Papà e mamma, carissimi,
non mai tanto cari come oggi, voi dovete pensare che questo è il meglio. Ho tanto sofferto... Deve essere qualcosa di nascosto nella mia natura, un male dei nervi che mi toglie ogni forza di resistenza e mi impedisce di vedere equilibrate le cose della vita... Ciò che mi è mancato è stato un affetto fermo, costante, fedele, che diventasse lo scopo e riempisse tutta la mia vita. Anche i miei bambini, che l'anno scorso bastavano, ora non bastano più. I loro occhi che mi guardano mi fanno piangere... Fa parte di questa disperazione mortale anche la crudele oppressione che si esercita sulle nostre giovinezze sfiorite... Direte alla Nena che è stato un male improvviso, e che l'aspetto. Desidero di essere sepolta a Pasturo, sotto un masso della Grigna, fra cespi di rododendro. Mi ritroverete in tutti i fossi che ho tanto amato. E non piangete, perché ora io sono in pace.
La Vostra Antonia
(Antonia Pozzi; Ultima Lettera - 3 Dicembre 1938)
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