domenica 21 settembre 2025

Spuntarono lacrime negli occhi della soave creatura

Spuntarono lacrime negli occhi della soave creatura mentre queste parole venivano pronunciate; e quando una di quelle lacrime cadde sul fiore verso il quale ella si chinava, brillando entro il calice e rendendo il fiore ancor più bello, parve che il tenero cuore di lei si accomunasse spontaneamente a quanto vi è di più meraviglioso nella natura.


(Charles Dickens; "Oliver Twist")

...ed è la voce dell'umanità che risuona in noi

L'immagine primordiale o archetipo è una figura, demone, uomo o processo, che si ripete nel corso della storia, ogniqualvolta la fantasia creatrice si esercita liberamente. Essa è in prima linea una figura mitologica. Esaminandola da presso, notiamo che essa è in certo qual modo la risultante d'innumerevoli esperienze tipiche di tutte le generazioni passate. Si potrebbero scorgere in essa i residui psichici d'innumerevoli avvenimenti dello stesso tipo. Essa rappresenta una media di milioni di esperienze individuali e dà un'immagine della vita psichica, suddivisa e proiettata nelle forme multiple del pandemonium mitologico. Ma anche le figure mitologiche sono di per sé stesse già dei prodotti elaborati della fantasia creatrice; esse attendono di essere tradotte in un linguaggio concettuale, di cui per ora non abbiamo che dei penosi inizi. Quei concetti, che in maggior parte sono ancora da creare, potrebbero procurarci una conoscenza astratta e scientifica dei processi dell'inconscio, processi che costituiscono la radice delle immagini primordiali. In ciascuna di queste immagini è racchiuso un frammento di psicologia e di destino umano, un frammento dei dolori e delle gioie che si sono succedute infinite volte, secondo un ritmo su per giù sempre uguale, nelle schiere dei nostri antenati. Sembra quasi che nell'anima si sia formato come il letto di un fiume, in cui la vita che prima tentennava nell'incertezza e si spandeva su superfici vaste, ma poco profonde, all'improvviso riesca a fluire con forza, se si è avverato quel particolare concatenarsi di circostanze, che contribuì sempre alla produzione delle immagini primordiali.
Il momento in cui appare la situazione mitologica è sempre contrassegnato da una particolare intensità emotiva, come se in noi fossero toccate corde che ordinariamente non risuonano mai, o come se si scatenassero potenze di cui non supponevamo l'esistenza. La lotta per l'adattamento è assai penosa, poiché abbiamo sempre a che fare con condizioni individuali, cioè, con condizioni atipiche. Perciò non deve stupirci il fatto che, nel momento preciso in cui giungiamo a una situazione tipica, proviamo un improvviso sentimento di liberazione, sentimento del tutto speciale; né deve stupirci di sentirci come trasportati o afferrati da una specie di potenza sovrumana. In tali momenti non siamo più degli esseri particolari, noi siamo la specie, ed è la voce dell'umanità che risuona in noi.


(Carl Gustav Jung; "Psicologia e poesia")

Tonnelle nord-ouest au Parc de Marquayrol

Pasturo, 25 agosto 1935

(...) dovrei andar via, vedere molta gente e molto mondo, sola e responsabile di me.


(Antonia Pozzi; Pasturo - 1935)

giovedì 18 settembre 2025

Mi ricordo di un discorso che mi facesti in treno...

Mio caro Vittorio, ti ringrazio con tutto il cuore della tua buona lettera. Forse, da un mese a questa parte, è stata l'unica gioia vera; mi è parso di ritrovarti di colpo e ho risentito tutto quello che  è ancora la tua amicizia per me, come quel giorno, sulle scale di casa mia, mentre l'Alba era di sopra e non capiva niente, e io piangevo per le tue poesie - meglio: per quel che mi facevano sentire le tue poesie in confronto dell'irrimediabile esteriorità di tutti gli altri miei rapporti - ti ricordi?
(...) Mi ricordo di un discorso che mi facesti in treno, quella famosa domenica dell'inutile gita a Monate: il tuo tormento era proprio questo, il senso di non saper vivere, di aver nelle vene un sangue fittizio e degli arabeschi davanti agli occhi invece che delle creature reali. Sono contenta, tanto tanto contenta di quello che mi scrivi ora. Soprattutto perché è una gioia immensa sentire che al mondo ci sono ancora degli esseri - come te - capaci di freschezza, di fiducia, di rinascita. Guai - io credo - anche per la poesia, se questa facoltà di valicare di quando in quando il distacco, di riaffondare e perdersi nella vita, venisse a mancare! Cristallizzarsi in una posizione unica è rinunciare per sempre alla spinta, al moto: questo nasce solo dall'oscillìo fra due poli contrari. Anche il fuoco non nasce da un sasso solo, ma da due sassi percossi insieme. E quindi è un bene se per un po' di tempo dimentichi di aver scritto poesie: quelle che scriverai domani avranno in sé tutta la forza della vita a cui ti abbandoni oggi.


