sabato 14 gennaio 2017

Volevo solo dire questo

- 3 luglio '43, Westerbork

Jopie, Klaas, miei cari amici
(...) Volevo solo dire questo: la miseria che c'è qui è veramente terribile - eppure, alla sera tardi, quando il giorno si è inabissato dietro di noi, mi capita spesso di camminare di buon passo lungo il filo spinato, e allora dal mio cuore s'innalza sempre una voce - non ci posso far niente, è così, è di una forza elementare -, e questa voce dice: la vita è una cosa splendida e grande, più tardi dovremo costruire un mondo completamene nuovo. A ogni nuovo crimine o orrore dovremo opporre un nuovo pezzetto di amore e di bontà che avremo conquistato in noi stessi. Possiamo soffrire ma non dobbiamo soccombere. E se sopravviveremo intatti a questo tempo, corpo e anima ma soprattutto anima, senza amarezza, senza odio, allora avremo anche il diritto di dire la nostra parola a guerra finita. Forse io sono una donna ambiziosa: vorrei dire anch'io una piccola parolina. Parli di suicidio e di madri e figli. Certo che posso capire queste cose, ma trovo che è un argomento malsano. C'è un limite a tutte le sofferenze, forse a un essere umano non tocca sopportare più di quanto non possa - oltrepassato quel limite, muore da sé. Ogni tanto qui muore qualcuno perché il suo spirito è a pezzi e non riesce più a capire, in genere sono persone giovani. Le persone anziane sono piantate in un terreno più solido e accettano il loro destino con dignità e rassegnazione. Si, qui si vede una gran varietà di persone e si osserva il loro atteggiamento verso le questioni più ardue, le questioni ultime... Proverò a descrivervi come mi sento, ma non so se questa metafora è giusta. Quando un ragno tesse la sua tela, non lancia forse i fili principali davanti a sé e ci si arrampica poi sopra? La strada principale della mia vita è tracciata per un lungo tratto davanti a me e arriva già in un altro mondo. È proprio come se tutte le cose che succedono e che succederanno qui siano già, in qualche modo, date per scontate dentro di me, le ho già vissute e assorbite e già partecipo alla costruzione di una società futura. La vita qui non consuma troppo le mie forze più profonde - fisicamente si va forse un po' giù e spesso si è immensamente tristi, ma il nostro nucleo interiore diventa sempre più forte. Vorrei che fosse così, anche per voi e per tutti i miei amici, è necessario,  dobbiamo ancora condividere molte esperienze e molto lavoro tutti insieme. Perciò vi raccomando: rimanete al vostro posto di guardia se ne avete già uno dentro di voi, e per favore non rattristatevi né disperatevi per me, non c'è motivo.
(...) Per il resto, il mio unico desiderio è che stiate bene e che siate lieti, scrivetemi ogni tanto due righe innocenti.

Con molto, molto affetto
Etty


(Etty Hillesum; "Lettere da Westerbork")

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