lunedì 28 dicembre 2020

Oche selvatiche

Non devi essere buono.
Non devi camminare sulle ginocchia
per cento miglia nel deserto, pentendoti.
Devi solo lasciare che il tenero animale del tuo corpo
ami ciò che ama.
Raccontami della disperazione, la tua, ed io ti racconterò la mia.
Nel frattempo il mondo va avanti.
Nel frattempo il sole e i limpidi sassolini di pioggia
si stanno muovendo attraverso il paesaggio,
sulle praterie e gli alberi alti,
le montagne e i fiumi.
Nel frattempo le oche selvatiche, in alto nell’aria limpida e blu,
stanno di nuovo facendo rotta verso casa.
Chiunque tu sia, non importa quanto solo,
il mondo si offre alla tua immaginazione,
ti chiama come le oche selvatiche, forte e appassionatamente -
più e più volte annunciando il tuo posto
nella famiglia delle cose.


(Mary Oliver)

Dichiara pace

Dichiara pace con il tuo respiro.
Inspira uomini d'arme e d'attrito, espira edifici interi e stormi di merli dalle ali rosse.
Inspira terroristi ed espira bambini che dormono e campi appena falciati.
Inspira confusione ed espira alberi di acero.
Inspira quanto è caduto ed espira amicizie di tutta una vita ancora intatte.
Dichiara pace con il tuo ascolto: quando senti sirene, prega ad alta voce.
Ricorda quali sono i tuoi strumenti: semi di fiori, spilli da vestiti, fiumi puliti.
Prepara una minestra.
Fai musica, impara come si dice grazie in tre lingue diverse.
Impara a fare la maglia, e fai un cappello.
Pensa al caos come mirtilli che danzano,
immagina il dolore come l'espirazione della bellezza o il gesto del pesce.
Nuota per andare dall'altra parte.
Dichiara pace.
Il mondo non è mai apparso così nuovo e prezioso.
Bevi una tazza di tè e rallegrati.
Agisci come se l'armistizio fosse già arrivato.
Non aspettare un altro minuto.


(Mary Oliver)

Madonna del solletico


 

giovedì 24 dicembre 2020

...ma in un lasso di tempo indefinito

La mia mente, destata dal cambiamento di scenario e dalla speranza che si disegnava, era in subbuglio. Non so dire con precisione che cosa si aspettasse, ma di sicuro qualcosa di piacevole: forse non quel giorno e quel mese, ma in un lasso di tempo indefinito.


(Charlotte Brontë; "Jane Eyre")

Preghiera

Anima mia, leggera
va' a Livorno, ti prego. 
E con la tua candela
timida, di nottetempo 
fa' un giro; e, se n'hai il tempo, 
perlustra e scruta, e scrivi
se per caso Anna Picchi
è ancora viva tra i vivi.

Proprio quest'oggi torno,
deluso, da Livorno. 
Ma tu, tanto più netta
di me, la camicetta 
ricorderai, e il rubino
di sangue, sul serpentino
d'oro che lei portava
sul petto, dove s'appannava. 

Anima mia, sii brava
e va' in cerca di lei.
Tu sai cosa darei
se la incontrassi per strada.


(Giorgio Caproni)

mercoledì 23 dicembre 2020

...nell'Atlantico tempestoso del mio essere

Ma similmente, nell'Atlantico tempestoso del mio essere, anch'io godo sempre nel suo centro di una calma silenziosa; e mentre mi ruotano attorno grevi pianeti di perenne affanno, laggiù in fondo, laggiù nell'entroterra continuo a bagnarmi in una eterna soavità di gioia.


(Herman Melville; "Moby Dick")

Allora rimanevo seduta con la mia bambola in grembo

Allora rimanevo seduta con la mia bambola in grembo finché il fuoco non si affievoliva, guardandomi intorno di quando in quando per assicurarmi che non ci fosse niente di peggio di me nella stanza buia; e quando le braci si facevano di un rosso smorto, mi spogliavo in fretta, sciogliendo nodi e lacci come riuscivo, e cercavo riparo dal freddo e dal buio nel mio lettino. In quel lettino portavo sempre la mia bambola; gli esseri umani devono pur amare qualcosa, e, in mancanza di oggetti più degni di affetto, riuscii a provare il piacere di amare e curare una figura sbiadita, misera come uno spaventapasseri in miniatura. Mi turba ora ricordare con quale assurda sincerità amavo quel giocattolo, che per un verso immaginavo vivo e capace di sensazioni. Non riuscivo a dormire finché non era avvolta nella mia camicia da notte; e quando era stesa lì, al sicuro e al caldo, ero in qualche modo contenta, credendola contenta allo stesso modo.


