domenica 31 agosto 2025

Fuori sta già venendo sera

(...) ...ti scrivo dal mio vecchio tavolo, dalla mia vecchia cara stanza. Fuori sta già venendo sera. Guardo dalla finestra bassa e larga le cime dei pini contro il cielo pallido: erano tre, qui davanti, fino all'anno passato; ma poi uno si ammalò e gli dovemmo tagliare tutta la punta. Adesso, a vederlo così monco, fa malinconia.
Dunque sono qui, dopo tanti mesi d'inverno, dopo tanta vita. Qui, a questo tavolo che io chiamo il mio porto. (...) Quando dico che qui sono le mie radici non faccio solo un'immagine poetica. Perché ad ogni ritorno fra questi muri, fra queste cose fedeli e uguali, di volta in volta ho deposto e chiarificato a me stessa i miei pensieri, i miei sentimenti più veri. E queste pareti se ne sono fatte custodi, così che, quando rientro qui, tutto il mio passato, tutto quello che sono stata, per cui sono - oggi - quella che sono, mi balza incontro ed io ritrovo la più completa me stessa. Qui non sono solo raccolte tangibilmente tutte le immagini delle persone care, dei luoghi amati e non più veduti, delle cose d'arte predilette, ma l'aria stessa è come se conservasse l'eco delle voci, l'ombra dei volti, il senso delle ore vissute.
Ho tanta voglia che anche tu venga qui. Sempre, tutte le persone a cui ho voluto più bene, ho desiderato che venissero qui; perché vederle qui è come una consacrazione, una benedizione dell'affetto che mi lega a loro e mi sembra che poi non potrò mai veramente perderle, che qui potrò sempre ritrovarle vive, anche quando saranno lontane e mi avranno dimenticata.
Oggi ho fatto una brave passeggiata fino a un bosco vicino. Fa ancora freddo, gli alberi sono completamente nudi. Ma nei prati ci sono moltissimi fiori: le viole, le primule, i giacinti, l'erica rossa sotto i castani. Le miosotidi sono piccole e chiuse: in maggio diventano alte, i prati sono tutti azzurri. Quando verrai, ci saranno più fiori che erba. A pensare che tu vedrai questo mio paese, queste cose umili, tutto mi sembra così angusto, misero, brullo: vorrei raccomandare alle cose di farsi il meno brutte possibile, all'aria d'essere dolce, al sole d'essere chiaro, sapendo che tu vieni. 
Stamattina un uomo del paese, un vecchio, s'è fermato al cancello: ha voluto che portassi alla mamma un pezzo del ramo d'ulivo che aveva preso in chiesa. Mi ha tanto commosso. Qui non c'è che gente taciturna, rozza: ma io penso che se un giorno resterò sola e verrò a vivere qui, il saluto di questi vecchi baffuti, di queste donne sdentate, il sorriso dei bambini sudici che mi vengono nelle gambe, mi consolerà molto...


(Antonia Pozzi; lettera a Remo Cantoni - 1935)

I colori veri sono delicati

Oliver si destò, la mattina dopo, di umore migliore, e si dedicò alle consuete occupazioni del primo mattino con più speranza e più piacere di quanto gli fosse accaduto da molti giorni. Gli uccelli si trovavano, una volta di più, nei loro nascondigli e cantavano; e i più soavi fiori selvatici che esistessero vennero colti, una volta di più, per allietare Rose con la loro bellezza e la loro fragranza. La malinconia che agli occhi tristi e ansiosi del bambino era parsa gravare su ogni cosa, per quanto bella, si dileguò come per magia. La rugiada sembrava scintillare più luminosa sulle foglie verdi; l'aria sembrava frusciare tra esse con una musica più soave, e il cielo stesso era più azzurro e luminoso. Gli uomini che osservano la natura e i loro simili e dichiarano che tutto è cupo e tenebroso, non si sbagliano, ma i colori cupi sono un riflesso dei loro occhi e dei loro cuori ostili. I colori veri sono delicati e richiedono che li si osservi con occhi più limpidi.


(Charles Dickens; "Oliver Twist")

giovedì 24 luglio 2025

Le mando una corolla di papavero...

