Nel monastero di Optynia Pustina durante più di trenta anni giacque su un basso giaciglio un monaco paralitico, che poteva usare solo la mano sinistra. I dottori dicevano che egli doveva soffrire molto, ma egli non solo non si lamentava del suo stato, ma in continuazione facendo il segno della croce, guardando le icone, sorridendo esprimeva chiaramente e sinceramente la sua gratitudine a Dio e la sua gioia per quella scintilla di vita che lo riscaldava. Decine di migliaia di visitatori andavano da lui, ed è difficile immaginare quanto bene è stato diffuso nel mondo da quest'uomo impossibilitato a qualsiasi attività. Finché nell'uomo c'è vita, egli può sempre ottenere il vero bene oppure darlo agli altri. Può ottenere questo bene, perché perfezionandosi nell'amore, non può non assaporare il bene supremo riservato a colui che ha posto in ciò lo scopo della vita e in aggiunta, non può non contribuire al bene della gente, perché la contagia con quella sua capacità di amore, la quale sola dà alla gente il vero bene.
(Lev Tolstoj; "Il risveglio interiore")
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