giovedì 28 febbraio 2019

L'Età dell'Oro dell'umanità

Di fronte a un mondo ormai privo di bellezza, gli uomini ritornarono a tempi lontani, all'antica Roma, quando il pensiero era aderente alla natura e in ogni boschetto si celava un tempio e gli dèi, meravigliose creazioni della fantasia umana, altro non erano che esseri umani perfetti. Dopo quest'epoca, il Rinascimento, l'umanità rimandò ai greci, Rousseau predicò il ritorno alla natura e i classicisti (come Schiller) il ritorno al grande astro di Omero. Oggi noi vogliamo risalire ancora più indietro; in quest'epoca affannata, ai nostri occhi inquieti si rivelano età in cui l'uomo si sentiva in comunione con le nuvole e il sole, con il vento e la tempesta: l'Età dell'Oro dell'umanità, che ancora sporadicamente vediamo riflessa nei popoli primitivi e il cui splendore aumenta quanto più ci avviciniamo alle radici dell'albero genealogico delle razze attuali, alle più antiche civiltà della storia: gli egizi e i babilonesi e le tribù bibliche e più indietro ancora. (…) io rintraccio l'origine dei sogni in influenze mitologiche antichissime. In tutti noi giacciono assopiti ricordi subconsci riconducibili ai nostri più remoti antenati; e questi la notte si ridestano e cercano di compensare l'atteggiamento falsato che noi uomini moderni abbiamo nei confronti della natura. (…) Ciò che durante il giorno precipita sotto la soglia della coscienza, in noi come nei nostri progenitori, si ridesta nei sogni a una postuma realtà.
(…) Del bisogno di religiosità e del fatto che essa sia un istinto umano primario esistono numerose prove fin dagli albori dell'umanità. Un tempo la sua soddisfazione faceva parte della dieta psichica inconscia di ogni uomo; oggi deve passare allo stato conscio. Al sentimento religioso deve fare appello il medico, quando cerca di riavvicinare il paziente a se stesso, per liberarlo da tutta la spazzatura psichica che gli è stata messa dentro, per fare spazio al libero gioco della fantasia, per coltivare le sue doti, palesi e nascoste, per ridargli equilibrio, per guidarlo alla meta indicata dalla alte parole del poeta greco: diventa ciò che sei.
 
 
(Carl Gustav Jung; "Jung parla - interviste e incontri")

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