Forse ne verrò fuori. Ma sento crescere dentro di me delle presenze senza nome - segnate dai volti orribili d'una libertà disumana. Non posso nulla contro di loro, capisci. Sapevo che si può arrivare alla disperazione. Ma non sapevo cosa volesse dire. Pensavo, come tutti, che si trattasse di una malattia dell'anima. Invece no, è il mio corpo che soffre. Ho male al cuore, Cesonia. No, non avvicinarti. Lasciami stare. Sono tutto scosso da conati di vomito. Mi fanno male le gambe, le braccia. Mi fa male la pelle. Ho la testa svuotata. Ma la cosa più rivoltante è questo sapore che ho in bocca. Non sa di sangue né di morte né di febbre, ma di tutto questo messo insieme. Mi basta muovere la lingua perché tutto si faccia nero e l'umanità mi ripugni.
(Albert Camus; "Caligola")
Ho visto "Caligola" a teatro l'anno scorso. È un testo molto, molto bello.
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