venerdì 9 febbraio 2018

Non sapevo più chi fosse più importante...

Alla fine della vacanza mio padre venne a prendermi, e viaggiammo insieme fino a Lucerna, dove, con mia grande gioia, salimmo su un battello a vapore. Non ne avevo mai visti. Non potevo saziarmi di seguire il movimento delle macchine; a un tratto fu annunciato che eravamo arrivati a Vitznau. Il villaggio era dominato da un'alta montagna, e mio padre mi disse che era il Rigi, e che una ferrovia, cioè una funicolare portava lassù. Andammo in una stazioncina, e lì vidi la più strana locomotiva del mondo, con la caldaia verticale, ma inclinata; e anche i sedili nel vagone erano inclinati. Mio padre mi mise in mano un biglietto e disse: "Puoi andare sulla cima da solo; io resterò qui, per due persone costa troppo. Sta attento a non cadere". Ero senza parole per la felicità. Eccomi ai piedi di questa maestosa montagna, la più alta che avessi mai visto, molto simile alle favolose cime ardenti della mia lontana infanzia! Ormai, infatti, ero quasi un uomo. Per questa gita mi ero comprato io stesso un bastoncino di canna di bambù e un berretto da fantino all'inglese: come si conviene a uno che viaggiava per il mondo! E adesso, dovevo salire su questa enorme montagna! Non sapevo più chi fosse più importante, se io o lei! Con tremendi sbuffi e scossoni la locomotiva si scosse e cominciò ad arrampicarsi verso altezze vertiginose, dove abissi e paesaggi sempre mutevoli si spalancarono ai miei occhi, finché alla fine giunsi sulla cima, e lì, in quell'aria insolitamente leggera, contemplai inimmaginabili lontananze. "Si, è questo il mio mondo" pensai "il vero mondo, quello segreto, dove non vi sono insegnanti, scuole, problemi insolubili, dove uno può essere senza aver nulla da chiedere." Seguivo con attenzione il sentiero, perché tutt'intorno vi erano terribili precipizi. Tutto era molto solenne, e avvertivo la necessità che lassù si fosse gentili e silenziosi, perché si era nel mondo di Dio. Lì quel mondo era fisicamente presente. Questo fu il migliore e il più prezioso regalo che mio padre mi avesse mai fatto. L'impressione che ricevetti da questa gita fu così profonda, che nessun ricordo mi è più rimasto di ciò che avvenne in seguito.
 
 
(Carl Gustav Jung; "Ricordi, sogni, riflessioni")

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