giovedì 6 febbraio 2025

Perché sforzarsi a scrivere un poema?

(...) e la gente si chiede: "Perché sforzarsi a scrivere un poema?". E io rispondo: "Agli amanti della poesia non piace forse avere una piccola contrada in cui andare a zonzo, dove poter piluccare qua e là, dove ci sono così tante immagini che molte vengono dimenticate e poi riscoperte a una seconda lettura, tanto da fornire nutrimento per una settimana mentre si va a passeggio d'estate? (...)". E poi il poema mette alla prova la capacità creativa, che secondo me è la stella polare della poesia, così come la fantasia è la velatura e l'immaginazione il timone.


(John Keats - Lettera a Benjamin Bailey, 1817)

Lectio magistralis

Se mi vedessero stare in piedi
immobile, in mezzo
ai miei fiori, come
in questo istante,
penserebbero che
sto tenendo loro una lezione. Invece
sono io che ascolto
e loro che parlano.

Lì, in mezzo a loro,
mi insegnano la luce.


(Nikifòros Vrettàkos)

Rooftops at Sunset from the Pincio, Rome

domenica 26 gennaio 2025

Ah, vorrei tanto che tutte le tue ansie scomparissero

Ah, vorrei tanto che tutte le tue ansie scomparissero come la tua sorpresa passeggera di fronte al fatto che l'immaginazione è qualcosa di autentico! Non sono certo di nulla al di fuori di questo: che gli affetti del cuore sono sacri e l'immaginazione è reale. Ciò che l'immaginazione coglie come qualcosa di bello deve essere vero, che sia esistito o meno.


(John Keats - Lettera a Benjamin Bailey, 1817)

Ma a chi ama l'alloro a volte avviene

(...)
Ma a chi ama l'alloro a volte avviene
di riuscire a scordare le sue pene: 
abbagliato, non pensa che ci sia -
nell'acqua, in terra, in aria - che poesia. 
Si dice, George - lo credo anch'io, del resto
(Spenser disse a Libertas proprio questo) -,
che il poeta, estasiato, può vedere
volteggiare nell'aria bianche schiere
di corsieri montati da eleganti 
cavalieri che giostrano festanti; 
che il lampo non sia altro che il segnale
dell'aprirsi del loro ampio portale; 
che se il guardiano squilla la sua tromba,
solo per il poeta qui rimbomba;
e che se si apre quell'ardente breccia,
ogni corsiero subito vi sfreccia. 
Col suo sguardo il poeta può osservare
le loro sale d'oro e il festeggiare:
dame di uno splendore più divino
dei bagliori che sogna un serafino,
calici che traboccano impetuosi,
come nel sole i getti luminosi, 
vino che scende giù con il fulgore
di una stella cadente. Nel chiarore
più lontano si scorge un pergolato, 
ma di mirarne i fiori non è dato 
ai mortali - così il dio Apollo impose -, 
o il poeta odierebbe anche le rose. 
Presso quel sito ameno si distendono 
chiare fontane, da cui snelli scendono, 
scambiando baci, i loro getti fini
come i rivoli argentei sui delfini
che, riemersi dalle acque più profonde,
scherzano con la coda in mezzo alle onde.
Queste e molte altre meraviglie spia
colui che si è imbevuto di poesia.
Se a capo nudo esce a passeggiare
di sera, potrà forse contemplare 
solo le cupe volte silenziose
e il tremolio di gemme luminose,
o la luna che, casta, si contorna
di bianche nubi e il suo bel viso adorna,
salendo passo dopo passo in cielo 
come una dolce suora nel suo velo?
Certo che no! Vedrà, tra le altre cose, 
quelle feste notturne misteriose.
Se mai potrò ammirare tali incanti,
ti stupirò con storie strabilianti.


(John Keats)

Allegria

Faceva freddo. Il vento
Mi tagliava le dita.
Ero senza fiato. Non ero
stato mai più contento.


(Giorgio Caproni)

lunedì 20 gennaio 2025

Sento di non poter esistere senza poesia

Quando mi scrivi, di' due parole su qualche brano di Shakespeare che ti è apparso in una nuova luce, cosa che accade di continuo pur rileggendo lo stesso dramma quaranta volte... Per esempio, i seguenti versi della Tempesta non mi hanno mai colpito così tanto quanto in questo momento:

"...i folletti,
durante l'ampia notte in cui essi agiscono,
avranno tutti effetto su di te..."

E come posso non portare alla tua attenzione questo verso:

"dentro l'abisso oscuro del passato..."

Sento di non poter esistere senza poesia... senza la poesia eterna... mezza giornata non mi basta... o l'intera giornata.