(Charlotte Brontë; "Jane Eyre")

martedì 22 dicembre 2020

Sento il tuo disordine

Sento il tuo disordine
e lo comparo al mio. C’è
somiglianza. C'è lo stesso slabbro
di ferite identiche. C’è tutta la voglia 
di un passo largo in una terra 
sgombra che non troviamo. 
Sento il tuo respiro schiacciato 
lo sento somigliante 
ti sento piano morire 
come me che non controllo 
l’accensione del sangue.

Anch’io cerco una libertà che mi 
sbandieri, una falcata 
perfetta, uno stacco d’uccello 
dal suo ramo, quando si butta 
improvviso e poi plana.


(Mariangela Gualtieri)

giovedì 17 dicembre 2020

Jung e l'albero di Natale

Ecco il significato dei globi lucenti che appendiamo all'albero di Natale: non sono altro che i corpi celesti, il sole, la luna, le stelle. L'albero di Natale è l'albero cosmico. Ma, come mostra chiaramente il simbolismo alchemico, è anche un simbolo della trasformazione, un simbolo del processo di autorealizzazione. Secondo talune fonti alchemiche, l'adepto si arrampica sull'albero: un motivo sciamanico antichissimo. Lo sciamano, in stato estatico, sale sull'albero magico per raggiungere il mondo superiore, dove troverà il suo vero essere. Arrampicandosi sull'albero magico, che è al tempo stesso l'albero della conoscenza, egli si impossessa della propria personalità spirituale. Allo sguardo dello psicologo, il simbolismo sciamanico alchemico è la rappresentazione in forma proiettiva del processo di individuazione.
(...) Perché l'uomo interiore va nutrito, un dato di fatto che i moderni, con la loro superficiale fede nella ragione, sovente trascurano a loro stesso detrimento. L'albero di Natale è una di quelle antiche usanze che nutrono l'anima, che nutrono l'uomo interiore. E più il materiale usato è primordiale, più promettenti sono queste usanze per il futuro.


(Carl Gustav Jung; "Jung parla - interviste e incontri")

La mia ipotesi è la seguente: la sfiatata altro non è che nebbia

Però, anche se non possiamo fornir prove e conferme, possiamo sempre fare ipotesi. La mia ipotesi è la seguente: la sfiatata altro non è che nebbia. Mettendo da parte altri motivi, sono indotto a questa conclusione da considerazioni relative alla gran dignità e sublimità intrinseca al capodoglio; lo considero un essere né comune né superficiale inquantoché è indiscutibile che non lo si trovi mai nei bassifondi o presso le coste, dove capita talvolta di trovare tutte le altre balene. Esso è grave e profondo. E io sono certo che dalla testa di tutti gli esseri gravi e profondi come Platone, Pirrone, il Diavolo, Giove, Dante e così via si levi sempre un certo vapore semivisibile nel mentre pensano fondi pensieri.
(...) E quanto eleva nobilmente il nostro concetto del mostro possente e nebuloso l'osservarlo mentre naviga solenne nella bonaccia di un mare tropicale, con la testa vasta e mite sovrastata da un baldacchino di vapore prodotto dalle sue incomunicabili meditazioni, con quel vapore, come a volte capita di vedere, glorificato da un arcobaleno, quasi che il Cielo stesso avesse impresso il suo sigillo su quei pensieri! Giacché, vedete, gli arcobaleni non visitano l'aria limpida; irraggiano soltanto i vapori. E così, di tra le spesse nebbie dei foschi dubbi della mia mente, s'affacciano di tanto in tanto intuizioni divine che incendiano la mia foschia d'un raggio celeste. E di questo ringrazio Iddio; giacché tutti hanno dubbi, molti negano; ma, nel dubbio o nel diniego, pochi tra loro hanno intuizioni. Dubbi su tutte le cose terrene, e intuizioni di alcune cose celesti: questa unione non produce né un credente né un miscredente, ma un uomo che considera con occhio uguale questo e quello.


(Herman Melville; "Moby Dick")