(...) da molto tempo sapevo di esservi antipatico: forse prima ancora che lo sapeste Voi... (...) io ho un intuito rapido e infallibile per presentire il giudizio delle donne a mio riguardo. Aggiungete che una sera mi avete, anche, fatta una cosa cattiva. D’incarico della direzione, io giravo per la 'Cultura', invitando i soci ad apporre le firme per un acquisto. Venne il turno vostro e di vostra sorella; mi avvicinai urbanamente; urbanamente mi scusai di distogliervi dalla lettura, vi porsi la penna: Voi apponeste la firma. Poi, come io mi credetti in dovere di dirvi il mio nome, Voi scattaste in piedi con un tale atteggiamento di sorpresa sdegnata che non seppi e non saprei definire: un atteggiamento che mi ricorda la fierezza ribelle di certi vostri sonetti. E - più cattiva - faceste questo, per non tendermi le mani: ne tratteneste una dietro le spalle, a far volteggiare la sedia, e imprigionaste l’altra, accerchiandola tre volte nel boa, un gran boa di piuma nera, mi pare. Vi ero antipatico: non mi stupisco. Tutte le donne mi trovano così prima di conoscermi. (Non parliamo degli uomini: mi detestano e li detesto; non ho amici. E anche i miei amici più cari sono fra le donne). Tutte mi trovano così; ma poi mi vogliono bene. Mi vorrete bene anche Voi. E Voi? Credete di essermi molto simpatica Voi? Avete invece, agli occhi miei, delle qualità allontananti. Prima di tutto siete bella. E precisamente di quella bellezza che piace a me. Vi ho veduta poco, ma osservata molto: siete proprio bella (vi giuro che ho dispetto, quasi, di doverne così stupidamente convenire!). Vi ho studiata molto. Non ho mai potuto capire, ad esempio, se, sotto i grandi caschi piumati, alla Rembrandt, che voi prediligete, i vostri capelli siano spartiti alla foggia antica o no; ma ho benissimo impresse le ondulature che hanno alle tempia e la mollezza con che si raccolgono in nodo, dietro la nuca. Ho presente anche questo: che avete bei denti e una bella bocca, piuttosto grande e fresca e attirante come poche, e che avete due begli occhi (anche di questo devo convenire, e quasi con dispetto) due occhi d’una dolcezza servile: gli occhi di colei che s'inchina al despota Signore e gli tende i polsi febbrili e li vede cerchiare di catene, quasi godendone; avete anche il profilo che piace a me, vestite come piace a me e camminate come piace a me - con l’eleganza un po' stracca e un po' trasognata della nostra massima attrice... Vedete che c'era di che rifuggire la vostra conoscenza. (...) Una volta... ma no! non posso dirvi: guai se io m’abbandono alla sincerità fraterna: divento villano… Volete assolutamente sapere? E sia! Ma badate che non mi prendo responsabilità e vi ricostruisco il dialogo testualmente. Una volta, l’anno scorso, noi - Vallini Bassi Vugliano ed altri - eravamo nella sala dei giornali, voi - sola - in quella delle riviste, in piedi, eretta, sfogliando col braccio proteso le rassegne sul tavolo. E fra di noi si dicevano più o meno queste cose:
– È bella.
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