(...) Le mando una corolla di papavero: l'ho colta all'alba del 20 aprile, sulla spianata dell'Acropoli, intanto che il sole lievemente saliva di fronte ai Propilei e pareva penetrare le vene dei marmi come una linfa d'oro. Tornai lassù al tramonto: allora la luce non pareva più trapelare dall'interno delle colonne diafane, come dal cuore di una lampada d'alabastro, ma la luce nasceva ai piedi dei templi come un cespite di fiamme ed arrossava le scanalature, intiepidiva le volute aeree, così che ciascun tempio era una mano viva alzata con le sue dita rosee sopra il mare celeste di Salamina... 
Le mando anche un povero piccolo fiore arido: l'ho colto camminando verso le dune, alla soglia della tenda di un vecchio beduino che mi ospitò e mi offerse il tè forte verde degli arabi, intanto che il vento correva, a ondate lunghe, sulla pianura deserta, portando i profumi delle acacie e il respiro del mare...
Le racconterò tante cose, Tullio, quando verrà. 
E mi dica: posso tenere fino ad allora le Sue poesie, oppure le occorrono prima?


(Antonia Pozzi; lettera a Tullio Gadenz - 1934)

Formazioni

Una parola circonda la nera nudità
dei laghi sprofondati nella nebbia.

Quella parola si leva attorno
alle acque, le infiamma, rischiara

e ne estrae un'irradiazione
di daghe, un sudore forgiato di maschere.

Laghi. Una parola. Ma quale,
in che dimensione del potere enunciativo?

Lux, Weltanschauung o becoming,
forse oltre a "goccia", "luminescenza"...

I laghi si spiegarono con una forza
di mormorio, sulla pagina della nebbia.

La parola della voce diventò
un ruscello testuale. E formò nuovi laghi.

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Una palabra rodea la negra desnudez
de los lagos hundidos en la niebla.

Esa palabra se levanta alrededor
de las aguas, las enciende, aclara

y saca de ellas una irradiación
de dagas, un sudor labrado de máscaras.

Lagos. Una palabra. Pero ¿cuál,
en qué dimensión del poder enunciativo?

Lux, Weltanschauung o becoming,
acaso nada más "gota", "luminiscencia"...

Los lagos se desdoblaron con una fuerza
de murmullo, sobre la página de la niebla.

La palabra de la voz se volvió
un arroyo textual. Y formó nuevos lagos.


(David Huerta) 

Pensa agli altri

Mentre prepari la tua colazione, pensa agli altri,
non dimenticare il cibo delle colombe.
Mentre fai le tue guerre, pensa agli altri,
non dimenticare coloro che chiedono la pace.
Mentre paghi la bolletta dell’acqua, pensa agli altri,
coloro che mungono le nuvole.
Mentre stai per tornare a casa, casa tua, pensa agli altri,
non dimenticare i popoli delle tende.
Mentre dormi contando i pianeti, pensa agli altri,
coloro che non trovano un posto dove dormire.
Mentre liberi te stesso con le metafore, pensa agli altri,
coloro che hanno perso il diritto di esprimersi.
Mentre pensi agli altri, quelli lontani, pensa a te stesso,
e dì: magari fossi una candela in mezzo al buio.


(Mahmoud Darwish)

sabato 28 giugno 2025

La linea essenziale del nostro destino

La linea essenziale del nostro destino è fatta di queste esperienze che nessuno vede.


(Hermann Hesse; "Demian")

