Dopo la malattia, cominciò per me un fruttuoso periodo di lavoro, molte delle mie opere principali furono scritte solo allora. La conoscenza o l'intuizione che avevo avuto della fine di tutte le cose mi diede il coraggio di intraprendere nuove formulazioni. Da allora in poi non mi sono mai liberato completamente dall'impressione che questa vita sia solo un frammento dell'esistenza che si svolge in un universo tridimensionale disposto a tale scopo. Pur rifuggendo dalla parola "eterno", posso descrivere la mia esperienza solo come beatitudine della condizione non temporale, nella quale presente, passato e futuro sono una cosa sola. È decisivo che l'uomo sia orientato verso l'infinito, è il problema essenziale della sua vita; quanto più un uomo corre dietro ai falsi beni e quanto meno è sensibile a ciò che è essenziale, tanto meno soddisfacente è la sua vita, si sentirà limitato, perché limitati sono i suoi scopi. Se riusciamo a capire e a sentire che già in questa vita abbiamo un legame con l'infinito, i nostri desideri e i nostri atteggiamenti mutano, ma possiamo raggiungere il sentimento dell'infinito solo se siamo differenziati al massimo livello possibile, se so di essere unico nella mia combinazione individuale e cioè limitato, posso prendere coscienza anche dell'illimitato, perciò, l'uomo ha bisogno per prima cosa di conoscere se stesso, guardando senza reticenze quanto bene può fare, ma anche di quale infamia è capace.
(Carl Gustav Jung)
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