all’assoluto, forse l’arte,
realizzata fuori di sé, in febbre di perfezione.
Forse una promessa.


(Elio Pecora)

Trois nymphes près d'une source

20 agosto 1851

Quanto è ampio e preciso il linguaggio botanico per descrivere le foglie e tutte le altre parti di una pianta! La botanica meriterebbe di essere studiata anche soltanto per la precisone dei suoi termini, per imparare il valore delle parole e del sistema. É sorprendente quanto ci si sia impegnati a descrivere il petalo di un fiore rispetto alla cura con la quale si può descrivere un elemento psicologico. Immaginate altrettanto ingegno (sarebbe forse superfluo) per creare un linguaggio che esprima i sentimenti! Siamo dotati di un linguaggio adeguato a descrivere ogni singola foglia di un campo, o quantomeno a distinguerle tra loro, ma non a descrivere il carattere di un uomo. Descriviamo gli uomini con un'imprecisione e una vaghezza altrettanto sorprendenti. La precisione e l'abbondanza del linguaggio botanico applicati alla descrizione delle qualità morali!


(Henry David Thoreau; "Io cammino da solo")

La redenzione è una lunga strada

Il simbolo è la parola che esce di bocca e che non si dice, ma si posa inaspettata sulla lingua come parola forte e urgente che sale dal profondo del Sé. È una parola che appare stupefacente e forse irragionevole, ma la si riconosce come simbolo in quanto è estranea alla mente conscia. Se si accoglie il simbolo, è come se si spalancasse una porta che conduce in una nuova stanza di cui prima non si sospettava neppure l'esistenza. Se invece non si accoglie il simbolo, è come se si passasse davanti a quella porta senza badarci, e poiché quella era l'unica porta che conduceva alle stanze interne, allora bisogna ritornare sulla strada e nella mera esteriorità. L'anima però soffre di una mancanza, perché la libertà esteriore non le serve. La redenzione è una lunga strada che passa attraverso molte porte.


(Carl Gustav Jung; "Il libro rosso")

Se tu entri nell'Uno

Se tu entri nell'Uno e per questo consideri nemico l'Altro che ti viene incontro, allora lotterai contro l'Altro. Non ti accorgi infatti che l'Altro è anche dentro di te. Pensi invece che venga in qualche modo da fuori e ritieni di scorgerlo anche nelle opinioni e azioni del tuo prossimo che ti ripugnano. Lì lo combatti, essendo del tutto accecato. Chi invece accetta l'Altro che gli viene incontro, perché è presente anche in lui, non lotta più, ma guarda dentro di sé e tace.


(Carl Gustav Jung; "Il libro rosso")

lunedì 13 febbraio 2023

21 Novembre

(...) D'un tratto si udì rumore al di fuori... il rumore di un passo!... Sapresti dirmi perché il rumore di taluni passi si senta col cuore come se il cuore udisse? e perché scuota tutti i nervi, e faccia gelare tutto il sangue?


(Giovanni Verga; "Storia di una capinera")

...e punti lo sguardo verso mete lontane

Fiancheggiavano il mio sentiero bei prati fioriti e ameni boschi primaverili. Ma la terza notte venne il difficile. Dinnanzi a me si ergeva una sorta di montagna rocciosa deserta e desolata, e tutto in quel luogo sembrava volermi scoraggiare dal proseguire per il sentiero della mia vita. Trovai però l'entrata e la stretta via. Grande fu la sofferenza, perché aver respinto da me quei due tipi dissipati e dissoluti non era stato senza conseguenze. Ciò che respingo lo accolgo in me pur senza accorgermene. Ciò che accetto finisce nella parte della mia anima a me nota; ciò che rifiuto va nella parte della mia anima che non conosco. Quello che accetto lo faccio io stesso, quello che rifiuto viene fatto a me. Il sentiero della mia vita mi condusse quindi attraverso gli opposti che avevo rifiutato e che ora stavano davanti a me riuniti in una strada scivolosa e, ahimè! tanto dolorosa. Ci camminavo sopra, ma essi bruciavano, e gelavano le mie suole. E così passai oltre. Ma il veleno del serpente, cui hai schiacciato il capo, penetra in te attraverso il morso nel calcagno. E così il serpente diventa per te più pericoloso di prima. Infatti, qualunque cosa io respinga fa parte comunque della mia natura. Pensavo che fosse esterna a me, perciò ho creduto di poterla distruggere. Invece è dentro di me, e solo momentaneamente ha assunto sembianze esterne. E mi si è contrapposta. Ne ho distrutto le sembianze credendo di esserne vincitore. Invece non ho ancora vinto me stesso. L'opposizione esterna è un'immagine della mia opposizione interiore. Dopo che l'ho capito, taccio e penso alla voragine dei conflitti presenti nella mia anima. Le opposizioni esterne sono facili da superare. Esistono, è vero; ma tu puoi nondimeno essere in sintonia con te stesso. Saranno le tue suole ad ardere e gelare; ma, appunto, soltanto le tue suole. Fa male, ma tu continui a camminare e punti lo sguardo verso mete lontane.


(Carl Gustav Jung; "Il libro rosso")

L'anima sceglie i suoi compagni

L'anima sceglie i suoi compagni
e poi chiude la porta;
la sua divina maggioranza
estranei non sopporta. 

Impassibile, sente il cocchio che si ferma 
presso il cancello esterno.
Impassibile, guarda un re prostrarsi
sul suo tappeto.

So che da tutto il mondo
può scegliere uno solo:
chiuder le valve poi dell'attenzione
come fossero pietra.


(Emily Dickinson)

23 agosto 1845

In me coesistono due istinti: uno mi conduce a una vita mistica e spirituale, l'altro verso un'esistenza primitiva e selvaggia.


(Henry David Thoreau; "Io cammino da solo")