...la vita è per sempre destinata a manifestarsi alla luce

Ma nel lupetto agivano anche altre forze, la più potente delle quali era la spinta a crescere. L'istinto e la legge esigevano da lui sottomissione. Ma lo sviluppo gli imponeva di disobbedire. La madre ed il padre gli avevano impresso nella mente di tenersi lontano dalla parete bianca. Ma lo sviluppo è vita e la vita è per sempre destinata a manifestarsi alla luce. Finalmente un giorno la paura e l'obbedienza furono sopraffatte dall'impeto della vita e il lupacchiotto, strisciando, si avvicinò all'imbocco della tana.
Contrariamente alle altre pareti, di cui egli aveva già pratica, questa, a mano a mano che egli si avvicinava, sembrava allontanarsi da lui. Nessuna superficie dura colpì il suo tenero naso, che egli protendeva davanti a sé, come a tentare la strada. La sostanza di quella parete sembrava permeabile e cedevole come la luce. E siccome aveva creduto che tutto ciò fosse una sostanza solida, egli entrò in quella che per lui era stata una parete, immergendovisi.
Era cosa sbalorditiva. Stava strisciando attraverso una cosa solida e la luce si faceva sempre più diffusa. La paura lo spingeva a tornare indietro, ma l'impulso alla vita lo spingeva in avanti. Improvvisamente egli si trovò all'imboccatura della caverna. La parete, dentro alla quale egli si era immaginato di essere, ad un tratto si ritirò davanti a lui ad una distanza incommensurabile. La luce diventò acutissima ed egli ne fu quasi accecato. Nello stesso tempo egli si sentì stordito per la repentina e spaventosa estensione dello spazio. Automaticamente i suoi occhi si adattarono alla luce viva, e le pupille si misero a fuoco giusto, per dargli la possibilità di una visione esatta degli oggetti posti ora ad una distanza molto maggiore di prima. La parete, nel primo istante, si era ritirata davanti a lui, ma ora egli la vedeva di nuovo, solo che era andata a finire molto più lontano da lui ed anche il suo aspetto era cambiato. Era oramai una parete screziata, composta dagli alberi che fiancheggiavano il fiume, dalle montagne di fronte che torreggiavano al di sopra degli alberi e dal cielo che giganteggiava al di sopra delle montagne.
Il lupacchiotto si sentì prendere da una paura folle. Tutto questo era molto peggio che non il terribile ignoto. Egli si accostò all'uscita della tana e guardò in giro per il mondo. Ed era davvero spaventoso, perché tutto ciò che vedeva gli era sconosciuto e perciò ostile. Gli si rizzò il pelo sulla schiena e le sue labbra tremolarono leggermente in un debole tentativo di ringhio feroce ed intimidatorio. Al di sopra della sua piccolezza e della sua paura, egli sfidò e minacciò tutto l'immenso mondo.


(Jack London; "Zanna Bianca")

Summer days

venerdì 27 giugno 2025

...alzavi sempre davanti a te una poesia

(...) alzavi sempre davanti a te una poesia, perché ti nascondesse.


(Rainer Maria Rilke; "I quaderni di Malte Laurids Brigge")

Cotogni in fiore

Son fioriti al limite degli orti 
i cotogni, tardiva leggiadria: 
tremano al sole i ramicelli corti,
verde la siepe, ed è bianca la via.

O tu che oscilli, dove mi riporti?
Una fragranza nel mio cuor dormia
lieve e soave fra i ricordi morti:
mele cotogne fra la biancheria.

Più dolci assai che non lo spigonardo
od ogni altro profumo casalingo
odoravan l'inverno entro gli armadi;

ed or, traverso a' ramicelli radi
che April rinfiora, i miei sogni di bimbo
io ritrovo, alberello esile e tardo.


(Guelfo Civinini)

lunedì 16 giugno 2025

Ogni uomo però non è soltanto lui stesso

Ogni uomo però non è soltanto lui stesso; è anche il punto unico, particolarissimo, in ogni caso importante, curioso, dove i fenomeni del mondo s'incrociano una volta sola, senza ripetizione. Perciò la storia di ogni uomo è importante, eterna, divina, perciò ogni uomo fintanto che vive in qualche modo e adempie il volere della natura è meraviglioso e degno di ogni attenzione. In ognuno lo spirito ha preso forma, in ognuno soffre il creato, in ognuno si crocifigge un Redentore.


(Hermann Hesse; "Demian")

Molte sono le vie

Molte sono le vie per le quali Dio può isolarci e ricondurci a noi stessi.


(Hermann Hesse; "Demian")

Tu mi rappresenti la mia pianura lombarda

(...) Non so come sia, ma tu sei l'unica persona della mia famiglia a cui io mi senta stretta da veri legami di sangue, davanti alla quale io senta la continuità di una razza. Tu mi rappresenti la mia pianura lombarda, malinconica, forte e reale, coi rossi tramonti sulle risaie, l'odore caldo di stalla e la terra nera e umida: la pianura che ho tanto poco goduto eppure mi sento nel sangue e verso la quale mi porta la nostalgia, quando, a settembre, le mandrie di qui scendono scampanando dai pascoli alti e come fiumi biondi scompaiono allo svolto dello stradone...


(Antonia Pozzi; lettera alla nonna - 1938)