(Antonia Pozzi; lettera a Vittorio Sereni - 1935)

L'opera d'arte è come un sogno

L'opera d'arte è come un sogno che, nonostante sia manifesto, non si autointerpreta, e che non ha mai un significato solo. Nessun sogno dice "devi" oppure: "questa è la verità"; esso presenta un'immagine come la natura fa crescere una pianta; siamo noi che dobbiamo trarne le conseguenze. Se sogniamo un sogno pauroso vuol dire che abbiamo troppa o troppo poca paura; se sogniamo di un saggio, vuol dire che siamo troppo studiosi o che invece abbiamo bisogno di un maestro. In modo sottile i due significati s'identificano; ce ne accorgiamo soltanto quando lasciamo che l'opera d'arte agisca su di noi come ha agito sul poeta. Per comprenderne il significato, bisogna lasciarsi plasmare da lei come essa ha plasmato il poeta. Allora comprendiamo anche quale sia stata la sua esperienza primigenia: egli ha toccato quella profondità psichica salutare e liberatrice nella quale ancora nessuna coscienza singola si è isolata, per seguire la via degli errori e del dolore, dove tutti ancora sono presi nello stesso ritmo, dove il sentire e l'agire del singolo si ripercuotono ancora sull'umanità intera.


(Carl Gustav Jung; "Psicologia e poesia")

...i suoni sconosciuti spaventano

(...) "Bambino mio!" disse l'anziano gentiluomo, protendendosi al di sopra della scrivania. Oliver trasalì al suono di queste parole. E si può giustificarlo per questo, poiché quelle parole erano state pronunciate con bontà, e i suoni sconosciuti spaventano. Oliver tremò violentemente e scoppiò in lacrime.


(Charles Dickens; "Oliver Twist")

domenica 31 agosto 2025

Fuori sta già venendo sera

(...) ...ti scrivo dal mio vecchio tavolo, dalla mia vecchia cara stanza. Fuori sta già venendo sera. Guardo dalla finestra bassa e larga le cime dei pini contro il cielo pallido: erano tre, qui davanti, fino all'anno passato; ma poi uno si ammalò e gli dovemmo tagliare tutta la punta. Adesso, a vederlo così monco, fa malinconia.
Dunque sono qui, dopo tanti mesi d'inverno, dopo tanta vita. Qui, a questo tavolo che io chiamo il mio porto. (...) Quando dico che qui sono le mie radici non faccio solo un'immagine poetica. Perché ad ogni ritorno fra questi muri, fra queste cose fedeli e uguali, di volta in volta ho deposto e chiarificato a me stessa i miei pensieri, i miei sentimenti più veri. E queste pareti se ne sono fatte custodi, così che, quando rientro qui, tutto il mio passato, tutto quello che sono stata, per cui sono - oggi - quella che sono, mi balza incontro ed io ritrovo la più completa me stessa. Qui non sono solo raccolte tangibilmente tutte le immagini delle persone care, dei luoghi amati e non più veduti, delle cose d'arte predilette, ma l'aria stessa è come se conservasse l'eco delle voci, l'ombra dei volti, il senso delle ore vissute.
Ho tanta voglia che anche tu venga qui. Sempre, tutte le persone a cui ho voluto più bene, ho desiderato che venissero qui; perché vederle qui è come una consacrazione, una benedizione dell'affetto che mi lega a loro e mi sembra che poi non potrò mai veramente perderle, che qui potrò sempre ritrovarle vive, anche quando saranno lontane e mi avranno dimenticata.
Oggi ho fatto una brave passeggiata fino a un bosco vicino. Fa ancora freddo, gli alberi sono completamente nudi. Ma nei prati ci sono moltissimi fiori: le viole, le primule, i giacinti, l'erica rossa sotto i castani. Le miosotidi sono piccole e chiuse: in maggio diventano alte, i prati sono tutti azzurri. Quando verrai, ci saranno più fiori che erba. A pensare che tu vedrai questo mio paese, queste cose umili, tutto mi sembra così angusto, misero, brullo: vorrei raccomandare alle cose di farsi il meno brutte possibile, all'aria d'essere dolce, al sole d'essere chiaro, sapendo che tu vieni. 
Stamattina un uomo del paese, un vecchio, s'è fermato al cancello: ha voluto che portassi alla mamma un pezzo del ramo d'ulivo che aveva preso in chiesa. Mi ha tanto commosso. Qui non c'è che gente taciturna, rozza: ma io penso che se un giorno resterò sola e verrò a vivere qui, il saluto di questi vecchi baffuti, di queste donne sdentate, il sorriso dei bambini sudici che mi vengono nelle gambe, mi consolerà molto...