(John Keats - Lettera a John Hamilton Reynolds, 1817)

"ecco il mio conforto"

Stamattina a colazione mi sentivo piuttosto solo, perciò ho tirato fuori dalla cassa un libro di Shakespeare... "ecco il mio conforto".


(John Keats - Lettera a George e Tom Keats, 1817)

domenica 19 gennaio 2025

...come un fardello d'immortalità

Stamattina è stata la poesia a trionfare... sono ricaduto in quei pensieri astratti che sono la mia unica vita. Sento di essere sfuggito a un nuovo dolore, strano e minaccioso. E ne sono lieto. Sento un terribile calore intorno al cuore, come un fardello d'immortalità. 


(John Keats - Lettera a John Hamilton Reynolds, 1818)

Oggi sto avendo una giornata tranquilla...

Oggi sto avendo una giornata tranquilla... cosa che non succedeva da molto tempo... e se dovesse continuare così, penso che dovrei ricominciare a scrivere versi... perché se non sono attivo col corpo o con la mente mi sento male... e soffro tantissimo quando vado a qualche festa, dove le regole della società e il mio orgoglio naturale mi costringono a soffocare l'animo e ad avere un'aria da idiota... perché se dovessi abbandonarmi ai miei impulsi sbalordirei tutti quanti. Vivo con un continuo senso di costrizione... da cui trovo sollievo solo quando compongo versi...


(John Keats - Lettera a Fanny Keats, 1818)

Mandami un messaggio con scritto "Buonanotte"

(...) Mandami un messaggio con scritto "Buonanotte" da mettere sotto il cuscino.

Mia adorata Fanny, 
con affetto,
J.K.


(John Keats - Lettera a Fanny Brawne, 1820)

Sante leggi d'amore e di natura

Sante leggi d'amore e di natura;
sacro laccio ch'ordio 
fede sì pura di sì bel desio; 
tenace nodo, e forti e cari stami; 
soave giogo e dilettevol salma, 
che fai l'umana compagnia gradita,
per cui regge due corpi un core, un'alma, 
e per cui sempre si gioisca ed ami
sino a l'amara ed ultima partita;
gioia, conforto e pace
de la vita fugace;
del mal dolce ristoro ed alto oblio; 
chi più di voi ne riconduce a Dio?


(Torquato Tasso; "Aminta")

Ecco, ancora, tutte le paure dimenticate

E adesso ecco anche la malattia che m'ha sempre colpito in modo tanto strano. Sono sicuro che la sottovalutano. Proprio come esagerano l'importanza di altre malattie. Questa malattia non ha caratteri particolari, assume i particolari delle persone che attacca. Con una sicurezza da sonnambula estrae da ciascuno il pericolo più profondo, che sembrava passato, e glielo rimette davanti, vicinissimo, nell'ora successiva. (...) E con quanto ritorna s'alza una ressa di ricordi slegati, aderente come un'umida alga a un oggetto sommerso. Vite di cui non avremmo saputo mai nulla salgono alla superficie e si confondono con quanto è realmente accaduto e allontanano un passato che credevamo di conoscere: perché in quello che sale è una forza nuova, riposata, mentre quello che è lì da sempre è stanco del ricordo troppo frequente.
Sono disteso sul letto, a un quinto piano, e la mia giornata da nulla interrotta è come un quadrante senza sfere. Come una cosa per lungo tempo perduta, una mattina è al suo posto, indenne, buona, più nuova quasi del giorno della perdita, proprio come se fosse stata curata da qualcuno: così, sulla coperta del mio letto sono sparse qua e là cose perdute dell'infanzia, e sono come nuove. Ecco, ancora, tutte le paure dimenticate.
La paura che un piccolo filo di lana uscito dall'orlo della coperta sia duro, duro e acuminato come un ago d'acciaio; la paura che questo piccolo bottone della camicia da notte sia più grande della mia testa, grande e pesante; la paura che questa briciola di pane, sul punto di cadere dal letto, diventi di vetro e si frantumi al suolo, e il pensiero angoscioso che con essa tutto vada in frantumi, tutto e per sempre; la paura che il lembo di una lettera aperta male sia qualcosa di proibito che nessuno deve vedere, qualcosa d'indescrivibilmente prezioso per cui non c'è posto abbastanza sicuro nella camera; la paura d'ingoiare, se mi addormento, il pezzo di carbone che è davanti alla stufa; la paura che nel mio cervello cominci a crescere una cifra qualsiasi, fino a quando in me non trova più spazio; la paura che la cosa su cui giaccio sia granito, grigio granito; la paura di gridare e che accorrano alla mia porta e che alla fine l'abbattano, la paura di tradirmi e di dire tutto quello che mi spaventa, e la paura di non poter dire nulla perché tutto è indicibile - e le altre paure... le paure.


(Rainer Maria Rilke; "I quaderni di Malte Laurids Brigge")