domenica 16 luglio 2017

Merano, 3.VI.20 - Giovedì

Vede, Milena, sono coricato sulla sedia a sdraio, nel mattino, nudo metà al sole, metà all'ombra, dopo una notte quasi insonne; come avrei potuto dormire se, troppo leggero per il sonno, ho sempre volato intorno a Lei e se realmente, proprio come Lei scrive oggi, ero atterrito di ciò "che mi era caduto in grembo", atterrito alla stessa maniera che si racconta dei profeti, i quali erano deboli fanciulli (già o ancora, che sarebbe poi indifferente) e ascoltavano la voce che li chiamava ed erano atterriti e non volevano e puntavano i piedi e avevano una paura che straziava il cervello e già prima avevano udito voci e non sapevano donde venisse il suono terribile proprio in quella voce - era la debolezza del loro orecchio o la forza di questa voce - e non sapevano nemmeno (poiché erano bambini) che la voce aveva già vinto e si era insediata appunto mediante quella loro paura mandata avanti come un presentimento, ma ciò non diceva ancor nulla in merito alle loro facoltà profetiche, perché molti odono la voce, ma anche oggettivamente è ancora dubbio che ne siano degni e per sicurezza preferiscono negare decisamente fin dall'inizio - dunque, così stavo coricato quando giunsero le Sue due lettere...


(Franz Kafka; "Lettere a Milena")

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