(Antonia Pozzi; lettera a Remo Cantoni - 1935)

I colori veri sono delicati

Oliver si destò, la mattina dopo, di umore migliore, e si dedicò alle consuete occupazioni del primo mattino con più speranza e più piacere di quanto gli fosse accaduto da molti giorni. Gli uccelli si trovavano, una volta di più, nei loro nascondigli e cantavano; e i più soavi fiori selvatici che esistessero vennero colti, una volta di più, per allietare Rose con la loro bellezza e la loro fragranza. La malinconia che agli occhi tristi e ansiosi del bambino era parsa gravare su ogni cosa, per quanto bella, si dileguò come per magia. La rugiada sembrava scintillare più luminosa sulle foglie verdi; l'aria sembrava frusciare tra esse con una musica più soave, e il cielo stesso era più azzurro e luminoso. Gli uomini che osservano la natura e i loro simili e dichiarano che tutto è cupo e tenebroso, non si sbagliano, ma i colori cupi sono un riflesso dei loro occhi e dei loro cuori ostili. I colori veri sono delicati e richiedono che li si osservi con occhi più limpidi.


(Charles Dickens; "Oliver Twist")

giovedì 24 luglio 2025

Le mando una corolla di papavero...

(...) Le mando una corolla di papavero: l'ho colta all'alba del 20 aprile, sulla spianata dell'Acropoli, intanto che il sole lievemente saliva di fronte ai Propilei e pareva penetrare le vene dei marmi come una linfa d'oro. Tornai lassù al tramonto: allora la luce non pareva più trapelare dall'interno delle colonne diafane, come dal cuore di una lampada d'alabastro, ma la luce nasceva ai piedi dei templi come un cespite di fiamme ed arrossava le scanalature, intiepidiva le volute aeree, così che ciascun tempio era una mano viva alzata con le sue dita rosee sopra il mare celeste di Salamina... 
Le mando anche un povero piccolo fiore arido: l'ho colto camminando verso le dune, alla soglia della tenda di un vecchio beduino che mi ospitò e mi offerse il tè forte verde degli arabi, intanto che il vento correva, a ondate lunghe, sulla pianura deserta, portando i profumi delle acacie e il respiro del mare...
Le racconterò tante cose, Tullio, quando verrà. 
E mi dica: posso tenere fino ad allora le Sue poesie, oppure le occorrono prima?


(Antonia Pozzi; lettera a Tullio Gadenz - 1934)

Formazioni

Una parola circonda la nera nudità
dei laghi sprofondati nella nebbia.

Quella parola si leva attorno
alle acque, le infiamma, rischiara

e ne estrae un'irradiazione
di daghe, un sudore forgiato di maschere.

Laghi. Una parola. Ma quale,
in che dimensione del potere enunciativo?

Lux, Weltanschauung o becoming,
forse oltre a "goccia", "luminescenza"...

I laghi si spiegarono con una forza
di mormorio, sulla pagina della nebbia.

La parola della voce diventò
un ruscello testuale. E formò nuovi laghi.

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Una palabra rodea la negra desnudez
de los lagos hundidos en la niebla.

Esa palabra se levanta alrededor
de las aguas, las enciende, aclara

y saca de ellas una irradiación
de dagas, un sudor labrado de máscaras.

Lagos. Una palabra. Pero ¿cuál,
en qué dimensión del poder enunciativo?

Lux, Weltanschauung o becoming,
acaso nada más "gota", "luminiscencia"...

Los lagos se desdoblaron con una fuerza
de murmullo, sobre la página de la niebla.

La palabra de la voz se volvió
un arroyo textual. Y formó nuevos lagos.


(David Huerta) 

Pensa agli altri

Mentre prepari la tua colazione, pensa agli altri,
non dimenticare il cibo delle colombe.
Mentre fai le tue guerre, pensa agli altri,
non dimenticare coloro che chiedono la pace.
Mentre paghi la bolletta dell’acqua, pensa agli altri,
coloro che mungono le nuvole.
Mentre stai per tornare a casa, casa tua, pensa agli altri,
non dimenticare i popoli delle tende.
Mentre dormi contando i pianeti, pensa agli altri,
coloro che non trovano un posto dove dormire.
Mentre liberi te stesso con le metafore, pensa agli altri,
coloro che hanno perso il diritto di esprimersi.
Mentre pensi agli altri, quelli lontani, pensa a te stesso,
e dì: magari fossi una candela in mezzo al buio.


(Mahmoud Darwish)

sabato 28 giugno 2025

La linea essenziale del nostro destino

La linea essenziale del nostro destino è fatta di queste esperienze che nessuno vede.


(Hermann Hesse; "Demian")