(...) accadde una cosa strana: ebbi la sensazione che tutto il passato mi fosse all'improvviso tolto violentemente. Tutto ciò che mi proponevo, o che avevo desiderato, o pensato, tutta la fantasmagoria dell'esistenza terrena, svanì, o mi fu sottratto: un processo estremamente doloroso. Nondimeno qualcosa rimase: era come se adesso avessi con me tutto ciò che avevo vissuto e fatto, tutto ciò che mi era accaduto intorno. Potrei anche dire: era tutto con me, e io ero tutto ciò. Consistevo di tutte quelle cose, per così dire; consistevo della mia storia personale, e avvertivo con sicurezza: questo è ciò che sono. "Sono questo fascio di cose che sono state e che si sono compiute." Questa esperienza mi dava la sensazione di un'estrema miseria, e, al tempo stesso, di grande appagamento. Non vi era più nulla che volessi o desiderassi. Esistevo, per così dire, oggettivamente; ero ciò che ero stato e che avevo vissuto. Dapprima certamente prevalse il senso dell'annientamento, di essere stato spogliato, saccheggiato; ma poi tutto ciò perse importanza. Ogni cosa parve passato, rimase fait accompli, senza più alcun legame con ciò che era stato. Non sussisteva più il rimpianto che qualcosa fosse scomparsa o fosse stata sottratta. Al contrario, possedevo tutto ciò che ero, e solo questo.
(Carl Gustav Jung; "Ricordi, sogni, riflessioni")
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