Fiancheggiavano il mio sentiero bei prati fioriti e ameni boschi primaverili. Ma la terza notte venne il difficile. Dinnanzi a me si ergeva una sorta di montagna rocciosa deserta e desolata, e tutto in quel luogo sembrava volermi scoraggiare dal proseguire per il sentiero della mia vita. Trovai però l'entrata e la stretta via. Grande fu la sofferenza, perché aver respinto da me quei due tipi dissipati e dissoluti non era stato senza conseguenze. Ciò che respingo lo accolgo in me pur senza accorgermene. Ciò che accetto finisce nella parte della mia anima a me nota; ciò che rifiuto va nella parte della mia anima che non conosco. Quello che accetto lo faccio io stesso, quello che rifiuto viene fatto a me. Il sentiero della mia vita mi condusse quindi attraverso gli opposti che avevo rifiutato e che ora stavano davanti a me riuniti in una strada scivolosa e, ahimè! tanto dolorosa. Ci camminavo sopra, ma essi bruciavano, e gelavano le mie suole. E così passai oltre. Ma il veleno del serpente, cui hai schiacciato il capo, penetra in te attraverso il morso nel calcagno. E così il serpente diventa per te più pericoloso di prima. Infatti, qualunque cosa io respinga fa parte comunque della mia natura. Pensavo che fosse esterna a me, perciò ho creduto di poterla distruggere. Invece è dentro di me, e solo momentaneamente ha assunto sembianze esterne. E mi si è contrapposta. Ne ho distrutto le sembianze credendo di esserne vincitore. Invece non ho ancora vinto me stesso. L'opposizione esterna è un'immagine della mia opposizione interiore. Dopo che l'ho capito, taccio e penso alla voragine dei conflitti presenti nella mia anima. Le opposizioni esterne sono facili da superare. Esistono, è vero; ma tu puoi nondimeno essere in sintonia con te stesso. Saranno le tue suole ad ardere e gelare; ma, appunto, soltanto le tue suole. Fa male, ma tu continui a camminare e punti lo sguardo verso mete lontane.
(Carl Gustav Jung; "Il libro rosso")
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